Fattitaliani intervista il coach Luca Diddi: Il calcio è qualcosa che mi ha stregato e da cui, da troppo ormai, dipendo


di Laura GoriniUn passato da calciatore e un presente da allenatore.



Luca Diddi, dopo numerose esperienze nei dilettanti tra settore giovanile e prime squadre con grandi risultati arriva nei professionisti con il Carpi FC 1909, dove in tre anni fa la scalata dall'under 16 alla Primavera.
Il suo libro "Il calcio che vorrei" in uscita in estate, è gia in pre-ordine: https://bookabook.it/libri/il-calcio-che-vorrei/.
Luca, perché scrivere un libro sul calcio oggi?
La mia idea era questa: quella di creare un concerto di emozioni che lasciasse qualcosa dentro. Qualcosa che facesse tornare I bambini per strada a giocare, farsi male e arrampicarsi. Perché in fondo, il calcio, è un divertimento, un piccolo attimo di felicità nel Caos, un fulmine in un temporale d'estate. Il calcio è qualcosa che mi ha stregato e da cui, da troppo ormai, dipendo.
Quando hai iniziato ad amarlo?
A Montemurlo non c’era molto da fare. Il calcio era aria pulita. Giocavamo dalle prime ore del pomeriggio fino al tramonto. Le porte le facevamo con quello che trovavamo: maglioni, sassi, pali di legno, qualsiasi cosa. Posso dire di essere stato un fortunato di quella generazione cresciuta a pane e pallone. Lo vedevamo e lo immaginavamo ovunque. Ricordo che ai tempi, andava di moda il ‘’Play Mobil’’, con tutti i suoi piccoli personaggi. Ovviamente mi importava poco dei poliziotti o dei pompieri io volevo solo il calcio, ovunque. Così, nelle giornate di noia, ritagliavo a forma di magliette e numeri vecchie scatole di scarpe e, applicandole sugli omini, mi creavo una sorta di "Subuteo’’. Con la carta stagnola creavo la palla ed il gioco era fatto. Il calcio è sempre stato così per me, una sorta di chiodo fisso a cui non sapevo resistere in nessun modo.
Ma quali sono i libri di settore che ti hanno maggiormente affascinato?
Ce ne sono molti, ma penso il libro di Ancelotti sia il mio preferito per un insieme di cose sento di essere piu’ vicino a lui come stile di allenare e gestire il gruppo.
Sii sincero: credi che le biografie dei grandi campioni siano davvero utili per comprendere il calcio odierno?
Alcune sì perchè vanno su aspetti interni e cose che nessuno ha mai saputo e che ci svelano il mondo dietro un campione o un allenatore. Aneddoti di spogliatoio e curiosità. Tuttavia fino ad oggi, prima che io scrivessi il mio, un libro che paragonasse il calcio ormai andato a questo non c'era ancora. E credetemi la differenza tra i due tipi di calcio è davvero tanta.
I giovani, con quale spirito pensi si apprestino a leggere il tuo libro?
Semplicemente con la curiosità di una cosa che si sono persi e che penso non tornerà più. Dove si viveva di calcio e di amicizie vere, senza social e telefonini. In questo libro ci sono le storie di tutti noi: i sacrifici e i panini mangiati di fretta prima di un allenamento. Ci sono io e ci siamo noi. Noi che in fin dei conti siamo una grande squadra, una squadra di persone innamorate a tal punto da sacrificare ogni cosa. Sì, sacrificare, quella parola di cui oggi si è perso il significato. Sacrificio per vincere, sacrificio per la gloria. Questo libro è un grido, un grido che ho voluto far sentire a tutti per dire: niente arriva senza sacrifici ma soprattutto niente arriva senza passione. Un grido forte per ricordare ma per non rendere vani i ricordi. I ricordi di pomeriggi spesi tra sogni e calci al pallone, tra una goccia di sudore e una di pianto, per un ginocchio sbucciato o per una palla uscita di “tanto così”. Quel “tanto così” che è lo stesso di Roby Baggio a Francia '98, perché non conta dove sei ma cosa fai e perché lo fai. Dagli amatori alla serie A, sarà sempre un “tanto così” dal massimo raggiungibile in quel momento. Qui, in questo libro, ci siamo tutti, senza esclusioni. Ci siamo noi e non solo noi. C'è posto anche per chi c'è stato e oggi vive nel ricordo. Per quel calcio genuino che si è fatto fino ai primi anni del 2000 quando il business c'era ma era più debole. Il calcio dei presidenti teasudanti di passione e delle bandiere eterne.
E infine, Luca: quale augurio ti senti di farti ora per la tua vita?
Di continuare a divertirmi allenando come sto facendo adesso e migliorare ogni singolo giocatore che mi capita fisicamente, mentalmente e sopratutto dare dei valori sinceri e veri.

Fattitaliani

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