Nei primi di agosto la UE informa i membri della presenza sul mercato di uova olandesi contaminate da Fipronil, un insetticida pericoloso per l'uomo.
L'8 agosto la Francia informa l'Italia che una sua azienda le ha usate.
Il Ministero della Salute informa subito la popolazione, e partono le dichiarazioni tranquillizzanti: "I prodotti dell'azienda francese non sono mai entrati in Italia", "Ad oggi, non risultano distribuiti al consumo uova o derivati (ovoprodotti) contaminati da fipronil sul territorio nazionale".
D'altro canto come si potrebbe verificare un tale buco nella maglia di controlli, se lo stesso Ministero della Salute in un depliant del 2015 dal titolo "Ecco perché mangi uova sicure" ci dice fra l'altro:
"Per poter essere commercializzate le uova (e gli allevamenti che le producono) devono superare tutta una serie di controlli di tipo chimico e microbiologico che riguardano l’intera Filiera Produttiva (ossia la catena di passaggi che va dall’allevamento delle galline fino al banco di vendita).
C'è da stare tranquilli, no?
Beh forse non tanto, perché viene fuori che le autorità olandesi avevano trovato tracce dell'insetticida incriminato in uova fin da novembre, ma avevano "tralasciato" di notificare la cosa all'Unione Europea.
Detto per inciso, dalle nostre parti una cosa del genere fa venire in mente ipotesi di reato che vanno dall'omissione di atti d'ufficio al favoreggiamento, magari in nome della protezione di interessi economici nazionalì (lo so, la buon'anima di Andreotti che era specializzato nel "pensar male spesso azzeccando", farebbe un sorrisino e aggiungerebbe con la sua voce melliflua "...e forse anche interessi personali..."). Qualcuno dovrebbe informarli, questi olandesi, che la loro... chiamiamola "riservatezza" non va d'accordo con l'idea di civilissimi nordici che ci siamo fatti di loro.
Ma andiamo agli sviluppi di queste ore: le uova contaminate in Italia adesso le hanno trovate, e nemmeno poche: 92.000. Fino adesso.
Sapremo mai se e quante uova all'insetticida sono finite nelle nostre frittatine, nell'ovetto per il bambino, nella maionese con cui abbiamo guarnito il pesce o nel tramezzino consumato al bar?
E soprattutto,
adesso che è stato dato un colpo alla fiducia nelle autorità nazionali ed europee che dovrebbero proteggerci –ma che fine ha fatto l'onestà di quei "nordici" nella quale, con un po' di invidiuccia, abbiamo sempre creduto? – che si fa?
Ve lo dico io che si fa.
L'idea è semplice e geniale, come l'uovo di Colombo. Ed è...
...l'uovo di colombo, appunto. Il colombo, dai, quello che vola. Si spera che almeno lui per campare non sia costretto a nutrirsi di mangime al Fibronil.
Come dite? Eeeeh, come siete pignoli. Di colomba, va bene, non di colombo.
Carlo Barbieri
Carlo Barbieri è uno scrittore nato a Palermo. Ha vissuto a Palermo, Catania, Teheran, il Cairo e adesso fa la spola fra Roma e la Sicilia. Un “Siciliano d’alto mare” secondo la definizione di Nisticò che piace a Camilleri, ma “con una lunga gomena che lo ha sempre tenuto legato alla sua terra”, come precisa lo stesso Barbieri. Scrive su Fattitaliani, Ultima Voce e Malgrado Tutto, testata a cui hanno collaborato Sciascia, Bufalino e Camilleri. Ha pubblicato fra l’altro le raccolte di racconti “Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non” e "Uno sì e Uno no" (D. Flaccovio Editore); i gialli “La pietra al collo” (ripubblicato da IlSole24Ore) e “Il morto con la zebiba” (candidato al premio Scerbanenco 2015), ambedue con Todaro Editore ; "Il marchio sulle labbra" (premiato al Giallo Garda), "Assassinio alla Targa Florio" e "La difesa del bufalo, tutti e tre con D. Flaccovio Editore. Suoi scritti sono stati premiati al Premio Internazionale Città di Cattolica, al Premio di letteratura umoristica Umberto Domina, al Premio Città di Sassari e al Premio Città di Torino. I suoi libri sono reperibili anche online, in cartaceo ed ebook, su LaFeltrinelli.it e altri store.