Ester Campese, pittrice, in arte
Campey, vincitrice del prestigioso Premio Internazionale 2017 dello Spoleto Art
Festival. Intervista di Andrea Giostra.
Benvenuta Ester, e grazie per aver
accettato il mio invito. Dopo la breve presentazione che ho fatto, perché
ovviamente ci sarebbe molto ma molto di più da dire, ti pongo la prima domanda.
Chi è la Ester-Donna?
Grazie
a te carissimo Andrea per questo tuo invito e un saluto ai tuoi lettori.
Chi
è Ester, bella domanda … diciamo che in realtà sono una persona semplicissima e
vivo una vita quotidiana come moltissime altre persone. Rasento la timidezza
che supero con il gusto di stare con le persone condividendo momenti di
amicizia e confronto. Amo la città in cui vivo, Roma, che scopro anche
attraverso momenti “sociali” ed “eventi”. Amo però anche stare con i miei affetti
più sinceri e concreti spesso lontana dal frastuono delle talvolta caotiche
movide.
Chi è invece la Ester-Artista?
Molto
più intimista, molto più concentrata prima di tutto in una propria ricerca
personale in un lungo percorso iniziato tanto tempo fa. Il gusto di dipingere è
per me un momento creativo e spesso gioioso, talvolta più sofferto che mi fa
esplorare me stessa e mi permette anche qui una forma di comunicazione con gli
altri. È il mio modo di dialogare, di mettere a fattor comunque esperienze. Amo
prepararmi sui temi che intendo esplorare artisticamente, ad esempio ho
attraversato, come indicavi anche tu, un periodo futurista/astratto, e poi ho
dedicato una mia personale, con un omaggio alle donne viste attraversando tempi
e modi espressivi delle stesse, creandone una specifica collezione “Le donne di
Campey”.
Nella mia presentazione ho
parlato del tuo interessantissimo percorso artistico e professionale. Che età
avevi quando hai capito il tuo talento? E quando hai iniziato ad imparare le
tecniche per esprimere la tua pulsione artistica?
Sai
Andrea, non so definire proprio il momento preciso, in realtà è stato tutto
molto spontaneo. Ho iniziato a dipingere per me prima di tutto, ed ero quasi
restia a propormi “pubblicamente” quando sono arrivata ad una sufficiente
produzione e maturità artistica, anche perché essendo autodidatta non mi
sentivo mai pronta. Dipingevo e dipingo per me, per una forte spinta espressiva
che in me prende varie forme e sfocia preponderante in quella dei dipinti. Devo
dire di essere fortunata ed avere accanto a me il mio mentore e sostenitore, mio
marito Riccardo Bramante, cultore profondo dell’arte moderna e
dell’architettura. Devo a lui tantissimo come donna e come artista e mi sprona sempre
affinché provi a migliorarmi.
Sai bene, Ester, che per essere dei
veri artisti occorrono gli strumenti per esprimere il proprio talento. Nel
Rinascimento italiano erano i Maestri d’Arte a trasmettere le tecniche e la
maestria nell’uso degli strumenti con cui operare e creare, e con i quali
trasformare il noto in nuovo, ovvero creare l’Arte. Chi sono stati i tuoi
Maestri d’Arte che vuoi ricordare in questa conversazione? Cosa ricordi di loro
che ami raccontare?
Mi
sono affiancata a tantissime persone durante questo percorso sia artistico che soprattutto
umano, tutt’ora conosco tantissimi artisti di ogni nazionalità con cui sono e
resto in amicizia e per i quali nutro molta stima, una stima che nel tempo è
diventata poi reciproca. Di carattere sono molto curiosa ed osservo moltissimo
ciò che vedo in giro. Uno spunto molto forte lo ricevo quando ho visitato
mostre interessantissime, quelle che riesco a visitare, come ad esempio Hieronymus
Bosch in Olanda, un favoloso pittore fiammingo. Molto fruttuoso è stato il mio
permanere in Brasile, come introducevi tu, per la scoperta cromatica che ancora oggi mi
caratterizza. Con ognuno degli artisti con cui ho avuto una condivisione ci
sono stati momenti di scambio non solo artistico ma anche molto solidale,
davvero con tutti. Non potrei, senza far torto a qualcuno, menzionarne uno
solo.
