Dopo otto anni "Lucia di Lammermoor" di Donizetti è tornata a Liegi dove resterà in scena fino al 1° dicembre: la regia è di Stefano Mazzonis di Pralafera e la direzione musicale di Jesús López Cobos. Particolarmente riuscite le performance di Celso Albelo (Sir Edgardo di Ravenswood) e dell'italiano Roberto Tagliavini, che Fattitaliani ha intervistato.
Complimenti per la sua interpretazione limpida. Quali accorgimenti segue ogni qualvolta deve affrontare un ruolo nuovo?
Grazie innanzitutto. Solitamente, specie per un grande ruolo cerco di muovermi con molto anticipo. Sono molto impegnato e cerco di ritagliarmi tempo importante durante i periodi di riposo che posso trascorrere a casa per poter iniziare a guardare il ruolo col pianista col quale studio. È essenziale per me poter prendere in mano il ruolo molto presto, anche con più di un anno d'anticipo: lo registro col pianista, lo imparo bene, lo canto a casa, lo faccio sentire a mia moglie che è una grande appassionata e una musicista, e quando sono abbastanza sicuro musicalmente ad ogni occasione possibile, anche per pochi giorni lo tiro fuori e lo canto per poterlo mettere bene in gola con molto anticipo, poi lo metto da parte e nel successivo periodo di studio a casa lo riprendo in mano e lo canto ancora, e così via. In questo modo matura con calma e mi rendo conto che ad ogni periodo di studio aumenta un po' la consapevolezza di quali sono i problemi, i punti che creano difficoltà e la memorizzazione del modo scelto per cercare di risolverli. Non importa se ancora non lo conosco a memoria, su questo posso lavorare con calma, senza cantarlo anche mentre sono impegnato in un'altra produzione. Quando si avvicina il momento del debutto, cerco di andare più volte possibile dal pianista e dal mio maestro di canto per avere pareri, correzioni e consigli utili per cercare di superare gli ultimi scogli e per lavorare ancora sul personaggio e sull'idea che voglio dare io al personaggio. Quando invece, come spesso succede, due o più produzioni si sovrappongono e non c'è tempo per l'ultimo periodo di perfezionamento a casa, cerco di fare di necessità virtù e ovunque mi trovi, nelle pause tra le recite mi chiudo nelle sale studio del teatro con mia moglie e lavoriamo per l'ultimo perfezionamento prima di lanciarci nella successiva produzione. Spesso ascolto i cd, guardo video di grandi bassi, non necessariamente del passato, che hanno affrontato lo stesso ruolo prima di me, con spirito critico cerco di fare tesoro di tanti spunti interessanti, scartando altri aspetti che non ritengo facciano per me e poi vado comunque avanti per la mia strada. Quando vado in teatro cerco di mostrarmi convinto del mio lavoro anche se spesso le mie idee contrastano con quelle del regista o del direttore d'orchestra. A volte si trova un compromesso. A volte no......
In che cosa ha reso particolarmente "suo" il personaggio di Raimondo Bidebent?
Sinceramente non saprei. Interpretativamente credo che Raimondo abbia una doppia faccia. Ho cercato, spero riuscendoci almeno in parte, di dare una lettura diversa del personaggio prima e dopo la scena della pazzia. Nella storia in generale, la chiesa è stata spesso asservita al potere politico, ha spesso servito famiglie potenti anteponendo il proprio tornaconto e quello della famiglia potente di turno al bene dei più deboli, degli oppressi e spesso venendo meno ai propri doveri e in contrasto con la stessa dottrina che andava professando. Raimondo inizialmente cerca di far da paciere, per quieto vivere cerca di scoraggiare Enrico, ma allo stesso tempo esercita pressioni psicologiche su Lucia per convincerla a cedere alla volontà del fratello, convinto che ben presto a matrimonio avvenuto avrebbe dimenticato Edgardo e tutti avrebbero tratto beneficio da quest'unione, convinto forse che questo fosse per tutti il male minore. La famiglia sarebbe tornata in auge e tutto si sarebbe sistemato. Non capisce che con il suo comportamento ambiguo avrebbe contribuito alla tragedia che da lì a poco si sarebbe consumata. Dopo il matrimonio Lucia diventa pazza e questa pazzia finisce per trascinare in una spirale di dolore e di morte tutta la famiglia. Raimondo a mio avviso già nella scena che anticipa la pazzia è colto dal rimorso, accusa Enrico di essere la causa e lo chiama Barbaro, si sente colpevole e partecipa al dolore e alla sofferenza che ha contribuito a creare, fino alla scena finale in cui Edgardo piange la morte di Lucia, pregando per Lui e invocando per sé e per gli altri il perdono divino.
