Una canzone che parla di gioia e speranza, che dipinge un Natale innevato, tra slitte, campanelli e bambini in grande attesa in un’atmosfera d’altri tempi. E’ un intramontabile successo, interpretato dai più disparati artisti: è White Christmas, traccia simbolo di queste feste, che compie 75 anni e ci riporta all’epoca della Seconda Guerra Mondiale e al suo autore, Irving Berlin un grande compositore. Storia e curiosità di questo successo nelle parole di Paolo Limiti, autore e storico della canzone, intervistato da Gabriella Ceraso:
R. – Gli americani questa canzone la conoscono a memoria, la cantano tutti, a qualunque età, di qualunque generazione. Però difficilmente si ricordano che è stato Irving Berlin, uno dei più grandi compositori che loro abbiano avuto, a farla. La canzone nasce ufficialmente nel gennaio del 1940 però era nata in realtà nel ‘38. Berlin che faceva commedia musicale l’aveva concepita per uno spettacolo, un musical che si chiamava “La palla di cristallo” però si perse un pochino. Poi nel ’40 cominciò a parlare di fare un film, fu allora che praticamente Bill Crosby la cantò e nacque "Bianco Natale".
D. – E come mai questo successo grandissimo attraverso gli anni?
R. – E’ una canzone che va bene per tutti. Possiamo dire che alla metà del secolo scorso fu la canzone che aveva legato ogni spirito. E’ in realtà un quadretto di un Natale di molti anni prima, sembra quasi un Natale ottocentesco. Comunque quello che si vede è un Natale della Nuova Inghilterra, quella delle slitte, della neve, della gioia del Natale, dello spirito che c’è senza fare distinzioni. E’ una descrizione assoluta. L’unica cosa è che lui la scrisse quando si trovava a Los Angeles, quindi la strofa della canzone racconta: “E’ una giornata come non hanno mai visto a Los Angeles: c’è il sole, le palme dondolano... E’ il 24 di dicembre e io sto sognando di essere al Nord”. E da lì parte poi il ritornello che cantiamo tutti: “Sto sognando un Bianco Natale”, che da noi è “Quel dolce tuo candore, neve…” e divenne subito un successone, appena uscì il film. E quando anche l’America entrò in guerra tutti i soldati che vennero in Europa a combattere se la portavano perché a loro ricordava la casa, ricordava questo periodo della pace, della tranquillità, della gioia, della neve. Quando lui la cantò ai soldati - faceva lo spettacolo durante la guerra a tutti i soldati - si presentò e allora cominciò a cantare la canzone… Senonché i soldati lo fermarono: “No, no! Noi vogliamo Bianco Natale!”. E dice: “Sì, questo è Bianco Natale!”. E loro: “No, non è vero stai parlando delle palme e del sole!”. E capì che quella parte introduttiva non c’entrava niente con la canzone e allora per anni obbligò tutti gli editori a togliere la strofa iniziale, che infatti pochi conoscono del Bianco Natale perché rovinava tutto. Poi ci fu una cosa divertente, quando nel ’57, Elvis Presley in piena esplosione Rock and Roll decise di fare un disco dedicato al Natale e fece “Bianco Natale” in versione rock, Irving Berlin si infuriò e fece una causa per bloccare il disco. Non voleva assolutamente che questa canzone incredibile fosse, secondo lui, rovinata.
D. – Sue interpretazioni preferite ce ne sono?
R. – Sì, ce ne sono diverse, però Bill Crosby, secondo me, è quella che la rende meglio di tutti perché ha quel tipo di voce di velluto. Tra l’altro la può cantare chiunque, praticamente sta in un’ottava…
D. – Quindi breve estensione e melodia semplice è il segreto di questo testo?
R. – Sì, Irving Berlin diceva sempre: “Sai che questa canzone la puoi suonare con un dito sul piano?”… Effettivamente la puoi suonare!
D. – E comunque il suo desiderio da Elvis Presley in poi non si è avverato perché poi tutti l’hanno ripresa, rivisitata…
R. – Anche lui poi ha lasciato perdere, fu una causa che si esaurì abbastanza presto.
D. – La versione che noi conosciamo in italiano ha un testo completamente diverso…
R. – Perché allora, quando arrivavano le canzoni dall’estero, gli adattatori non stavano molto a sottilizzare, tiravano giù quello che veniva e poi dicevano: “Ma, sì, questo va benone, vediamo di fare dei soldi con la versione italiana”.
D. – Il messaggio di fondo rimane…
R. – Ma, certo, c’è tutto perché c’è la musica che ti allarga il cuore! Gabriella Ceraso, Radio Vaticana, Radiogiornale del 24 dicembre 2015.