Salvini, leader di quella Lega di cui ricordo gli insulti ai meridionali
quando era ancora "Nord", ha reagito a un "SUCA" rivoltogli per tweet da Fabio Citrano,
giornalista del comune di Palermo. "Ecco" - ha detto il Ministro - "La
professionale replica che ho ricevuto dal responsabile stampa del Comune di
Palermo. Capito? Un vero 'lord'".
Mio nonno buonanima avrebbe commentato
"Da quale pulpito viene la predica!"; ma bene ha fatto il sindaco Orlando a dire che
"valuterà provvedimenti disciplinari".
Certo che la curiosità di sapere in cosa
consisteranno eventuali provvedimenti, confesso, ce l'ho. Il giornalista dovrà
chiedere scusa? O gli basterà modificare il SUCA del tweet nella versione criptata
800A? O si arriverà a una specie di scambio, lui ritira il SUCA e Salvini chiede
scusa per il coro con cui a Pontida nel 2009 cantava "Senti che puzza,
scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani"? O Salvini si
scuserà per la proposta di qualche mese prima, di riservare posti nella metro
di Milano ai milanesi?
Staremo a vedere. Intanto
io a Salvini vorrei dare un consiglio.
Signor Ministro, sono un palermitano, e perciò congenitamente un
esperto della parola SUCA. Guardi che il SUCA è solo apparentemente un insulto volgare e
basta: in realtà è una parola straordinaria che in due sillabe esprime stigmatizzazione,
dissenso, sfottò; un imperativo capace di smontare in un istante un castello di
argomentazioni, definitivo come una sentenza inappellabile. Ma il SUCA è anche come certi mostri dei
film horror, un blob che si nutre delle reazioni di coloro a cui è rivolto;
più il ricevente si arrabbia, più lui si espande, gonfia, chiama a raccolta
altri SUCA, diventa onda, cavallone, tsunami. Mi ascolti, signor Ministro: se
non le va di parlare con il giornalista chiami Orlando, gli dica di lasciar
perdere e gli offra un ramoscello di ulivo, qualcosa come "Va bene, apri
pure il porto di Palermo per questa Sea Watch". L'ideale sarebbe concludere
con un "Nenti ci fu, Sinnaco Ollando, pigghiàmuni un cafè" che
suggellerà la pace. So che dovrà esercitarsi un po' con la pronuncia ma alla
fine l'effetto sarà esilarante e migliorerà l'atmosfera.
Le suggerisco
di fare così per pura convenienza politica perché vede, signor Ministro, i
palermitani sono strana gente. È vero, molti non
fanno la differenziata e parcheggiano dove capita, alcuni abbandonano materassi
vecchi per strada e altri - pochi per fortuna - coltivano brutte amicizia; ma
se dovessero arrivare a compattarsi sotto la bandiera del SUCA, ne verrebbe fuori
un coro davanti al quale quello di Pontida sembrerebbe il petino di un neonato.
Per approfondimenti sulla parola-patrimonio culturale in
questione le suggerisco un volumetto molto interessante, "L'imperativo
popolare" di Emanuele Ciccarelli. Se la Lega, come sembra, intende
sbarcare al Sud, dovrebbe studiarselo bene come fecero i britannici con il Sicily zone handbook, distribuito nel
1943 alle forze di occupazione in Sicilia.
Carlo Barbieri
Carlo Barbieri è uno scrittore nato a Palermo. Ha vissuto a Palermo, Catania, Teheran, il Cairo e adesso fa la spola fra Roma e la Sicilia. Un “Siciliano d’alto mare” secondo la definizione di Nisticò che piace a Camilleri, ma “con una lunga gomena che lo ha sempre tenuto legato alla sua terra”, come precisa lo stesso Barbieri. Scrive su Fattitaliani, Ultima Voce e Malgrado Tutto, testata a cui hanno collaborato Sciascia, Bufalino e Camilleri. Ha pubblicato fra l’altro le raccolte di racconti “Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non” e "Uno sì e Uno no" (D. Flaccovio Editore); i gialli “La pietra al collo” (ripubblicato da IlSole24Ore) e “Il morto con la zebiba” (candidato al premio Scerbanenco 2015), ambedue con Todaro Editore ; "Il marchio sulle labbra" (premiato al Giallo Garda), "Assassinio alla Targa Florio" e "La difesa del bufalo, tutti e tre con D. Flaccovio Editore. Suoi scritti sono stati premiati al Premio Internazionale Città di Cattolica, al Premio di letteratura umoristica Umberto Domina, al Premio Città di Sassari e al Premio Città di Torino. I suoi libri sono reperibili anche online, in cartaceo ed ebook, su LaFeltrinelli.it e altri store.