La clemenza di Tito è una storia semplice che porta una lezione morale: la grandezza dell'uomo è nella sua capacità di vedere il male ma nel non lasciarsene travolgere, mantenendo indenne la propria umanità; la clemenza è il balsamo che preserva l'umanità di Tito: sconvolto dal tradimento delle persone che ama, l'amico e la donna, fa ogni sforzo per non lasciarsi travolgere dalla rabbia, dal desiderio di vendetta.
Nel tentativo di mantenere la propria pace indaga le ragioni dell'altro, per trovare qualcosa che ai suoi occhi possa giustificarne l'orribile tradimento; non trovando nulla fa lo sforzo supremo, che ne segna ai nostri occhi la grandezza: malgrado tutto dona la sua clemenza. Bello, semplice, commovente, grande. La musica divinamente semplice di Mozart ci guida in questo percorso di illuminazione morale.
L'opera di Gent ha scelto la via maestra: la semplicità. Una messa in scena senza i molteplici ego che troppo spesso inquinano le scene d'opera: non c'era l'ego del regista, Michael Hampe, che ha creato un percorso tutto finalizzato ad una perfetta leggibilità; non c'era l'ego del direttore d'orchestra, il nostro Stefano Montanari, uomo responsabile e competente che usa la bacchetta al servizio della musica; non c'era l'ego dei cantanti (Lothar Odinius, un misurato e credibile Tito, Agneta Eichehholz, bella voce e fantastica attrice, Anna Goryachova che ha prestato la sua bella voce e la sua notevole intelligenza a un applauditissimo Sesto, Cecilia Molinari riuscito Annio e infine Anat Edri e Markus Suihkonen, lodevoli Servilia e Publio) e del colto e navigato uomo di teatro, lo scenografo Germán Droghetti, tutti bravi professionisti all'altezza dei ruoli.
Prosit, tre volte prosit a Gent! Ma perché lo spettatore dovrebbe pagare un biglietto per vedere in scena il piccolo ego triste e problematico del regista o del direttore d'orchestra? Che gliene importa? Questi sono chiamati a dare vita alla grandezza di Mozart. Un palcoscenico d'opera non è il (costoso) divano del loro psicoanalista; lo spettatore merita rispetto. Gent ci ha fatto sentire rispettati.
Due paroline a quegli spettatori critici, delusi dalla mancanza di intellettualismi sperimentali: lasciate a casa il vostro piccolo ego, fatelo tacere, zittite il vostro bisogno di sembrare competenti e intelligenti e abbandonatevi alla grandezza di Mozart, apprezzando l'onesta di chi ve lo restituisce integro.
Fino al 13 maggio a Gent.
Dal 23 maggio al 3 giugno ad Anversa.