Qualsiasi professione, quando
fatta bene, ha bisogno di un periodo di dura “gavetta”. Ho raccontato di te che
come artista hai girato il mondo e hai sperimentato approcci artistici
poliedrici, come tu stessa scrivi nel tuo sito web. Ci racconti questo tuo interessante
percorso artistico?
Come
dicevo è stato un percorso spontaneo e di sperimentazione, di dialogo e scambio
con tantissimi altri artisti di varie estrazioni culturali e popoli diversi. Ho
avuto la fortuna di poter viaggiare nel mondo permanendo stanzialmente per
diversi periodi in diversi luoghi potendoli vedere non solo con gli occhi di
turista. Queste occasioni di viaggio, prima di tutto di vita, inevitabilmente
mi hanno regalato un’apertura mentale e contaminato positivamente nelle mie
conoscenze. Mi sento ancora oggi su questo cammino di perlustrazione, e credo
di avere tantissimo ancora da sperimentare.
Non
mi sento senza dubbio una persona arrivata ad un qualche “traguardo”, so però che
il mio modo di esprimermi viene riconosciuto, tutto qui. Sin dai primi momenti in
cui ho esposto vedevo che l’emozione che avevo provato nel dipingere, attraverso
l’uso di determinate tecniche, riuscivo a trasferirla a chi guardava le mie
tele. Lo chiedevo e lo chiedo ancora espressamente a chi si soffermava più a
lungo ad osservare, di dirmi cosa trasmettono loro, trovandone conferma.
Ritengo
che in ogni circostanza si debba mantenere un contatto serio con la realtà e
con le persone con l’umiltà di chi ha sempre qualcosa da imparare da tutti. Ecco
credo che l’artista sappia guardare con occhi diversi ciò che lo attornia e
possa restituirlo agli altri con una prospettiva rinnovata.
Quali sono state le difficoltà
che hai dovuto affrontare e superare per arrivare all’artista che sei oggi,
apprezzatissima e pluripremiata?
Prima
di tutto con me stessa, ed il superamento della timidezza. Poi con un mondo
artistico un po’ “impoverito”, molto di massa, che non so se fa sempre bene
all’arte, anche se garantisce “democraticamente” a tutti, come forse dovrebbe,
un accesso in questo ambito espressivo. Io dipingo davvero per passione, e non
mi esprimo per mero intento “commerciale”. Questo aspetto dell’arte non mi
piace poi molto e qualcuno talvolta approfitta degli artisti, specie quelli
alle “prime armi”. Ciò è spiacevole, forse ci vorrebbero più fondi a sostegno
delle iniziative culturali ed artistiche serie per evitare che
“improvvisazioni” raggirino chi può restare ad una dimensione più
dilettantistica ed hobbistica, che rispetto comunque enormemente, ma darei ai meritevoli
un sostegno più concreto. La difficoltà è saper riconoscere le iniziative
valide e serie da quelle, diciamo così, solo più commerciali … ma non per l’artista.
Donna con cappello |
Saprai come tutti, Ester, che nel
mondo dell’Arte ci sono moltissimi giovani talenti che purtroppo non riescono
ad esprimersi compiutamente e ad avere successo. Spesso vengono ingaggiati ed
incastrati da artisti senza scrupoli che ne fanno i loro “Nigger”, come si usa
dire in gergo, ovvero dei giovani artisti che devono realizzare centinaia di
opere nello stesso stile dell’artista che glieli ha commissionati senza però
averne nessun riconoscimento se non quello di qualche soldo per vivere. Un fenomeno
che inizia nei paesi anglosassoni (U.S.A., Inghilterra, Australia), ma che
adesso si sta sviluppando anche in Europa, e in Italia da un po' di anni a
questa parte. Quando eri una giovane artista hai mai ricevuto questo genere di
proposta? Qual è la tua idea rispetto a questo fenomeno in larga diffusione?
