Segnalibro, Antonio Moscatello a Fattitaliani: in “Megumi” racconto storie così inumane che non si può non esserne indignati. L'intervista

Antonio Moscatello è un giornalista pugliese di 47 anni. Scrive per l’agenzia di stampa Askanews ed è stato corrispondente a Tokyo e Budapest, oltre ad aver fatto l’inviato in Iraq e in altre aree difficili del mondo. Nel 2014 ha scritto un thriller intitolato “Il lupo” per Kairòs Editori. Il suo ultimo libro “Megumi. Storie di rapimenti e spie della Corea del Nord” (Rogiosi Editore) parla della scomparsa, una sera di novembre del 1977 nella città giapponese di Niigata, di una ragazzina di 13 anni. Né la polizia, né le ricerche disperate dei genitori  (nella foto) riescono a rinvenire alcuna traccia. Finché, vent’anni dopo, una notizia sconvolgente: Megumi Yokota è stata rapita da agenti infiltrati dalla Corea del Nord. Il giornalista è oggi ospite della rubrica "Segnalibro": l'intervista di Fattitaliani.

Quali libri ci sono attualmente sul suo comodino?
“Sono un lettore confusionario. Al momento il mio comodino è pieno di libri, molti dei quali iniziati e non ancora terminati. Al momento sto leggendo l’ultimo romanzo di Haruki Murakami, “Killing commendatore”, non ancora uscito in Italia, e il saggio di John Snow “Cani di paglia”, un saggio di filosofia che riflette sul tema della natura umana, della natura animale e dell’identità.
L'ultimo "grande" libro che ha letto?
“Ammetto che la tetralogia di Elena Ferrante mi ha avvinto. Come anche tutti i romanzi di Joe Lansdale. Ma probabilmente la lettura che mi ha colpito nell’ultimo anno è stata una rilettura, quella di Moby Dick”
Chi o cosa influenza la sua decisione di leggere un libro?
“In genere le critiche sui giornali, spesso il passaparola e i consigli. Ma sono un lettore onnivoro: talvolta anche solo la passeggiata in una libreria, una copertina accattivante, mi spingono a leggere un libro”
Quale classico della letteratura ha letto di recente per la prima volta?
“Harmonia caelestis di Peter Esterhazy. Ma può essere considerato un classico?”
Secondo lei, che tipo di scrittura oggi dimostra una particolare vitalità? 
Certamente i fumetti: il genere del graphic novel è molto vitale ed è anche accattivante per i più giovani.
Personalmente, quale genere di lettura Le procura piacere ultimamente?
Ultimamente sono fissato con la saggistica filosofica, filosofi contemporanei in particolare.L'ultimo libro che l'ha fatta sorridere/ridere? 
“L’inviato speciale di Evelyn Waugh. L’ho letto mentre facevo, appunto, l’inviato in zone di conflitto e ci ho visto un po’ tutti i tic miei e dei colleghi. 
L'ultimo libro che l'ha fatta commuovere/piangere?
“Non piango mai. Non lo dico per fare il “duro”, ma semplicemente perché non è una modalità di esprimere la commozione che sono mai riuscito ad adottare. Comunque ‘Se questo è un uomo’ di Primo Levi è forse il libro che mi ha fatto andare più vicino a tirar fuori le lacrime. 
L'ultimo libro che l'ha fatta arrabbiare? 
“Sono tanti i libri che mi fanno arrabbiare. Quelli che trattano con superficialità grandi problemi storici e politici, quelli che raccontando grandi schifezze del nostro modo di vivere. Però ho una risposta insolita: il libro che ho scritto io, “Megumi” mi ha fatto arrabbiare tantissimo, perché le storie che vi racconto sono così inumane che non si può non esserne indignati.
Quale versione cinematografica di un libro l'ha soddisfatta e quale no?
“Se vale anche una serie, direi “Tredici” tratta dal romanzo “13” di Jay Asher. Il romanzo, francamente, non è un granché. La serie invece è un capolavoro. Tendo ad andare raramente a vedere riduzioni cinematografiche di romanzi che ho già letto. Perché so che è facile restarne delusi. Quindi non so rispondere alla seconda parte della domanda”.
Quale libro sorprenderebbe i suoi amici se lo trovassero nella sua biblioteca?
“Nessuno, sono così feticista rispetto all’oggetto che non butterei un libro, neanche se fosse un vecchio volume della collezione Harmony. Con tutto il rispetto della benemerita Harmony, che ha dato svago e felicità a tante lettrici.
Qual è il suo protagonista preferito in assoluto? e l'antagonista?
