Mario Acampa dal set alla Leggenda del Blues. Il musical firmato da Chiara Noschese fino al 22 ottobre al teatro Nazionale di Milano. L'intervista

Sei uomini combattuti tra la quotidianità e il loro sogno: la musica. Sei persone semplici che lavorano in una friggitoria accanto alle loro donne, ma che vorrebbero tanto evadere dai problemi e tornare alla loro band "The Blues Legend". Tra i protagonisti dell'innovativo musical firmato e diretto da Chiara Noschese ritroviamo Mario Acampa, attore consolidato allo stabile privato di Torino, volto Rai per numerose stagioni e poi reduce dai set cinematografici internazionali, non ultimo Inferno con Tom Hanks diretto da Ron Howard.

Come ti senti Mario?
Sto vivendo una fase intensa della mia vita e a volte ho paura di non riuscire a memorizzare tutte le emozioni bellissime che sto vivendo. Mi sento molto fortunato e provo a mettercela tutta per lavorare al meglio. Seguo l'istinto.

L'istinto ti ha portato ad una nuova emozione, un musical per inaugurare la stagione del Teatro Nazionale che è il tempio del musical italiano...
È un'occasione che non avevo programmato, come tutte le cose belle forse... Quando ho fatto il provino su quel palco tremavo... poi ho iniziato a cantare e ho sentito le vibrazioni di tutti quelli che hanno calcato quel palcoscenico prima di me. Sono sensazioni indescrivibili. Il Barclays Teatro Nazionale è una realtà incredibile, fatta di professionalità e amore per l'arte. Sono onorato.

Eppure sono 10 anni che sei in teatro costantemente tra un set e l'altro, cosa c'è di diverso questa volta?
Beh sai, ogni volta si affrontano ruoli diversi e soprattutto col tempo la consapevolezza che hai di te stesso e le esperienze che porti col tuo personaggio sul palco sono nuove. Ho un ruolo molto stimolante che mi ha dato l'opportunità di scavare nel profondo, a volte spiazza anche me trovare certe verità, ma portarle in scena è catartico, liberatorio.

Il tuo personaggio, Beatbox, è un uomo psicologicamente difficile, come ti sei rapportato?
Beatbox è una creatura complessa, ma semplice nel modo di amare. Il gioco è stato provare a entrare nel suo cuore e leggere il suo linguaggio, al di là delle caratterizzazioni o del suo essere balbuziente. C'è molto dietro il suo sguardo e a volte è disarmante scoprire quanto di lui c'è in me. Chiara Noschese ha messo nero su bianco quello che sognavo di interpretare da tempo. Il resto lo scoprirete vedendo lo show!

Com'è stato lavorare con Chiara come regista?
Chiara Noschese ha una sensibilità tale da non poter che essere completamente avvolti dalla sua energia. Mi sono sentito protetto, al sicuro. L'unica cosa che ho dovuto fare è stato abbandonarmi con assoluta fiducia al suo sguardo registico. È riuscita a stimolare le mie corde dandomi sempre come obiettivo la verità più profonda di Beatbox che è la cosa più difficile da portare in scena. Lei ha avuto la forza di spingerci sempre oltre e il suo essere esigente mi ha regalato la possibilità di fare un viaggio bellissimo. Le sono molto grato.

E con i tuoi colleghi sul palco? Come ve la passate?
Abbiamo visto lo spettacolo crescere insieme e ci siamo legati molto, quindi adesso siamo una squadra talmente affiatata che se dovessi inventare un cast perfetto, non saprei disegnare dei compagni di viaggio migliori. Sono tutti professionisti così appassionati che anche nei giorni di stanchezza maggiore o durante l'allestimento, l'energia passava di mano in mano. Continuiamo a commuoverci o a ridere per le stesse battute perché le riviviamo ogni volta con una tale intensità da non poter fare altrimenti. Credo sia tra le grandi forze di questo spettacolo.

Tra l'altro balli e canti senza sosta!
Eh sì! Il merito è di Eleonora Lombardo, la coreografa, una professionista instancabile e attenta che insieme a Chiara ha dato stile ai movimenti di questo show. E poi con la band dal vivo il gioco è facile! Ci accompagnano le più conosciute e importanti hit della musica rhythm'n'blues, tratte dal decennio che va agli anni '60 agli '70, suonate e cantate rigorosamente live, che sono la colonna sonora e anche l'anima della nostra storia...come si fa a non scatenarsi? Sweet Home Chicago, Soul Man, Think, Gimme Some Lovin' e l'immancabile Everybody Needs Somebody... Il maestro Chiaravalle ha fatto un lavoro incredibile.


Quindi per un po' scappi dai set?
Eheh... sul set mi sento a casa come in teatro, è come se fosse un'altra stanza della stessa dimora. Mi piace spostarmi... Per ora mi godo l'uscita di Press, il film di cui sono protagonista che uscirà a novembre nei festival e poi nelle sale. Ho partecipato con gioia a "Non uccidere" su Rai 3 e poi ci sono un paio di spot in uscita... voglio vedere se mi riconosci!

E con i sogni come la mettiamo? li rinnovi ogni volta che ne realizzi uno?
Bella domanda! credo che funzioni così, sì... La verità è che quando mi appassiono di qualcosa tutto ciò che mi importa è farla meglio che posso e godermela fino in fondo. Anni fa non riuscivo a fermare le emozioni nella testa, adesso faccio un respiro e cerco di imprimerle nel cuore. Mi sento molto meglio.

Sei testimonial di Laboratorio Artigiano che ti veste anche in occasioni importanti come il festival di Fiuggi che hai presentato. Nell'ultimo servizio fotografico era chiaro un cambio di look e in conferenza stampa si parlava di sex symbol...
(ride, ndr) Dario Olmo di LA mi veste in modo impeccabile e forse quando ci si sente a proprio agio si diventa anche più sexy, ma non mi sento per nulla un symbol. Ho fatto un percorso energetico col mio personal trainer per prepararmi a The Blues Legend, ma il percorso interiore è quello di cui vado più fiero. Il resto lo lascio giudicare a chi mi guarda...

Ultima domanda, pronto per il tour?
Sì! Non vedo l'ora di girare l'italia con The Blues Legend! intanto ci godiamo il pubblico milanese fino al 22 ottobre al Teatro Nazionale che ci sta regalando ogni sera delle emozioni bellissime e sentire questo calore è fantastico...e poi andremo un po' ovunque quindi teneteci d'occhio perché arriviamo! Hold on...I'm coming!


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