Per
mia fortuna non ho mai ricevuto questo genere di proposta, ma se fosse accaduto
l’avrei certamente e nettamente rigettata, anche perché, come detto, dipingo
per il gusto e la passione di farlo prima di tutto. In tutto ciò che faccio
nella mia vita metto affetto e passione per cui proprio non potrei seguire
questo “genere”.
Ester, se per un motivo qualsiasi
dovessi lasciare l’Arte, cosa ti piacerebbe fare? Quali pensi siano gli altri
tuoi talenti?
Tornerei
probabilmente a quelli che erano i miei antichi amori e volentieri penserei a
qualcosa che sia legato alla musica, come il piano o la danza, che come dicevi
tu, sono state le altre discipline artistiche che ho “attraversato”.
In our hands the world |
Se ti fa piacere, vuoi descrivere
ai nostri lettori una delle tue opere che potranno vedere in foto mentre leggono
questa intervista?
Desidero
descrivere “In our hands the world” che recentemente ho esposto ad Amalfi,
proprio perché esprime un concetto universale attraverso il quale ho voluto
rappresentare sia il maschile che il femminile, con l’immagine delle mani che
circondano la terra, fornendo una suggestione simbolica del pragmatismo e della
sensibilità, ovvero del fare e del curare, provando a portare l’interlocutore
alle proprie profonde radici. Nella rappresentazione, la terra è la nostra
casa, le mani l’amore: spetta a noi scegliere come relazionarci con questi
elementi. Sta proprio “nelle nostre mani".
Chi volesse conoscere le tue
Opere, dove può vederle? Quali saranno i tuoi prossimi appuntamenti espositivi?
Le tue prossime mostre?
Chi
desidera seguirmi, mi può trovare sul mio sito che porta il mio nome artistico
“campey.it”, nome fra l’altro che è un augurio che deriva dalla crasi tra il
mio cognome ed il brindisi che si fa in Giappone “campay”. Un altro modo per
seguirmi è attraverso i social sulla mia pagina Facebook sempre a nome Campey https://www.facebook.com/campey.it/ o il mio profilo personale Ester
Campese.
Ester, raccontaci qual è la tua
“Poetica” nell'Arte che crei e che realizzi, nell'accezione classica del
termine, quella di Aristotele che la usò per la prima volta in uno scritto
intorno al 330 a.C. e che analizzava l'Arte, in tutte le sue forme espressive,
distinta dall'Etica e dalla Morale, introducendo due concetti fondamentali per
la comprensione dell'Opera Artistica: la “Mimesi” e la “Catarsi” , concetto
successivamente, alla fine dell'800, ripreso da Freud nell'elaborazione della
Psicoanalisi.
Grazie
Andrea, per questa domanda che ci consente di ritornare piacevolmente ai grandi
filosofi e riportandoci ad Aristotele, che citavi, che rispetto a Platone,
attribuì una valenza ed una funzione sociale positiva dell’arte, come una
scienza produttiva. Ancora oggi credo che ciò debba valere, anzi, in modo ancor
più forte. Sono riconosciute infatti come valori sociali e produttivi le
discipline come la medicina, la giurisprudenza e altre. Le varie forme d’arte
non sono da meno e soprattutto nei momenti di crisi di una società, sono un
valore e un riconoscimento da trasmettere. L’artista figurativo in genere
esprime una rappresentazione “mimetica” nel senso di aderire il più possibile
alla realtà che ci circonda quasi alla fine “nascondendosi” e desiderando nel
contempo raccontare nel modo più fedele possibile ciò che percepiamo nel
quotidiano, concetto maggiormente presente per gli artisti
realisti/iperrealisti. Per ciò che mi riguarda, amo mantenere una forma
“soffusa”, più impressionista, dove ritroviamo il concetto della catarsi. Spero
infatti di innescare in colui che osserva ciò che faccio uno spunto di
riflessione interiore, proprio quasi come una sorta di purificazione in una
libera espressione ed esplorazione di sé stessi.
Credo
possa essere questa la descrizione della mia poetica artistica desiderando
essere una sorta di semplice “traghettatore” per una comprensione e
comunicazione più piena di sé.