“Sono indeciso. Ma certamente un personaggio come Raskolnikov di Delitto e castigo è perfetto, assolutamente. L’antagonista? Torno a Moby Dick: forse l’antagonista per eccellenza è la balena, anche se probabilmente Moby Dick è il protagonista e l’antagonista è Achab. Non mi piacciono i ruoli troppo definiti, i personaggi tutto tondo.  
Lei organizza una cena: quali scrittori, vivi o defunti, inviterebbe?
Uno scrittore vivo che inviterei a cena è certamente Joe Lansdale: lo farei bere tanto, per poi estorcergli, complice l’ebbrezza, i segreti della sua scrittura. Invece, per gli scrittori morti, altro che cena, dovrei organizzare un ricevimento. Dovendone scegliere uno, forse Pasolini. Sono sempre stato affascinato dalle sue capacità profetiche.
Ricorda l'ultimo libro che non è riuscito a finire? 
 “La morte” di Jankelevich. È una speculazione filosofica troppo astratta per spiegare un concetto che, con il passare degli anni, per me assume sempre maggiore concretezza. Anche se sono probabilmente solo a metà della vita.
Quale scrittore vorrebbe come autore della sua biografia? 
“La mia biografia è troppo banale per meritare che la si scriva. Sono della scuola di Slavoj Zizek che, sui suoi libri, nello spazio dedicato ai cenni biografici, fa scrivere “È nato, scrive libri, morirà”. Dovendone proprio scegliere uno - ma solo in vista di una morte prematura (lo è sempre, anche a 100 anni) - preferirei uno non troppo bravo o introspettivo: i miei segreti - pochi segretucci e mediocri, intendiamoci - vorrei tenermeli per me, non amerei che qualcuno mi radiografasse l’anima. Forse si potrebbe chiedere a Haruki Murakami, così ci mette tanta di quella fantasia da far perdere la percezione al lettore di cosa sia vero e di cosa inventato. “
Che cosa c'è di Antonio Moscatello in “Megumi. Storie di rapimenti e spie della Corea del Nord"?
“Nella trama del libro, nulla. Si tratta di un’inchiesta basata esclusivamente su fatti verificati uno a uno. Nella scelta di condurre quell’inchiesta e di come impostarla, Antonio Moscatello è molto presente. Le paure più profonde, l’orrore del vuoto di una scomparsa, ma anche la condanna del potere quando questo schiaccia persone innocenti, che poi è nella natura stessa del potere, e quindi la condanna del potere in sé. Megumi aveva 13 anni quando è stata rapita dalle spie della Corea del Nord. Io allora ne avevo 17. Quindi Megumi era quasi una mia coetanea. C’è anche questo legame un po’ sentimentale che mi ha convinto a raccontare una storia ancora incredibilmente semisconosciuta al di fuori del Giappone”. Giovanni Zambito.
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Circolo Esteri Farnesina: mercoledì la presentazione del libro “Megumi. Storie di rapimenti e spie della Corea del Nord” di Antonio Moscatello
La storia di Megumi, 13enne rapita dalle spie di Pyongyang
Mercoledì 7 febbraio, alle ore 19.00 verrà presentato presso il Circolo degli Esteri della Farnesina (Lungotevere dell’Acqua acetosa, 42 - Roma) il libro “Megumi. Storie di rapimenti e spie della Corea del Nord” del giornalista Antonio Moscatello. In una sera di novembre del 1977 nella città giapponese di Niigata, una ragazzina di 13 anni scompare nel nulla. Né la polizia, né le ricerche disperate dei genitori riescono a rinvenire alcuna traccia. Finché, vent’anni dopo, una notizia sconvolgente: Megumi Yokota è stata rapita da agenti infiltrati dalla Corea del Nord. All’evento, organizzato dal diplomatico Mario Vattani e moderato dalla giornalista del Foglio Giulia Pompili, interverrà l’Ambasciatore del Giappone, Keiichi Katakami.
"Sarà un’occasione preziosa, a soli due giorni dall’apertura delle olimpiadi invernali di Pyongyang, che stanno concentrando l’attenzione globale sui delicati equilibri in quella regione, per scoprire finalmente i dettagli agghiaccianti dell’incredibile programma di rapimenti realizzato dal regime di Pyongyang negli anni ’70 e  ’80, di cui le vittime sono stati semplici cittadini in Giappone, in Corea del Sud, ma anche altrove, persino in Italia – spiega Vattani.  Nel suo libro Antonio Moscatello – prosegue - segue le tracce di questi rapiti e dei loro rapitori, accendendo un faro su uno dei paesi più enigmatici del mondo che, nonostante appaia quasi quotidianamente sulle prime pagine dei giornali, è ancora poco conosciuto e avvolto da un’aura di mistero".


Fattitaliani

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