È la prima volta che partecipa a "Lucia di Lammermoor"? Ho già cantato quest'opera nel 2010 a Genova, ma in quell'occasione il direttore d'orchestra Daniel Oren e il regista avevano optato per eseguirla con tutti i tagli di tradizione riducendo il ruolo di Raimondo a un puro contorno della vicenda. Di fatto per una buona metà del ruolo per me si è trattato di un debutto qui a Liegi. Anche a Genova fu una messa in scena tradizionale, non molto differente per certi aspetti da quella molto bella che stiamo vedendo qui a Liegi.
Complimenti per la sua interpretazione limpida. Quali accorgimenti segue ogni qualvolta deve affrontare un ruolo nuovo?
Grazie innanzitutto. Solitamente, specie per un grande ruolo cerco di muovermi con molto anticipo. Sono molto impegnato e cerco di ritagliarmi tempo importante durante i periodi di riposo che posso trascorrere a casa per poter iniziare a guardare il ruolo col pianista col quale studio. È essenziale per me poter prendere in mano il ruolo molto presto, anche con più di un anno d'anticipo: lo registro col pianista, lo imparo bene, lo canto a casa, lo faccio sentire a mia moglie che è una grande appassionata e una musicista, e quando sono abbastanza sicuro musicalmente ad ogni occasione possibile, anche per pochi giorni lo tiro fuori e lo canto per poterlo mettere bene in gola con molto anticipo, poi lo metto da parte e nel successivo periodo di studio a casa lo riprendo in mano e lo canto ancora, e così via. In questo modo matura con calma e mi rendo conto che ad ogni periodo di studio aumenta un po' la consapevolezza di quali sono i problemi, i punti che creano difficoltà e la memorizzazione del modo scelto per cercare di risolverli. Non importa se ancora non lo conosco a memoria, su questo posso lavorare con calma, senza cantarlo anche mentre sono impegnato in un'altra produzione. Quando si avvicina il momento del debutto, cerco di andare più volte possibile dal pianista e dal mio maestro di canto per avere pareri, correzioni e consigli utili per cercare di superare gli ultimi scogli e per lavorare ancora sul personaggio e sull'idea che voglio dare io al personaggio. Quando invece, come spesso succede, due o più produzioni si sovrappongono e non c'è tempo per l'ultimo periodo di perfezionamento a casa, cerco di fare di necessità virtù e ovunque mi trovi, nelle pause tra le recite mi chiudo nelle sale studio del teatro con mia moglie e lavoriamo per l'ultimo perfezionamento prima di lanciarci nella successiva produzione. Spesso ascolto i cd, guardo video di grandi bassi, non necessariamente del passato, che hanno affrontato lo stesso ruolo prima di me, con spirito critico cerco di fare tesoro di tanti spunti interessanti, scartando altri aspetti che non ritengo facciano per me e poi vado comunque avanti per la mia strada. Quando vado in teatro cerco di mostrarmi convinto del mio lavoro anche se spesso le mie idee contrastano con quelle del regista o del direttore d'orchestra. A volte si trova un compromesso. A volte no......
In che cosa ha reso particolarmente "suo" il personaggio di Raimondo Bidebent?
Sinceramente non saprei. Interpretativamente credo che Raimondo abbia una doppia faccia. Ho cercato, spero riuscendoci almeno in parte, di dare una lettura diversa del personaggio prima e dopo la scena della pazzia. Nella storia in generale, la chiesa è stata spesso asservita al potere politico, ha spesso servito famiglie potenti anteponendo il proprio tornaconto e quello della famiglia potente di turno al bene dei più deboli, degli oppressi e spesso venendo meno ai propri doveri e in contrasto con la stessa dottrina che andava professando. Raimondo inizialmente cerca di far da paciere, per quieto vivere cerca di scoraggiare Enrico, ma allo stesso tempo esercita pressioni psicologiche su Lucia per convincerla a cedere alla volontà del fratello, convinto che ben presto a matrimonio avvenuto avrebbe dimenticato Edgardo e tutti avrebbero tratto beneficio da quest'unione, convinto forse che questo fosse per tutti il male minore. La famiglia sarebbe tornata in auge e tutto si sarebbe sistemato. Non capisce che con il suo comportamento ambiguo avrebbe contribuito alla tragedia che da lì a poco si sarebbe consumata. Dopo il matrimonio Lucia diventa pazza e questa pazzia finisce per trascinare in una spirale di dolore e di morte tutta la famiglia. Raimondo a mio avviso già nella scena che anticipa la pazzia è colto dal rimorso, accusa Enrico di essere la causa e lo chiama Barbaro, si sente colpevole e partecipa al dolore e alla sofferenza che ha contribuito a creare, fino alla scena finale in cui Edgardo piange la morte di Lucia, pregando per Lui e invocando per sé e per gli altri il perdono divino.