Sai già, Ester, della mia grande
passione adolescenziale per la letteratura russa, ed in particolare per Fëdor
Michajlovič Dostoevskij (1821-1881) del quale ho letto tutto, che considero il
vero padre della psicologia del profondo e che ispirò tantissimo Sigmund Freud
nel concepire la psicoanalisi. Uno dei romanzi di Dostoevskij che amo di più è
“Delitto e Castigo” (1886), dove si possono leggere queste parole: «Se avessi voluto aspettare che tutti
fossero diventati intelligenti, sarebbe passato troppo tempo ... Poi ho capito
anche che questo momento non sarebbe arrivato mai, che gli uomini non
cambieranno mai e che nessuno riuscirà a trasformarli e che tentar di
migliorarli sarebbe fatica sprecata!». Dall’altra parte dell’Europa, a
Palermo, sul grande frontale del Teatro Massimo, aperto al pubblico nel 1897, è
incisa questa frase: «L’arte rinnova i
popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar
l’avvenire». Qual è la tua riflessione leggendo queste due bellissime
frasi?
Noi
tutti facciamo un percorso nella nostra vita che dovrebbe portarci, quasi in
modo doveroso, a migliorare noi stessi. Ciò è sempre possibile a mio avviso ed
è ancor più “leggero” quando abbiamo di noi una serena accettazione anche dei nostri
limiti. Quando finalmente abbiamo la sicurezza e coscienza, senza presunzione
ed alterigia di noi stessi, ci predisponiamo ad una comprensione verso di noi e
gli altri che ci porta alla compassione e all’apertura delle braccia verso
l’universo come una mamma sa fare nell’accogliere il proprio figlio. Penso che il
dilettarci nell’osservare la meraviglia di ogni cosa che ci circonda ci
insegna, anche talvolta attraverso le esperienze meno belle, e ci proietta
verso il nostro futuro, auspicabilmente migliore. In sintesi credo nell’avvenire
e nella possibilità del cambiamento che non considero vano, pur essendo
faticoso.
Giustizia lacerata |
Per rimanere su Sigmund Freud,
un’altra mia grande passione letteraria ma soprattutto professionale, saprai di
certo che scrisse diversi articolo e saggi sull’Arte. Il concetto dominante era
sempre lo stesso: «L’Arte è l’espressione
più poderosa del profondo dell’animo umano. Attraverso l’espressione artistica
possiamo sapere chi siamo veramente dentro la nostra anima!» Non è proprio
una citazione, ma è quello che ne ho tratto dalle letture freudiane. Molti anni
dopo, Jackson Pollock (1912-1956), disse queste parole: «Tutti noi siamo influenzati da Freud, mi pare. Io sono stato a lungo
junghiano. La pittura è uno stato dell'essere. La pittura è una scoperta del
sé. Ogni buon artista dipinge ciò che è.» Qual è la tua prospettiva
esperienziale ed artistica rispetto alle parole che ti ho appena letto di
questi due grandissimi genie e rivoluzionari del modo di concepire la vita e
l’arte?
Mi
ci ritrovo, è iniziato proprio così infatti. Questo concetto è l’arte che provo
ad esprimere. La pittura è stata inizialmente un percorso di scoperta di me
stessa che nel tempo ho desiderato trasferire e condividere con gli altri
attraverso le sensazioni che io stessa in primis provavo e dove anche gli altri
si potevano riconoscere, al limite traendone un agio.
Se ti venisse chiesto di spiegare
cos'è l'Arte a due bambini di dieci anni, con parole semplici e comprensibili a
qualsiasi bambino di quell’età, cosa racconteresti loro?
Sai
che invece chiederei a loro di spiegarmi cosa provano nel disegnare? Sono così
belli, freschi e spontanei i bimbi. Non vorrei mai perdere quell’entusiasmo che
mi porto ancora dentro e che riconduco all’animo fanciullino che mi spinge nel
mio impeto creativo.
Comunque,
ecco per me è questo: l’amore, il divertimento, la dimensione giocosa e
gioiosa, ma anche la concentrazione, il relax, lo spaziare “altrove” in luoghi
deliziosi dell’animo.
