«Daniela Igliozzi ha sicuramente dedicato la sua vita all’Arte.
Apprezzata attrice di cinema, teatro, Tv, Radio, doppiaggio - diplomata al
Centro Sperimentale di Cinematografia - non ha mai abbandonato la sua passione per
la pittura includendo anche la difficile arte dell’incisione e facendo molte
mostre in Italia e all’estero. Non ha mai rinunciato al baile flamenco e,
ultimo ma non ultimo, scrive romanzi, racconti, testi per il teatro. Andrea
Giostra le ha fatto leggere il suo ancora inedito “Mastr’Antria e altri
racconti”: ne è nata questa recensione che con piacere proponiamo ai nostri
lettori.»
La recensione di Daniela Igliozzi
Mastr’Antria. Quasi uno scioglilingua.
Per essere condotti dentro storie
inaspettate, curiose, per partecipare a quelle rievocazioni che facciamo nostre
messe lì da chi quelle storie le ha vissute e che con la penna ci regala.
Una Giostra pirotecnica quella di
Andrea Giostra, il Giostraio delle Storie che ti prende per mano e ti accompagna
pian piano a prendere il volo e ti fa fare giri meravigliosi alla scoperta di
angoli di vita e tu non vorresti mai scendere perché vieni acciuffato sempre da
nuove visioni nuovi orizzonti, giri giri e non finisci mai di conoscere nuove
storie, di incontrare personaggi strani, strani come tutti noi ma tu non lo
sapevi e ti si svelano adesso perché Andrea ti guida in questa scoperta e tu
tante cose le conosci ora grazie ai giri che ti fa fare, con storie che ti
racconta come fossero favole ma tu non dar retta, sono storie vere. Ma poi vere
o false che t’importa? Ti appassionano, ti incuriosiscono, ti divertono, ti
sorprendono, ti coinvolgono, ti trascinano e tu diventi complice e ti chiedi “Ma dove sono? Dove mi trovo?” Sei lì,
con loro, con quei personaggi, e ti sostituisci a loro e quelle storie le vivi
in prima persona, e senti di essere in compagnia di un sacco di gente appena
conosciuta ma che forse conosci da una vita e insieme a loro vivi storie nuove,
inaspettate, e ti ci metti a parlare con queste persone, chiedi loro di
raccontarti ancora di più, e loro non ti deludono, vanno avanti, ti dicono, ti
raccontano, storie che diventano tue, lo sono sempre state ma tu non lo sapevi
e ti sembra d’essere stato in quei luoghi, d’aver sentito quegli odori, quei
sapori, d’aver vissuto quegli amori, d’aver provato quelle sensazioni che forse
sono entrate nell’oblio della mente ma non del cuore e della carne e adesso
riaffiorano e rivivono.
Ti sembra di stare seduto nella
poltrona più comoda della casa davanti al caminetto acceso in una fredda sera
d’autunno, o sotto l’ombrellone quando i bagnanti al tramonto hanno lasciato la
spiaggia o nel giardino di casa con il frinire delle cicale nelle orecchie e il
profumo delle rose nel naso e sei tutto preso dai nuovi compagni di vita che ti
si rivelano pagina dopo pagina e allora scopri pure che la lettura può essere
un gran piacere e non una medicina che devi prendere, non devi leggere il
best-seller consigliato da giornali e Tv che tutti hanno letto e che se non fai
altrettanto sei out.
Ma Mastr’Antria lo diventerà, un
best-seller. Sì, per un formidabile convinto sincero veloce passaparola.
Andrea Giostra racconta tante cose,
con stile sicuro, libero da schemi, sorretto da una grande onestà, quell’onestà
che contraddistingue i veri Artisti, di qualsiasi campo dell’Arte, quando non
si vendono alle mode né alla voglia sciocca di inutilmente apparire ma cercano
solo la gioia in quello che fanno.