È la prima volta che partecipa a "Lucia di Lammermoor"? Ho già cantato quest'opera nel 2010 a Genova, ma in quell'occasione il direttore d'orchestra Daniel Oren e il regista avevano optato per eseguirla con tutti i tagli di tradizione riducendo il ruolo di Raimondo a un puro contorno della vicenda. Di fatto per una buona metà del ruolo per me si è trattato di un debutto qui a Liegi. Anche a Genova fu una messa in scena tradizionale, non molto differente per certi aspetti da quella molto bella che stiamo vedendo qui a Liegi.
Cantando in diversi teatri e viaggiando in tutto il mondo ha avvertito una percezione diversa della lirica nei diversi Paesi?
Ci sarebbe da fare un discorso molto articolato su questo tema. Spesso avverto all'estero un amore per l'opera e in particolare per quella Italiana che non è minimamente paragonabile a quello che le viene invece riservato in Italia dove l'opera è nata e dove viene ogni giorno di più bistrattata e mortificata dalle istituzioni in primis e dal pubblico che da qualche anno ha incominciato a disertare alcuni nostri bellissimi teatri pieni di storia e tradizione. Ma qui mi fermo... sarebbe un'annosa questione che non voglio e non posso affrontare qui.
Ho apprezzato molto personalmente il pubblico del nord Europa per la sua compostezza, entusiasmo e calore, quello Francese e Spagnolo per il suo modo di essere così sanguigno e colto. Ognuno in modo diverso, in ogni teatro mi ha dato qualcosa di unico e sensazioni che porto sempre con me.
Ho cantato ultimamente anche a Los Angeles nelle Nozze di Figaro e mi è rimasto impresso il modo gioioso e bello con cui gli americani in questo teatro vivono l'opera. Sono un pubblico competente e abituato ad un livello generalmente molto alto di fare musica tipico di quella città, ma si divertono, partecipano e sottolineano i diversi avvenimenti sonoramente durante tutto lo show come se fossero al cinema, come se fosse una grande festa. Sono vestiti il più delle volte in modo casual (se non si tratta di una prima o di una serata di gala) e fanno sentire a proprio agio anche chi si trova sul palco. È stato molto bello!
In Italia ogni volta che si sale sul palco e specie in certi teatri sembra di andare in guerra. Una parte del pubblico spesso si comporta come se fosse allo stadio, c'è una grande passione e anche un po' di faziosità. Ma ci sta, fa parte del gioco ed è comunque sempre elettrizzante e un'esperienza molto coinvolgente a prescindere.
È la sua prima volta a Liegi: come ha "sentito" il pubblico belga?
Per ora, e siamo alla quarta recita, ho provato una grande soddisfazione. Sono stato accolto in modo molto caloroso. Ho notato grande interesse da parte di un pubblico che riempie sempre completamente il teatro e che mi sembra molto preparato e colto. È un piacere cantare in un simile contesto. Credo di poter dire che il nostro spettacolo sia veramente di altissimo livello in ogni sua componente e il pubblico ci ripaga ogni sera del nostro impegno. È molto bello. È speciale.
Prossimi progetti?
Prossimi progetti?
Quelli principali e più vicini in ordine di tempo sono:
Il Trovatore e Les Contes d'Hoffmann all'Opera di Parigi, La Cenerentola al Regio di Torino e all'Opera di Parigi, La bohème al Metropolitan di New York e al Festiva di Savonlinna, I Puritani e I Due Foscari al Real di Madrid, Zaccaria in Nabucco a Berlino e Vienna e molti altri. Giovanni Zambito.
Riproduzione vietata
Nella prima foto Annick Massis (Lucia) e Roberto Tagliavini
Foto:« Opéra Royal de Wallonie - Lorraine Wauters »
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Nella prima foto Annick Massis (Lucia) e Roberto Tagliavini
Foto:« Opéra Royal de Wallonie - Lorraine Wauters »