Marco Falaguasta "Cotto e stracotto" al Teatro Golden fino al 24 febbraio. L'intervista di Fattitaliani


Al Teatro Golden di Roma, fino al 24 febbraio “Cotto e stracotto” di Marco Falaguasta e Alessandro Mancini. Con Marco Falaguasta e Sara Sartini, diretti da Tiziana Foschi. Aiuto Regia Paolo La Farina. Scenografie di Andrea Simonetti. Tecnico audio e luci: Davide Di Francescantonio.  

Ci siamo sempre chiesti cosa sia e a cosa serve l’immane burocrazia che ci sovrasta e spesso ci soffoca nella vita di tutti i giorni, quasi volesse dissuaderci dal voler fare quella cosa a cui teniamo tantissimo.
Marco Falaguasta tenta di dare delle risposte senza cadere nella presunzione di svegliare gli animi che sono addormentati da molto tempo ma con l’ambizione di ridestarli dal torpore in cui sono caduti. Il suo intento è far tornare la burocrazia al servizio del cittadino senza esasperarlo in qualsiasi cosa voglia fare. 
Un percorso narrativo diverso che era nato con “Non si butta via niente” sempre diretto da Tiziana Foschi sul tema dei rifiuti e che si ritrova in “Cotto e stracotto” quando il protagonista decide di aprire una pizzeria al taglio al grido di “alziamo la serranda” ma è molto più difficile di quanto possa credere e si ritrova ben presto non solo sommerso da carte e cartacce ma subisce quotidianamente l’arrivo dei vari organi preposti a far rispettare le regole e l’esecuzione di quanto previsto dalla legge. Una burocrazia che negli anni è andata sempre più aumentando anche perché la generazione di mezzo non ha fatto nulla rispetto a quella precedente per opporsi al suo avanzare. Nel percorso generazionale, Marco Falaguasta parla molto dei suoi ricordi, partendo dalla nonna che gli diceva di camminare sempre con la schiena diritta, per esortarlo ad essere onesto nella vita senza aver nulla di cui vergognarsi. Dalla nonna ai suoi genitori, a lui e poi ai suoi figli intendendo in senso lato la nuova generazione che ha molte più speranze della sua di farcela, soprattutto perché usano altri mezzi di comunicazione. 
Lo spettacolo è esilarante, Falaguasta è un treno in corsa, cattura l’attenzione del pubblico che ride ad ogni battuta. Non è facile trattare un tema forte con leggiadria, Marco Falaguasta ci riesce alla perfezione!

“Cotto e stracotto” uno si aspetta uno show cooking e invece? 
Si trova di fronte al ruolo che il cittadino ha assunto in questi nostri giorni, davanti alla burocrazia e durante la stand-up io valuto insieme agli spettatori se siamo più cittadini o più sudditi.
Burocrazia sì ma senza trappole, sarà possibile in futuro?
La speranza è questa no? La speranza è che si trovi un linguaggio nuovo, diverso, moderno, migliore affinché la burocrazia dismetta la sua arroganza e recuperi la funzione per la quale è nata ovvero essere al servizio del cittadino. Oggi il termine burocrazia suscita una sensazione di pesantezza, di tracotanza e molto spesso anche una sensazione di inutilità.
Nel tuo spettacolo praticamente parli di più generazioni: la nonna, la nostra generazione che ha fatto la rivoluzione ma a costo zero e poi passi alla generazione dei tuoi figli che attraverso i social, con una voce unica riesce ad arrivare dappertutto. Come hai fatto ad unire queste tre cose?
Mah guarda questa è stata quel che si dice un’intuizione nel senso che come tutte le intuizioni nascono sul campo anche sfuggendoti di mano e le recuperi quando ti sei accorto di aver fatto un percorso così ordinato da un punto di vista generazionale. In effetti lo dico anche nelle pieghe dello spettacolo che noi siamo proprio quella generazione che è diversa da quella dei nostri nonni che hanno ricostruito l’Italia dopo le grandi guerre, siamo diversi da quelli che hanno fatto il 68 e siamo quelli che in sostanza la battaglia con la burocrazia e la battaglia con l’attività sociale l’abbiamo persa perché abbiamo preferito avere tutto. Siamo stati i figli dello yuppismo e del rampantismo quindi abbiamo preferito avere tutto e difendere quello che avevamo.  I ragazzi che vengono dopo di noi   sono abituati a dei linguaggi diversi, ad una comunicazione diversa. Attraverso i social condividono in tanti e ridicolizzano la macchina burocratica che nel corso degli anni è avanzata a dismisura perché non ha trovato ostacoli dall’altra parte. Questo è quello che ho da dire, voglio parlare del sociale non per svegliare gli animi perché è un progetto troppo presuntuoso ma mi piacerebbe non tenerli addormentati. Io non sono presuntuoso ma sono ambizioso quindi dico lasciare che non continuino a dormire e che magari si ridestino ed in quel momento di dormiveglia pensare che meriteremmo molto di più.
Accanto a te Sara Sartini voce e corpo dei vari organi preposti …
Mah sai, la Regista Tiziana Foschi ha scelto una donna per quel ruolo perché la burocrazia si propone in varie vesti. Varie volte ti fanno credere di essere lì per te, di stare lì per agevolarti, per facilitarti, per aiutarti quando invece la burocrazia è un insieme di persone e di organi che si deresponsabilizzano a vicenda perché il loro obiettivo è il rispetto del protocollo non la sostanza delle cose perché nessuno vuole assumersi le responsabilità, nessuno. Per loro, l’’importante è avere i permessi e il timbro poi puoi fare ciò che vuoi. Viceversa se vuoi fare una cosa fatta bene non la puoi fare perché non c’hai il permesso. Questa è l’Italia, d’altronde queste cose servono perché attraverso una burocrazia così complessa, così mastodontica così settorializzata ovviamente si riescono a trovare dei posti di lavoro che altrimenti non ci sarebbero e quindi si riesce a dare delle risposte sul territorio da parte di chi poi ha interesse a riscuotere in sede di campagna elettorale.
Certo! Come potrebbero mantenere le promesse di assunzioni fatte in campagna elettorale, se poi non ci fosse la burocrazia? 
La campagna elettorale è un ufficio di collocamento!
Il pubblico reagisce bene, io ho visto la prima credo che continui così a dividersi e anche a pensare.

A pensare non lo so perché è un moto privato dell’animo che ognuno di loro porta a casa, a ridere sicuramente e in queste repliche è continuato quel mood e quell’ambiente che anche tu hai trovato alla prima anche perché ripeto se di una cosa son certo è di aver trovato la chiave giusta. Nel senso io non volevo apparire né uno retorico che per l’ennesima volta dice le cose retoriche sulla burocrazia né però volevo fare il predicatore cioè quello che c’ha la soluzione. Mi volevo presentare come in effetti mi son poi presentato nelle mie vesti cioè nelle vesti di cittadino qualunque che tutti i giorni subisce la burocrazia.
Come facciamo tutti del resto...
Eh certo.
Fino al 24 sarete al Golden poi avrete una tournée. Dove andrete?
 Ci sono già delle date a Milano a Firenze e a seguire ce ne saranno altre!
Elisabetta Ruffolo

Fattitaliani

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