Profilo di donna |
Cos’è la cultura secondo te,
Ester? Una parola oggi molto abusata ma della quale forse non se ne conosce il
vero significato. Tu come artista affermata, che creando arte di fatto crei
cultura e promuovi l’amore per la bellezza, come la definiresti questa parola
proprio alla luce della tua prospettiva esperienziale?
Per
me cultura è l’insieme delle esperienze formative individuali che modellano la
nostra personalità sia intellettiva che morale. Mettendole a fattor comune in
un ambito sociale, è il patrimonio che, attraverso le esperienze acquisite nei
vari campi, ne fanno un complesso di manifestazioni che riverberano nella nostra
vita quotidiana materiale, sociale e spirituale. Esprimono quindi una
popolazione, in relazione alle varie fasi di un processo evolutivo non
disgiunto dalle condizioni ambientali.
Esponendo
molto all’esterno mi sento di rappresentare in qualche modo la cultura Italiana
in circuiti internazionali, semplicemente comportandomi e presentandomi per
quella che sono, presentando, sempre in punta di piedi e con molto rispetto
verso chi mi ospita, i miei lavori. Con il semplice esempio quotidiano
trasmettiamo le nostre esperienze che se sono positive generano un circuito
virtuoso di dialogo e civiltà.
Se dovessi scegliere un colore
tra il rosso e il blu, quale sceglieresti? E perché?
E
qui non ho nessun dubbio, il rosso certamente. Nelle mie opere spessissimo è
presente il rosso in tutte le sue nuances, anche se solo con un piccolo
particolare come in un fiore, un ornamento nei capelli, una veste etc. Sai che
il colore rosso è associato in realtà al maschile e quello blu al femminile, contrariamente
a quanto si immagina normalmente? Il rosso esprime forza, passionalità, energia
vitale in contrapposizione a quella inerziale e passiva. Il rosso mi
rappresenta molto caratterialmente.
Se invece dovessi scegliere un
fiore, quale sceglieresti? O meglio, se un ammiratore volesse regalarti un
mazzo di fiori dopo aver visto le tue opere in una mostra, che fiori ti
piacerebbe ricevere?
La
calla bianca. Un fiore che simboleggiano purezza e l’inizio di una nuova vita,
spesso per questo usato anche per i bouquet delle spose. La calla è associata
anche alla beatitudine ed un nuovo equilibrio, ad un passaggio. Questo fiore lo
amo molto.
Ester, per concludere la nostra
chiacchierata, mi piacerebbe che ci raccontassi qual è il tuo sogno nel
cassetto che oggi vorresti realizzare e che ti porti dentro fin da bambina?
Adesso
ti farò sorridere con una frase da miss neo eletta: la pace nel mondo. Ma in
realtà è così. Non si può piacere a tutti certamente, ma amo l’armonia, anche
se purtroppo in questo mondo così confusionario e moderno diventa sempre più
complicato. Ecco, auspico maggiore consapevolezza ed armonia. Personalmente ci
provo da sempre e attraverso il linguaggio dell’arte spero di poter riuscire a
farmi comprendere come persona prima ancora che come artista.
Grazie Ester per essere stata con
me e per averci raccontato della tua arte e della tua vita di artista. Ti
faccio, con grandissima stima, il mio più grande in bocca al lupo e spero di
incontrarti ancora per un’altra bellissima e interessantissima chiacchierata. Grazie
ancora e alla prossima…
Honey |
Grazie
a te Andrea di questa intervista così scorrevole, davvero come una
chiacchierata tra amici ad un caffè. Spero di aver intrattenuto con te ed i
tuoi lettori un gradevole tempo che, come auspico con ciò che realizzo in arte,
possa lasciare qualcosa di me, ma anche uno spunto di riflessione per ognuno di
noi.
Contraccambio
la tua stima con grande sincerità, amo leggere ciò che scrivi, un’altra forma
d’arte e di cultura, per chi come te, riesce a farlo così piacevolmente.
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I lettori che volessero conoscere
l'Arte di Ester Campese:
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Autore dell'intervista, Andrea
Giostra: