Maria Luisa Travaglia, Onlus Children Center Mayungu a Fattitaliani: "Cerco di comunicare con le mie semplici parole il mio grido d'aiuto". L'intervista


di Laura Gorini - Possiede un polso rigido, tanta determinazione e grande tolleranza Maria Luisa Travaglia, per tutti semplicemente Luisa, responsabile locale della Onlus Children Center Mayungu (www.mayungu.org).

Una donna dal grande cuore e tutta di un pezzo che nonostante i numerosissimi impegni che la Onlus richiede non accetterebbe mai di lasciare ora il suo ruolo ad altre persone, sebbene abbia superato i 70 anni di età. Tuttavia ammette di voler presto farsi affiancare da una persona che sta imparando molto velocemente il suo lavoro e che un domani - secondo Luisa - prenderà il suo posto.
Luisa, come è nata la Onlus?
L’iniziativa nasce nel 1999 in seguito ad una vacanza in Kenya. Mio marito Renato ed io – una volta conseguita la pensione – siamo andati qui in Kenya pensavamo di goderci gli anni del post pensionamento nella “massima tranquillità”.
Ma non appena siamo sbarcati sul territorio ci siamo resi conto che così non sarebbe stato: insieme ad una coppia di amici quali Silvia e Beppe Tirinnanzi siamo stati coinvolti in una realtà in cui i bambini abbandonati a se stessi nel bush o nei villaggi. Pertanto abbiamo quindi pensato di dedicare una parte del nostro tempo e delle nostre forze economiche per aiutare proprio questi bambini orfani almeno di uno dei due genitori, o come succede di frequente privi di ambedue i genitori e che a volte non hanno neanche i nonni.
Ma quali sono stati i primi passi che avete mosso in tale direzione?
Assieme abbiamo avuto un primo approccio in un orfanotrofio già esistente. Dopo qualche anno ci siamo resi conto che l’idea di come avrebbero dovuto essere accuditi i bambini era completamente diversa dall’ottica che oggi ci contraddistingue.
Poi, sostenuti moralmente dai nostri cari amici Silvia e Beppe e già con l’aiuto di qualche benefattore italiano, abbiamo deciso di creare una struttura ex novo localizzata su un terreno vicino a Malindi, di proprietà dei signori Tirinnanzi. La zona di cui parlo è considerata molto povera e prossima solo ad un villaggio di pescatori che prende il nome di Mayungu.
Proprio qui a Mayungu - tra l'altro - si trova l’attuale “Children Center Mayungu” da noi completamente e totalmente gestito.
E poi che cosa è successo?
Dopo qualche anno la nostra cara Silvia è morta di una grave malattia e l’amico Beppe ha deciso di ritornare in Italia, lasciando una donazione a me e Renato comprendente il terreno in cui sorge il Children Center più un’altra considerevole porzione di terreno adiacente.
Quindi, dopo aver progettato interamente il “Centro”, mio marito Renato ed io decidemmo di seguire personalmente ogni iniziativa incluso la costruzione delle prime strutture facenti parte del “Centro”.
Complimenti! Dev'essere stata molto dura soprattutto all'inizio... Quali sono state le più grandi difficoltà che avete riscontrato in primis?
Ne più ne meno di ogni persona che vuole buttarsi nel modo dell’imprenditoria ma che non ha tante disponibilità economiche per poter demandare ad altri le varie parti del suo progetto.
Quindi deve arrangiarsi da sola. Io con mio marito agli inizi, ci siamo improvvisati muratori e contadini, manager ed insegnanti. Facendo di tutto cercando di farlo al meglio.
Prima che mancasse mio marito lo scorso ottobre eravamo noi due i gestori del Centro ed io in particolare ero il manager. Un ruolo che ricopro tuttora.
Mentre Renato si dedicava alla parte strutturale seguendo in prima persona ogni lavoro e costruzione, io seguivo la parte amministrativa e pedagogica, essendo stata in passato una infermiera specializzata dell’Ospedale San Raffaele di Milano.
Il ruolo che il governo keniano mi ha affidato è di tutore dei bambini orfani fino al raggiungimento dei 18 anni.
Oggi grazie agli aiuti di tutti, abbiamo una struttura che occupa ben 16 persone al suo attivo, così suddivise:
3 GIARDINIERI
1 ADDETTO AI RIFIUTI E ASKARO NOTTURNO
2 ASKARI ADDETTI ALLA SICUREZZA
3 ADDETTI ALLA CUCINA
2 ROOM KEEPING PULIZIE
1 PERSONA PER LAVANDERIA E RIPARAZIONI DIVISE
2 ASSISTENTI SOCIALI. DI CUI
(MRS.HELLEN MWITAL) Manager
(MRS.NEEMA FONDO) Assistente sociale
1 MAESTRO PER IL DOPOSCUOLA
1 ADDETTO ALLA SARTORIA E GUARDAROBA
1 FACTOTUM
Tutti quanti - sottoscritta compresa - risiedono nella struttura.
Quali sono state - invece - le più belle soddisfazioni ad oggi ricevute?
Abbiamo ricevuto parecchie soddisfazioni da parte di chi è venuto a trovarci, ma la cosa più importante è che i bambini sono tutti felici di vivere e crescere all’interno della struttura. Tra l'altro vorrei sottolineare che il Centro è visitabile ogni giorno dell’anno senza alcun preavviso. I bambini dopo la scuola sono tutti presenti. E poi da circa 3 anni a questa parte la struttura si è dotata di un settore adibito all’allevamento di animali da cortile.
Oche, galline, polli, caprette, tacchini, conigli etc per il fabbisogno quotidiano dei bambini. All’interno del Centro esiste anche un piccolo spazio sartoria in cui vengono tagliate e cucite tutte le divise di scuola dei bambini.
