Sei
uomini combattuti tra la quotidianità e
il loro sogno: la musica. Sei persone semplici che lavorano in una
friggitoria accanto alle loro donne, ma che vorrebbero tanto evadere
dai problemi e tornare alla loro band "The Blues
Legend". Tra i protagonisti dell'innovativo
musical firmato e diretto da Chiara Noschese ritroviamo Mario Acampa,
attore consolidato allo stabile privato di Torino, volto Rai per
numerose stagioni e poi reduce dai set cinematografici
internazionali, non ultimo Inferno con Tom Hanks diretto da Ron
Howard.
Come
ti senti Mario?
Sto
vivendo una fase intensa della mia vita e a volte ho paura di non
riuscire a memorizzare tutte le emozioni bellissime che sto vivendo.
Mi sento molto fortunato e provo a mettercela tutta per lavorare al
meglio. Seguo l'istinto.
L'istinto
ti ha portato ad una nuova emozione, un musical per inaugurare la
stagione del Teatro Nazionale
che è il tempio del musical italiano...
È
un'occasione che non avevo programmato, come tutte le cose belle
forse... Quando ho fatto il provino su quel palco tremavo... poi ho
iniziato a cantare e ho sentito le vibrazioni di tutti quelli che
hanno calcato quel palcoscenico prima di me. Sono sensazioni
indescrivibili. Il Barclays Teatro Nazionale è una realtà
incredibile, fatta di professionalità e amore per l'arte. Sono
onorato.
Eppure
sono 10 anni che sei in teatro costantemente tra un set e l'altro,
cosa c'è di diverso questa volta?
Beh
sai, ogni volta si affrontano ruoli diversi e soprattutto col tempo
la consapevolezza che hai di te stesso e le esperienze che porti col
tuo personaggio sul palco sono nuove. Ho un ruolo molto stimolante
che mi ha dato l'opportunità di
scavare nel profondo, a volte spiazza anche me trovare certe verità,
ma portarle in scena è catartico, liberatorio.
Il
tuo personaggio, Beatbox, è un uomo psicologicamente difficile, come
ti sei rapportato?
Beatbox
è una creatura complessa, ma semplice nel
modo di amare. Il gioco è stato provare a entrare nel suo cuore e
leggere il suo linguaggio, al di là delle
caratterizzazioni o del suo essere balbuziente. C'è molto dietro il
suo sguardo e a volte è disarmante scoprire quanto di lui c'è in
me. Chiara Noschese ha messo nero su bianco quello che sognavo di
interpretare da tempo. Il resto lo scoprirete vedendo lo show!
Com'è
stato lavorare con Chiara come regista?
Chiara
Noschese ha una sensibilità tale
da non poter che essere completamente avvolti dalla sua energia. Mi
sono sentito protetto, al sicuro. L'unica cosa che ho dovuto fare è
stato abbandonarmi con assoluta fiducia al
suo sguardo registico. È riuscita a stimolare le mie corde dandomi
sempre come obiettivo la verità più
profonda di Beatbox che è la cosa più difficile da portare in
scena. Lei ha avuto la forza di spingerci sempre oltre e il suo
essere esigente mi ha regalato la possibilità
di fare un viaggio bellissimo. Le sono
molto grato.
E
con i tuoi colleghi sul palco? Come ve la passate?
Abbiamo
visto lo spettacolo crescere insieme e ci siamo legati molto, quindi
adesso siamo una squadra talmente affiatata che se dovessi inventare
un cast perfetto, non saprei disegnare dei compagni di viaggio
migliori. Sono tutti professionisti così appassionati che anche nei
giorni di stanchezza maggiore o durante l'allestimento, l'energia
passava di mano in mano. Continuiamo a commuoverci o a ridere per le
stesse battute perché le
riviviamo ogni volta con una tale intensità
da non poter fare altrimenti. Credo sia tra
le grandi forze
di questo spettacolo.
Tra
l'altro balli e canti senza sosta!
Eh sì! Il merito è di Eleonora Lombardo, la coreografa, una
professionista instancabile e attenta che insieme a Chiara ha dato
stile ai movimenti di questo show. E poi con la band dal vivo il
gioco è facile! Ci accompagnano le più
conosciute e importanti hit della musica rhythm'n'blues, tratte dal
decennio che va agli anni '60 agli '70, suonate e cantate
rigorosamente live, che sono la colonna sonora e anche l'anima della
nostra storia...come si fa a non scatenarsi? Sweet Home Chicago, Soul
Man, Think, Gimme Some Lovin' e l'immancabile Everybody Needs
Somebody... Il maestro Chiaravalle ha fatto un lavoro incredibile.
Quindi
per un po' scappi dai set?
Eheh...
sul set mi sento a casa come in teatro, è come se fosse un'altra
stanza della stessa dimora. Mi piace spostarmi... Per ora mi godo
l'uscita di Press, il film di cui sono protagonista che uscirà a
novembre nei festival e poi nelle sale. Ho partecipato con gioia a
"Non uccidere" su Rai 3 e poi ci sono un paio di spot in
uscita... voglio vedere se mi riconosci!
E
con i sogni come la mettiamo? li rinnovi ogni volta che ne realizzi
uno?
Bella
domanda! credo che funzioni così, sì... La verità è che quando mi
appassiono di qualcosa tutto ciò che mi importa è farla meglio che
posso e godermela fino in fondo. Anni fa non riuscivo a fermare le
emozioni nella testa, adesso faccio un respiro e cerco di imprimerle
nel cuore. Mi sento molto meglio.
Sei
testimonial di Laboratorio Artigiano che ti veste anche in occasioni
importanti come il festival di Fiuggi che hai presentato. Nell'ultimo
servizio fotografico era chiaro un cambio di look e in conferenza
stampa si parlava di sex symbol...
(ride, ndr) Dario Olmo di LA mi veste in modo impeccabile e forse quando ci
si sente a proprio agio si diventa anche più sexy, ma non mi sento
per nulla un symbol. Ho fatto un percorso energetico col mio personal
trainer per prepararmi a The Blues Legend, ma il percorso interiore è
quello di cui vado più fiero. Il resto lo lascio giudicare a chi mi
guarda...
Ultima
domanda, pronto per il tour?
Sì!
Non vedo l'ora di girare l'italia con The Blues Legend! intanto ci
godiamo il pubblico milanese fino al 22 ottobre al Teatro Nazionale
che ci sta regalando ogni sera delle emozioni bellissime e sentire
questo calore è fantastico...e poi andremo un po' ovunque quindi
teneteci d'occhio perché arriviamo! Hold on...I'm coming!