Amante delle “liste”, Andrea, che
tanto piacevano a Eco e che affascinano la sottoscritta. Perché quando una cosa
ci piace o ci è antipatica o ci fa paura e ci cattura la penna non si finirebbe
più di descriverla e definirla e le parole non bastano mai e allora si scava
nella nostra lingua così piena di rimandi antichi e sonorità classiche, che il
dialetto siciliano conserva meglio di quelli delle altre regioni nostre. E
scopriamo che ne abbiamo di modi, per dire le cose. E Andrea le scopre tutte,
sia quando scrive in italiano che in siciliano, eco lontana della cultura
antica della Sicilia che Andrea riesce a salvare, e qui è evidente il suo
omaggio alla sua Terra. E si è catturati dalla musicalità del suo
personalissimo modo di raccontare e dal ritmo ora dolce ora impetuoso o pacato
focoso soave…
Ci presenta personaggi granitici Andrea
– che si ripetono nella loro quotidianità sempre identici a sé stessi, che non
si lasciano sfiorare dagli accadimenti della vita – con il gusto dell’ironia e
sfumature eleganti e benevoli di sarcasmo. L’Autore li conosce bene quei
personaggi. Sono Siciliani come lui.
E poi ci sono le storie d’amore. Uomini
e donne che si danno la caccia. Storie di donne che cercano l’uomo che le
protegga in barba a qualsiasi femminismo. Un uomo forte, dolce, che le sappia
abbracciare. Storie intense. Storie dove la sessualità è ricondotta alla più
nobile sensualità, con la sua fascinazione intatta raccontata con descrizioni
che nulla censurano, con irruenza e delicatezza fino a raggiungere la Poesia. «Guardai la Madonnina del Duomo. Aveva visto
tutto? Non provai vergogna. Era stato amore, e dell’amore non bisogna mai avere
vergogna».
Seguiamo lo sguardo del personaggio e
scopriamo anche noi ora la Madonnina, ora il magnifico Duomo di San Giorgio – «che col suo maestoso portale
gotico-catalano incuteva timore» – su un pezzo di mare di Ragusa. Luoghi e
oggetti che prendono vita perché trattati con lo stesso amore con cui sono
trattati i personaggi.
Non vuole perdere niente Andrea dei
ricordi. Non vuole perdere i ricordi. Li ha fissati sulla carta come si marchia
a fuoco. Se non lo avesse fatto sarebbero caduti nell’oblio. Persi per sempre.
La prigionia del nonno Antria nella lontana Australia – dove
lui visse sette anni di grande pacchia mischiata a struggente nostalgia e dove
avrebbe voluto stabilirsi con la famiglia una volta finita la guerra. Trovò il
coraggio di dirlo a Nonna Vita ma lei gli dette un fracco di legnate
rincorrendolo per tutta la casa e costringendolo a letto per una settimana
pieno di dolori e con la febbre alta.
Quella terra era la terra
dell’abbondanza e lui veniva trattato dagli ufficiali inglesi con grande
rispetto, anche perché era addetto alla preparazione delle superbe briosce,
alle quattro del mattino, e all’ammazzamento del maiale che lui aveva già
imparato a casa, all’età di quindici anni, perché diventasse Uomo. «La scannatina». Il rito. Il fendente
sulla testa dell’animale veloce come il cambio delle gomme al box della
Ferrari. «Ora omo sì». Ma quell’omo
era dovuto correre in bagno dove «prima
cacò, poi vomitò».
Certo il Nostro non avrà dovuto
affrontare quell’esame. Sarà diventato Uomo per altre vie. Ma ipotizza che
anche il nonno di Tarantino passò quell’esame e che lo abbia raccontato al
regista di tanti ammazzamenti cinematografici.
E tutta la famiglia restava ore e ore
davanti al forno aspettando che il maiale si cuocesse e in quell’effluvio, in
quel calore si parlava si parlava, con quella lentezza di tempi oggi scomparsa
per sempre.
Atmosfere intense costruisce Andrea,
che un po’ ci rimandano a quelle della sua conterranea Goliarda Sapienza e alla
sua Città della gioia.
Trova anche il modo Andrea, di
ricordare quale sia stata la grandezza della Sicilia, e a me piace aggiungere
di tutto il Sud, prima di eventi sconvolgenti a loro danno e ancora non
pienamente riconosciuti nella loro gravità.
C’è di che perdersi in questo mare di
storie siciliane di Andrea Giostra, e è come perdersi nell’azzurro meraviglioso
del mare di Sicilia quando vi si posano lo sguardo e il cuore.
Auguro la lettura di questo libro a
tanti, perché per un po’ vivranno meglio, un meglio che si protrarrà nel tempo,
grazie al Gran Giostraio delle Storie e della Fantasia.
Daniela Igliozzi
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