Inoltre le persone (benefattori) quando vengono a farci visita sono estasiate poiché il Centro è davvero molto bello ed i ragazzi sono ben curati ed estremamente educati. Il punto è che gli stessi visitatori, lasciato il Centro con i più accesi propositi, tornano alle loro case e dimenticano. In altre parole, difficilmente si ricevono dei bonifici dai visitatori occasionali. E ciò ci mette a dura prova: basti pensare a quale sia la spesa
ordinaria di gestione del “Centro”. Essa è pari a circa 8,500 Euro al mese. In tale spesa sono inclusi: acqua, salari dei dipendenti, sicurezza (askari) utenze, food & beverage, tessuti per le divise scolastiche, scarpe etc. e per finire la retta scolastica.
Ma il governo vi aiuta dal punto di vista economico?
Siamo in ottimo rapporti con il Governo keniano tant’è che l’ufficio preposto governativo che è anche l’organo di controllo e tutela dei minori affidatici, è costantemente in linea con noi ed approva ogni nostra iniziativa.
Tengo - però - a precisare che il governo non interviene mai con aiuti economici.
Ci sono altri vostri amici che vi aiutano con qualche donazione?
Dal 2017 in poi gli aiuti da parte dei nostri amici italiani sono stati sempre meno, e dunque è venuto a mancare il sostentamento che ci aveva permesso di portare avanti la struttura fornendo ai nostri bambini il necessario perché crescano sereni.
Quanti bambini accoglie oggi la struttura?
La struttura oggi accoglie 44 bambini (negli anni scorsi ne abbiamo ospitati molti di più, arrivando a più di 70) di età variabile dai 2 anni ai 14 anni; inoltre comprende 2 ragazzi che stanno attualmente frequentando le secondarie (le nostre medie).
Inoltre io vivo all’interno della struttura e come tale sono impegnata 24 ore su 24 per 7 giorni su 7.
I bambini come ben potete capire sono molto impegnativi da seguire e devono essere sorvegliati costantemente per la loro incolumità. Per questo oltre a me ci sono anche due nostre collaboratrici preposte al controllo ed all’aspetto ludico.
Chiaramente grande importanza per raggiungere buoni risultati dev'essere attribuita agli interventi pedagogici che rivolgete ai vostri bambini...
Posso affermare con certezza assoluta che gli interventi pedagogici hanno negli anni sortito gli effetti voluti, e tanti sono i ragazzi che ancora oggi possiamo incontrare per le strade di Malindi, ben curati e educati.
In particolare mi fa piacere ricordare un ragazzo di nome George Mwitali che purtroppo è deceduto in un incidente stradale sulla Mombasa Malindi. Egli stava facendo ritorno dall’Università di architettura ed era una promessa del design dei nostri giorni.
Come spesso accade la corriera (matatu) si è rovesciata a bordo strada uccidendolo sul colpo.
Ma quanta strada ha fatto l' iniziativa ad oggi?
La risposta è breve: molta strada e tante soddisfazioni.
Abbiamo visto parecchi bambini crescere e diventare ragazzi ed adulti con un futuro davanti a loro.
Grazie agli aiuti dei benefattori abbiamo potuto fin adesso mandare alle scuole superiori coloro che lo meritavano e far sì che avessero un formazione professionale per il loro futuro.
In particolare 2 ragazzi frequentano l’università di Nairobi.
Una delle grandi soddisfazioni personali è il constatare che alcuni ragazzi della struttura, diventati uomini pur essendo usciti dal Centro, periodicamente fanno ritorno per un breve saluto.
Veniamo ora a parlare di adozioni a distanza... Riuscite a concretizzarle?
Fino al 2017 gli interventi economici per adottare un bambino a distanza erano sufficienti, ma dopo la crisi nazionale italiana parecchie famiglie si sono ritirate ed è venuta meno una rilevante parte del sostegno che ci permette di mantenere la struttura in modo decoroso. Gli sforzi sono diventati enormi da parte di tutti noi ed io auspico che in futuro riesca sempre a mantenere il medesimo decoro e pulizia nella struttura. L’igiene è un tema fondamentale che ricorre in ogni angolo del Centro.
E quando siete in difficoltà che cosa fate? Come cercate di farvi forza?
Restare uniti e fondamentale soprattutto in territori stranieri. Io ed i miei amici dobbiamo cercare di mantenere sempre uno standard di alto livello di tale struttura, evitando che i fattori ambientali o le persone stesse possano deteriorarla.
Luisa, siamo giunti alla fine di questa lunga chiacchierata... In base anche a ciò che ci ha raccontato, ha mai pensato di scrivere un bel libro?
Avrei davvero tante cose da dire e da scrivere; la mia vita ha avuto tanti percorsi a volte ostici a volte gioiosi. Il tutto mi ha condotto qui in Kenya.
Non ho mai pensato di scrivere un libro poiché non ne avrei nemmeno le possibilità.
Inoltre sono una persona a cui non piace la visibilità e gli autoincensimenti. Ho in poche parole un carattere piuttosto ostico e poco incline a mettermi in mostra. Cerco d’altro canto di comunicare attraverso le mie semplici parole il mio grido d’aiuto. Una specie di “Urlo di Munch”, quindi un urlo silenzioso ma che deve penetrare i sentimenti delle persone sensibili.





Fattitaliani

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