Liegi, Enrico Marabelli è un "laido e viscido Bartolo". L'intervista di Fattitaliani: per l'opera ho lasciato la carriera da chirurgo

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Liegi appuntamento imperdibile per chi ama l'opera tradizionale con aggiunte spiritose ben consone allo spirito delle composizioni rossiniane. È di scena, infatti, fino al 24 ottobre "Il Barbiere di Siviglia" con la regia divertente e spassosa di Stefano Mazzonis di Pralafera e la direzione musicale di Guy van Waas. I costumi di Fernand Ruiz confermano l'intento di divertire e di suggerire leggerezza a tutta la narrazione. Nei panni di un Bartolo sospettoso e laido il bravissimo Enrico Marabelli, intervistato da Fattitaliani.

Ha già partecipato al "Barbiere di Siviglia": hai vissuto in maniera diversa la versione di Liegi? 
Ho preso parte a diverse produzioni di Barbiere, sia nel ruolo di Figaro sia, specialmente, in quello di Bartolo. La produzione di Liegi firmata dal Maestro Mazzonis ha un sapore decisamente sivigliano, sia nelle scenografie che nei costumi, ma soprattutto nella recitazione: abbiamo cercato di evidenziare i toni tipicamente andalusi, con gestualità ampia e ad espressività marcata, a tratt i,oserei dire, "caliente" 
Come ha reagito la prima volta che ti sei visto truccato nei panni del dottor Bartolo? 
Ho reagito con molta soddisfazione: Christine Pellet, la mia truccatrice, è stata bravissima a confezionarmi una parrucca molto elegante e nel contempo caricata, con un maquillage adatto alla mimica facciale di Bartolo.
Su che cosa in particolare avete lavorato col regista affinché il trucco corrispondesse alla personalità di Bartolo? 
Tutto è venuto di conseguenza, anzi è stata la combinazione delle due cose: il trucco ha sottolineato il carattere viscido e laido di Bartolo 
Bartolo considera Rosina quasi una proprietà. C'è qualcosa o qualcuno di cui è particolarmente geloso? 
Sono geloso di tutto! Di Rosina voglio sapere ogni cosa che fa in casa, ma più di ogni altra cosa mi preoccupo che non abbia contatti con Figaro, il cui tramite difatti le consente di conoscere da vicino Almaviva. 
Quali sono secondo lei i tratti imprescindibili di chi lavora nell'opera? 
Nel 2017 saranno 20 gli anni di attività. I requisiti sono tanti per fare bene l'opera: la giusta vocalità, saper recitare, e cercare di migliorare sia l'uno che l'altro aspetto 
C'è un momento particolare della sua carriera a cui guarda sempre con una speciale considerazione? 
Ricordo perfettamente i primi anni, quelli del debutto con l'Aslico (Associazione Lirica e Concertistica di Milano) la vittoria al cui concorso mi ha permesso di debuttare in teatro. 
Perché? 
Le spiego. Prima di cantare professionalmente ero un medico: nel 1997, nello spazio di una settimana, vinsi prima una Borsa di studio in chirurgia presso l'Università di Pavia, poi il concorso Aslico. Dovevo decidere cosa scegliere: la carriera da chirurgo o la carriera da cantante. Scelsi la seconda. Quindi i primi anni dì attività sono indimenticabili, specie per il carico di emotività che seguì quella scelta. Ricordo precisamente le prime prove musicali, le prove di regia, i volti dei colleghi, persino gli scherzi che ci si faceva vicendevolmente! Giovanni Zambito.
© Riproduzione riservata

Foto di Lorraine Wauters

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