Commedia
divertente che nasce da un bel sodalizio artistico e che funziona
oltre che per il testo anche perché gli attori (Fabio Ferrari, Silvia Delfino, Pia Engleberth, Maurizio D’Agostino) sono tutti bravi. "Il matrimonio nuoce gravemente alla salute" è in scena fino al 7 febbraio al Teatro Marconi di Roma. Gianluca Ramazzotti ne è l’autore ed alla maniera di Hitchock
palesa la sua presenza in scena, comparendo in un ritratto del padre
di Romeo, morto anni prima. L'intervista di Fattitaliani a Silvia Delfino.
Il matrimonio nuoce gravemente
alla salute, perché?
È una commedia francese molto
divertente, è stata un’idea estemporanea di Gianluca Ramazzotti.
Una sera che chiacchieravamo sulla mancanza di lavoro, mi disse che
aveva letto il copione e che lo avrebbe messo in scena. È stato
fatto tutto molto velocemente, dalla ricerca degli attori a tutto il
resto. Ci hanno preso al Festival di Todi e da lì è cominciata la
nostra avventura. C’è stata subito una certa empatia tra di noi e
quindi tutto è filato liscio. Dopo Todi siamo stati ad Ostia ed
anche lì è andata molto bene. Speriamo di replicare lo stesso
successo anche qui a Roma. C’è in progetto di riprendere la
tournée l’anno prossimo. Quest’anno è stato un po’ un
esperimento perché di questi tempi il teatro patisce parecchio.
Una sera a cena è per questo che
è nato questo bel sodalizio artistico?
Sì, perché con Gianluca avevo già
lavorato, nel 98 nel Rugantino con la Ferilli. Avevamo fatto anche
altre commedie con Garinei e Giovannini. Poi ho iniziato a lavorare
con lui anche come aiuto regista e quindi è venuta fuori questa
cosa.
La storia è in effetti molto
divertente
Sì perché vivo con il mio fidanzato
Romeo (Fabio Ferrari) da quattro anni, è la sera del suo
quarantesimo compleanno, chiama la mamma per fargli gli auguri e
decide di piombare a casa per festeggiare con noi, nonostante lui le
abbia detto che aveva organizzato una cenetta molto intima. La mamma
è una persona molto ingombrante e di vecchi principi. Per lei, un
uomo che fa il casalingo è automaticamente omosessuale e visto che
avendo perso il lavoro, lui sta a casa ed io sono una manager di
successo, mi chiede di invertire i ruoli. Lui ha gli stessi principi
della mamma, il sesso si fa solo dopo il matrimonio, quella sera
avevo organizzato tutto per consumare il più in fretta possibile ma
il mio piano, viene stravolto dall’arrivo della mamma. Decido di
vendicarmi e succede un po’ di tutto. Non faccio passare nulla alla
mamma, iniziano delle scaramucce velenose e lui cerca di salvare la
situazione come può. Alla querelle si aggiunge anche il mio Capo che
piomba a casa mia e si trova in una situazione paradossale in cui noi
facciamo di tutto per non fare capire alla madre che Giancosimo
Borlotti è il mio Capo. Alla fine, Romeo decide di rivelare la
verità alla madre che malvolentieri accetta la situazione.
Sì perché non prescinde mai dai suoi
principi e pensa che tutti si debbano adeguare a ciò. Come pensiero
è un po’ retro.
Altri progetti?
Sempre al Marconi, insieme a Giampiero
Ingrassia e Gianluca Guidi riprendiamo Taxi a due piazze, ad aprile e
maggio. Non ci sono progetti a lunga scadenza perché si vive alla
giornata.
Lo spettacolo è interattivo con
il pubblico che reagisce molto bene, è per questo che funziona?
Il pubblico partecipa, ad un certo
punto lo spettacolo si interrompe perché la mamma di Romeo scende
tra il pubblico, imitata da Giancosimo Borlotti. Ci sono dei punti di
partenza e poi alla reazione del pubblico, si prosegue.
Qual è il pezzo che ti diverte
di più tutte le sere?
Quando arriva Borlotti mi ubriaco ed
inizio a lanciargli l’acqua addosso.
Borlotti che ad un certo punto
rimane in mutande e dice “tanto ormai è normale rimanerci”
È una sua frase che ha coniato per
dare una giusta conclusione al pezzo.
Elisabetta Ruffolo