Teatro, magia e sogno all'Eliseo. Fattitaliani intervista Stefano Fresi e il produttore Francesco Bellomo

Al Teatro Eliseo fino al 28 gennaio e poi in tournée in varie parti d’Italia, “Sogno di una notte di mezza estate” di William Shakespeare. Adattamento e Regia di Massimiliano Bruno. Con Stefano Fresi, Giorgio Pasotti, Violante Placido, Paolo Ruffini e nel ruolo dei comici Rosario Petix, Dario Tacconelli, Zep Ragone, Maurizio Lops e in quello degli innamorati Alessandra Ferrara, Antonio Gargiulo, Tiziano Scrocca, Claudia Tosoni e in quello delle fate Annalisa Aglioti e Sara Baccarini.
Scene e Costumi Carlo De Marino. Musiche Roberto Procaccini. Coreografie: Annalisa Aglioti. Produzione esecutiva: Fabrizio Iorio.

Prodotto da Francesco Bellomo per Corte Arcana L’ISOLA TROVATA.
Un bellissimo e moderno adattamento teatrale ad opera di Massimiliano Bruno che svecchia il testo e lo rende adattabile anche ai giovani e ai giovanissimi, numerosi in sala e che applaudono con fervore sia a scena aperta che a fine spettacolo. La genialità del Regista e le novità introdotte mantengono comunque lo spirito di Shakespeare, liberandolo però dalla rigidità.

La scena si svolge in un bosco, dalla sera al mattino successivo, tra gli incantesimi degli spiriti, gli equivoci degli innamorati e le avventure di una compagnia di teatranti.
Un Cast eccellente in cui ognuno si distingue per qualcosa. Sublime Stefano Fresi nel ruolo di Bottom, un pagliaccio senza palcoscenico; bravo Rosario Petix anche se tra i comici ha un ruolo piccolo (Snug) e tra i Nobili è Egeo, padre di Ermia interpretata da Alessandra Ferrara, brava anche lei. Straordinario Paolo Ruffini nel ruolo di Puck, un violinista che non sa suonare. 
Il sogno è un incantevole gioco dell’immaginazione. Alla fine Puck chiede agli spettatori di essere clementi e considerare tutto ciò che è avvenuto, un sogno, Siamo quindi noi spettatori ad aver sognato e non i personaggi e la magia non è stata quella degli elfi e delle fate ma piuttosto quella del Teatro. 

Francesco Bellomo, i due temi dell’Opera sono la magia e il sogno. Come vengono affrontati nell’adattamento di Massimiliano Bruno?  
Ha scelto una chiave assolutamente favolistica. Ci troviamo in un bosco particolarmente sui generis, fatto di corde e dentro abbiamo tutta una serie di citazioni specialmente quando entra Titania e riportano ad ambientazioni teatrali, a volte Beckettiane e a volte Felliniane o ad ambientazioni cinematografiche come Odissea nello Spazio. C’è tutto il retaggio culturale di Massimiliano Bruno in questo spettacolo che viene trattato in maniera molto particolare, con grande riscontro da parte del pubblico. Ritengo che sia un adattamento particolarmente riuscito e vorrei citare che Giampaolo Savorelli che è il Direttore artistico del Festival Teatrale Shakespeariano quando quest’estate abbiamo debuttato, l’ha definito il miglior Sogno da quando lui è Direttore artistico, perché in questa edizione è rilevante la parte dei comici che nella rappresentazione di questo testo, non sempre ha avuto il riscontro che doveva avere. E’ un gruppo particolarmente affiatato, un gruppo storico che lavora con Massimiliano da tempo e ciò fa sì che il risultato sia ottimale. 

La magia altro non è che l’amore. Che ruolo ha ai giorni nostri? 
Credo che l’amore sia il motore di tutto perché per quanto si possa in qualche maniera mascherare dicendo che le soddisfazioni vengono soprattutto dal lavoro, dalla propria affermazione, gratificazione, penso che alla fine se mancano i sentimenti, le emozioni, si può avere tutto ma comunque si rimane poveri. Credo che l’amore sia sempre al centro di tutto ed è quello che in qualche modo ci fa vivere. 

