Valerio Vitantoni su “I sentieri di Sissi. Verità e leggende sugli itinerari altoatesini dell’Imperatrice". L'intervista di Fattitaliani

L’autore Valerio Vitantoni è stato un mio alunno in una scuola di formazione. Per un lunghissimo anno mi sono chiesta come mai un animo sensibile come il suo avesse scelto d’imparare un mestiere invece di dedicarsi ad altro. Conoscevo la sua passione per la lettura e anche per la scrittura, la sua passione per Sissi e l’Ottocento, tanto da aver creato una pagina Facebook che ad oggi vanta 2.272 membri. Non mi ha meravigliato il fatto che abbia scritto il libro “I sentieri di Sissi. Verità e leggende sugli itinerari altoatesini dell’Imperatrice". Edito da Mursia 
A Sissi piaceva molto la montagna e in particolare il Trentino Alto Adige.“Affrontava i passi più impervi ma anche quelli più seducenti, non si tirava mai indietro e si trovava sempre in prima fila in ogni escursione. 
L’autore, attraverso le cronache dell’epoca, le testimonianze di chi gli è stato vicino e attraverso le lettere, alcune inedite, alla famiglia, ricostruisce con cognizione, intelligenza e obiettività, i soggiorni altoatesini dell’Imperatrice. 
Nelle ultime 70 pagine scrive delle escursioni in montagna con Sissi e Franz, fornendo molte indicazioni su come affrontarle. 
Il libro più che con la penna, è scritto con il cuore e con la mente. Una passione che non poteva rimanere sopita ma doveva essere divulgata e resa nota a tutti. 
Amore e passioni sono gli ingredienti del libro ma furono anche gli ingredienti del matrimonio tra Sissi e Franz…durò fino a quando lei non venne a conoscenza dei reiterati tradimenti di Franz. L’imperatore rimase sempre innamorato della moglie e quando lei viaggiava, per starle vicino, le scriveva lunghe lettere d’amore.
Nel libro, Valerio, sfata il mito della principessa delle favole, descrivendola come una donna moderna a tutti gli effetti. Na personalità forte, sensibile e complessa forse nata nel secolo sbagliato. 
L’Imperatrice viaggiava per piacere oppure per fuggire ad una crisi di coppia? 
Sissi non amava molto né Vienna e né la Corte che la soffocava e dalla quale si sentiva spesso osservata e criticata, non aveva la libertà di esprimersi come voleva, per questo spesso si dava alla fuga. Non era molto preparata al ruolo di Imperatrice, aveva sempre vissuto nella campagna bavarese, libera e felice, lontana dagli obblighi di Corte, dall’etichetta e dai doveri che invece avrebbero dovuto competerle in quanto nipote del re di Baviera. Dunque fuggiva spesso, viaggiando indifferentemente al mare o in montagna, soggiornando con piacere fra le belle montagne dell’attuale Trentino-Alto Adige.
Il rapporto con Francesco Giuseppe fu bello e sereno per i primissimi anni di matrimonio e durò fino alla fine dei suoi giorni, anche quando da parte di lei l’amore finì a causa dei numerosi dissidi, delle incomprensioni e dei ripetuti tradimenti dei quali ella venne a conoscenza - senza contare l’ipotesi d’una malattia venerea che lui le trasmise. Ciononostante lui continuò ad esserle sempre vicino, anche quando lei non c’era, scrivendole lettere piene di amore. L’imperatore d’Austria rimase sempre innamorato della moglie.
È vero che Sissi non amava molto l’Italia ma la frequentasse perché aveva bisogno di svago?
In realtà Sissi amava profondamente l’Italia. L’amava per l’Arte, per il clima, non rimaneva certamente distaccata dal fascino dei luoghi che visitava. Non amava il popolo italiano. Il fatto che Elisabetta d’Austria non amasse gli Italiani deriva dal fatto che quando arrivò per la prima volta nel nostro Paese, visitando Venezia, i territori del Lombardo-Veneto e altre città, questi territori erano governati da regole molto ferree che bloccavano la libertà di espressione degli italiani, pena la gogna o la galera; quindi il sentimento d’odio verso l’Austria era notevole. Lì Sissi si rese conto di quanto Francesco Giuseppe fosse duro nei confronti degli Italiani. La sua grazia, contribuì a stemperare certi malumori ed ella stessa convinse il marito ad atti di clemenza verso gli Italiani, addirittura facendolo acconsentire all’amnistia. Nonostante ciò, quando il Regno delle Due Sicilie su cui regnava la sorella Maria Sofia, fu spazzato via dai Mille, l’Imperatrice cominciò ad odiare questo popolo perché davanti l’adulava ma dietro era pronto a pugnalarla. Cosa che poi accadde, quando fu pugnalata da un anarchico italiano nel 1898. Addirittura, Francesco Giuseppe proibiva lo studio di un’altra lingua.
Nel libro sei riuscito a sfatare il mito di Sissi come Principessa delle favole… Tutti criticano Sissi perché la vedono come un personaggio fiabesco oppure la vedono come una “pazza” per le sue nevrosi. Chi non ne ha? Era una donna moderna a tutti gli effetti.     Era una vita che non amava, non si trovava bene nel suo ambiente ed ebbe il coraggio di ribellarsi. Ricoprì il ruolo di Imperatrice ma per la sua indole liberale non riusciva a stare al suo posto, calpestata nella sua personalità e nella sua dignità. Seppe mostrarsi per quello che era, vivendo le esperienze più belle che il suo rango le consentiva. Il percorso che ho intrapreso è stato quello di analizzare con cognizione, intelligenza, obiettività, tutte le testimonianze che ho trovato, le lettere e le innumerevoli biografie che ho a casa. Nessuna dà l’immagine di una psicopatica o di una Cenerentola, se mai ci mostrano una donna con una personalità forte, sensibile e complessa che ancora oggi è difficile da comprendere ma che, se analizzata attentamente, ci rende l’immagine d’una donna normalissima con pregi e difetti. Il difetto più grande: l’esser nata nel secolo sbagliato. Ho idea che fosse lei a comandare invece che Francesco Giuseppe. 
Ad un anno dalla Pubblicazione, cosa ne pensano i lettori? 
I complimenti sono stati tantissimi. Qualcuno ci ha visto un sentimento filo-austriaco ma non potrebbe essere diversamente. Ho preso in esame la storia del Trentino Alto Adige che all’epoca era nell’Impero Austro- Ungarico e che grazie al governo imperiale era diventata una Regione molto florida.
Elisabetta Ruffolo



Fattitaliani

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