di Laura Gorini - Sa parlare al cuore delle lettrici e dei lettori moderni la scrittrice genovese Sara Rattaro, giunta da poco alla pubblicazione di “Uomini che restano”, il suo ottavo romanzo in assoluto e il settimo per adulti.
In questa chiacchierata a cuore aperto ci racconta dei suoi esordi e di quanto conti la determinazione per farcela non solo nel mondo dell’Editoria ma nella vita in generale.
Sara, sono passati diversi anni dalla pubblicazione del tuo primo romanzo…Come hai saputo della sua pubblicazione e soprattutto qual è stato il tuo primo pensiero al riguardo?
Ricevetti una telefonata da Mauro Morellini, il mio primo editore. Fu un’emozione enorme. La ricordo sempre come una delle cose più belle della mia vita.
Ricordi ancora in che situazione è nato e le perplessità che avevi sviluppato all’inizio intorno ad esso (se ne avevi)?
Ero timorosa perché non avevo idea di quanto potesse essere adatto alla pubblicazione. Sapevo di averlo amato molto ma ero molto lontana dalla consapevolezza di aver fatto un buon lavoro.
Il fatto che una casa editrice avesse creduto in te ti ha poi indotto con più vigore a scrivere altri romanzi?
Certo. Fu una spinta importante a credere in me.
Credi che se non fosse arrivata in quel momento la risposta positiva per quanto concerne la sua pubblicazione tu avresti “mollato la presa” e quindi “appesa la penna al chiodo”?
No, non avrei mollato. In fondo attendevo quel momento da sette anni.
Quanto conta la determinazione per farcela nel mondo dell’Editoria?
È fondamentale ma deve essere rivolta a noi stessi e non un confronto con gli altri.
E la fortuna?
È la capacità di riconoscere un’occasione da afferrare al volo.
Sii sincera: ti ritieni una donna scaramantica e/o fatalista?
Non sono scaramantica per niente. Il fatalismo mi appartiene di più.
È fondamentale ma deve essere rivolta a noi stessi e non un confronto con gli altri.
E la fortuna?
È la capacità di riconoscere un’occasione da afferrare al volo.
Sii sincera: ti ritieni una donna scaramantica e/o fatalista?
Non sono scaramantica per niente. Il fatalismo mi appartiene di più.