Il messaggio di Shakespeare è eterno ed è sempre attuale, perché? 
Hai detto bene perché è attuale, eterno e soprattutto contemporaneo perché appartiene a quella schiera di grandi Autori nella quale anche se di epoca diversa, ci metterei pure Pirandello. Hanno un linguaggio sempre attuale nel tempo, hanno avuto la capacità e l’intelligenza quando scrivevano di essere avanti rispetto ai loro tempi e hanno trattato temi che si sono mostrati sempre attuali nelle varie epoche.
Dopo Francesco Bellomo, lasciamo la parola a Stefano Fresi…

Fresi, tu interpreti Bottom, un pagliaccio senza palcoscenico. Cosa hai portato di tuo nel personaggio? 

Ho portato il divertimento che c’è nel parlare un linguaggio inesistente, diretto a tavolino dal nostro Regista e dal nostro adattatore, Massimiliano Bruno. Un grande divertimento che è parte della mia vita. Il personaggio è un fanfarone, un tessitore prestato al Teatro che certamente non è un attore. 

I due temi dell’opera sono la Magia ed il Sogno, qual è quello più intrigante? Forse è la Magia perché mentre il sogno non è pilotato da grandi cose, la Magia è pilotata da chi la produce. Il sogno può portarti ovunque invece la Magia ti porta dove vuole da chi la mette in moto. È più intrigante perché prevede una scelta che può essere maliziosa, a fin di bene, cattiva. La magia dietro ha sempre un deus ex machina. Cosa che invece il sogno non ha. 
L’amore sincero non ha mai avuto vita facile. Com’è l’amore oggi? 

Soprattutto nei giovani è fatto sempre meno di incontri concreti soppiantati da quelli digitali. Ci sono storie nate ed esaurite sulla Rete e secondo me, purtroppo viene meno il corteggiamento, l’emozione di aspettare l’amata alla panchina. Loro non hanno quell’ansia che avevamo noi di prendere subito la patente per andare in giro ad incontrare le persone perché c’è un modo più facile per incontrarle che è WhatsApp, Facebook, i Social e quant’altro. Il virtuale sta invadendo troppo la realtà e questo un po’ mi intristisce.

È vero che è il destino a fare tutto o ognuno di noi è fabbro del proprio destino?  Sono convinto che tutti siamo artefici del proprio destino e che dobbiamo impegnarci affinché il nostro destino, vada dove deve andare.  Bisogna tener presente che conta anche il caso, la fortuna. Si può essere correttissimi, precisissimi ed impegnatissimi e non necessariamente arrivare dove si vuole.  Può succedere invece che la fortuna ti metta davanti un fatto che magari non i sei neanche sforzato troppo di raggiungere. 
Tra teatro e Cinema, sei impegnato su più fronti, quale ti dà più soddisfazioni? Sono soddisfazioni diverse perché il Film rimane negli anni però quella sensazione dell’applauso del pubblico alla fine dello spettacolo, ogni sera diversa. Per me è qualcosa di irrinunciabile. E’ un godimento fisico fare uno spettacolo dal vivo e serve anche a farti tenere i piedi per terra perché il Teatro è grande fatica per un risultato economico più piccolo rispetto al Cinema o alla Televisione. Ti ricorda anche che per avere successo devi fare tanta fatica e tanta gavetta. 
Il 22 febbraio è in uscita nelle sale Cinematografiche “Sconnessi”. Il titolo è già un aggancio ai Social di cui parlavi prima o sbaglio?  

È un Film di Cristian Marazziti con un bel Cast di attori come Fabrizio Bentivoglio, Carolina Crescentini, Antonia Liskova e tanti altri. È un Film che parla proprio di quello che ci stavamo dicendo adesso. Un padre si rende conto che i suoi figli, la moglie, sono veramente Social addicted  e non pensano ad altro, decide quindi di portarli in montagna e gli stacca le connessioni. Riscoprono un mondo fatto di parole, di giochi di carte, ad un certo punto quando serviranno di nuovo le connessioni, si darà la giusta importanza al digitale ed alla modernità. Secondo me è un bel punto di vista su quello che è la nostra dipendenza dalle connessioni ai nostri giorni. 

Sei reduce anche dal grande successo di “La Casa di famiglia” di Augusto Fornari. 

Mi è piaciuto moltissimo farlo, avevo un ruolo da protagonista e poi è l’Opera prima di Augusto Fornari che è un Regista che amo moltissimo, è un mio fraterno amico, siamo cresciuti insieme, ho cominciato a fare questo lavoro per merito o per colpa sua e quindi fare un Film insieme dopo vent’anni di collaborazione, è stato un momento veramente molto emozionante. 
Elisabetta Ruffolo

Leggi qui gli articoli di Elisabetta Ruffolo 
Fattitaliani

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