Ultimi due giorni per vedere al Teatro Tor Bella Monaca
di Roma “Tutte a casa” La guerra delle donne. Di Giuseppe Badalucco e Franca De
Angelis. Con Paola Gassman, Paola Tiziana Cruciani, Claudia Campagnola, Mirella
Mazzeranghi e Giulia Rupi.
Nel primo conflitto mondiale, quando gli uomini vennero
chiamati al fronte, in Italia rimasero quasi tutte donne, impegnate non solo
nel ruolo di madri ma anche pronte a battaglie peggiori di quelle del fronte.
Per molte di loro si aprirono possibilità lavorative e a poco a poco,
riuscirono ad ottenere delle piccole conquiste dopo un confronto-scontro.
Il testo narra varie vicissitudini di cinque donne, “la capa” e le sue operaie
che devono far ripartire l’attività
in cui prima lavoravano i loro mariti, fidanzati, fratelli. Grande interpretazione delle attrici che in scena a volte ci commuovono fino
alle lacrime. Claudia Campagnola ha parlato con Fattitaliani.
Una
scena tutta al femminile, è un rischio o cosa?
È una
bella sfida ma allo stesso tempo anche una grande conquista. Siamo sei donne,
cinque attrici e la Regista. Abbiamo
collaborato e ci siamo confrontate, abbiamo origini artistiche diverse, con
registri teatrali diversi e c’era il rischio che potessero nascere delle
difficoltà, invece grazie al continuo confronto c’è stato un bellissimo risultato
che credo sia importante e che mi ha insegnato tantissime cose. Non si smette
mai d’imparare.
Come viene affrontato il tema della
Grande Guerra?
In una maniera molto interessante, dal punto di vista delle
donne. Gli uomini che lavorano come operai in una grande azienda vengono
richiamati al fronte e la moglie del proprietario, interpretata da Paola
Gassman, non sa cosa fare. Con l’aiuto della sua segretaria e con l’intervento
di una delle sue operaie, Comunarda (Paola Tiziana Cruciani) che si propone
come lavoratrice al posto del marito, alla fine decidono di chiamare tutte le
mogli, le fidanzate, le sorelle di chi è partito per il fronte e di ricominciare
un’attività tutta al femminile. La scena è divisa in due spazi, l’ufficio
dell’azienda in cui c’è la mente e anche l’organizzazione della borghesia e la
fabbrica in cui batte il cuore delle operaie. È molto bello il confronto,
spesso le operaie vanno a fare rivendicazioni, a chiedere nuovi orari di
lavoro, la pausa pranzo. Tante conquiste che le donne hanno ottenuto in quel
momento storico. Un confronto- scontro ma costruttivo.
In scena, tra i personaggi, c’è più
ostilità o più supporto?
C’è uno
scontro iniziale, una differenza, una diversità di vedute e di bisogni, di
necessità che però per l’obiettivo comune di far ripartire questa azienda per
fare qualcosa di buono per il Paese, diventano poi una risorsa.
Elisabetta Ruffolo
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