di Roberto De Giorgi - CAROSINO
(Taranto) - Col sindaco di Carosino, dr. Arcangelo Sapio,
abbiamo appuntamento nel suo paese, dopo aver chiuso il suo studio di
medico a San Giorgio Jonico. Insieme ci rechiamo a Grottaglie per
parlare con gli autori del libro “Pane al veleno”, Ciro
Petrarulo e Ciro De Angelis.
In quel breve tragitto
parliamo della Sagra del Vino di Carosino che avrà luogo dal
27 al 31 agosto. Storico rito che fa diventare il piccolo comune che
ha superato i 7 mila abitanti luogo di attrazione di tutta la
provincia per la festa di fine estate. Anche con la fontana che nella
piazza centrare di fronte al Castello, spruzza vino per tutta la
durata della festa. Tutta l’Italia festeggia il vino in questo
periodo, del resto è prodotto nazionale. C’è però una punta di
rammarico nel sindaco quando dice in modo schietto: “Facciamo la
festa ma oramai non produciamo più vino, le cooperative sono in
liquidazione, le terre abbandonate, persino il fotovoltaico nei campi
nel cuore dell’agro storico dove si produceva il primitivo”.
Ma
come è accaduto tutto questo?
“La
mancanza di una conclusione della filiera del prodotto, con la tutela
del nome di origine, la definizione di un mercato, la
commercializzazione. Cose che non ci sono mai state, eppure
conserviamo ancora il know-how
agricolo del settore, perché per fare il vino non basta spremere
l’uva, occorre disciplina, arte”.
Si
rischia una festa sottotono? Ma non è proprio vero che la fatina
dell`industria non ammalia più?
“Alla
prima domanda rispondo: nient’affatto, la festa sarà sempre un
punto di riferimento, non chiudiamo la porta alla rinascita del
settore; poi per quanto riguarda l’intervento dei giovani, è
necessario che si approccino all’agricoltura non con la motivazione
di un ripiego, ma con l’innovazione e tutto quel discorso che
finora è mancato”.
A
proposito di Expo, io ricordo che nella mia passata esperienza di
dirigente sindacale del settore agro-alimentare, che nel 1989 si
parlava a Taranto, in numerosi simposi di Riconversione Industriale,
non è per questo che si affronta il Il risvolto sociale del
dibattito con la presentazione del libro “Pane al Veleno”?
“E
la finalità della sagra, riuscire a collegare il discorso su quale
futuro del territorio, dell’agricoltura, non potendo prescindere da
quello che è stato il ruolo della grande industria, cercando di
capire come riusciamo a superare gli errori del passato”.
Sta
parlando dell’ambiente, di quello che nel libro viene descritto
come “infelix culpa”?
“Non
solo, ma anche attraverso quello che è avvenuto negli anni 60 con lo
svuotamento della campagne attraverso un ruolo clientelare della
politica che dove ha potuto ha portato mezzo paese a lavorare
nell’Italsider, creando la figura del metalmezzadro metafora uscita
dal giornalista Walter Tobagi venuto proprio da queste parti quando
ci fu l’insediamento industriale. Una delle crisi che io ricordo è
legata ad una parcellizzazione del settore in piccole imprese
familiari, frutto delle passate riforme fondiarie, lascarsa
propensione alla aggregazione di prodotto, la distanza dai bayer del
mercato”.
Quest’ultima
risposta e riflessione arriva quando siamo giunti a casa degli
autori, di cui uno è maldisposto fisicamente e ci riceve a letto.
Entrambi Ciro di nome, il primo è Petrarulo, un giornalista con una
pluralità di esperienze in varie testate, che scrive la prima parte
del libro in quanto è stato responsabile della comunicazione in
tutti i suoi risvolti dell’Italsider e poi dell’Ilva. Fra i tanti
libri usciti, sulla storia dell’impianto siderurgico di Taranto,
abbiamo avuto quella del giornalista Roberto Raschillà
dell’ex Corriere del Giorno, forse troppo difensiva della scelta
industriale, oppure abbiamo anche un libro di Daniela Spera
“Veleno” che racconta esperienze di approccio negativo con le
imprese inquinanti, anche Pinuccio Stea nel parlare dei
sindaci che si sono avvicendati affronta il tema.
Questo
“Pane al veleno” di Ciro Petrarulo e Ciro De
Angelis è scritto, almeno per la prima parte, dal di dentro, da
uno che ha vissuto 35 anni nel sistema metallurgico, da una
postazione molto speciale, l’area della comunicazione. Mentre la
seconda parte è scritta da un formatore comunicatore che parla più
specificatamente del “veleno”, elaborando dati e statistiche.
Petrarulo è contento di incontrarci, il sindaco è anche suo medico,
e sbotta dicendo: “dal 2012 non è cambiato nulla!”. Il
riferimento è all’anno che lui nel libro, in un capitolo,
definisce “anno orribile”. L’anno dei primi arresti e l’avvio
dell’inchiesta della magistratura tarantina su “Ambiente
Svenduto” e l’anno del primo decreto “Salva Ilva”. In effetti
in tre anni sono cambiati presidenti del Consiglio e numero dei
decreti (per il momento siamo all’ottavo).
“Ho
vissuto nell’Italsider e nell’Ilva dirigendo il giornale
aziendale, conservo tutte le copie, anche di cose che i pochi che
sapevano sono andati via”
Anche
quando arrivo Riva?
“No,
il settore comunicazione fu chiuso, il privato non aveva bisogno di
parlare con la città o dipendenti”
L’altro
autore interviene parlando di quell’angolo di mondo che piaceva a
Orazio, contrapposto alla realtà attuale. De Angelis punta molto a
far emergere che il 2012: “sempre l’anno orribile il Sole24ore
esce con la classifica delle città ponendo Taranto all’ultimo
posto. Quindi nel libro ho analizzato gli indicatori assunti in
quella classificazione”. Ma è Petrarulo il più loquace.
Sottolinea la peculiarità del suo scritto riferendosi ai documenti
riservati che ha potuto conservare per il ruolo che aveva in azienda.
Come, per esempio, la vicenda della vendita. Qual era il valore
dell’impianto siderurgico alla vigilia della vendita? Ecco il
retroscena scandaloso della svendita, oppure le avvisaglie dello
stesso tecnico, incaricato dal governo, sulle criticità sociali e
ambientali del raddoppio che furono mantenute segrete. Questo e
altro, come per esempio la cronaca della prima inchieste del
procuratore Sebastio alle Partecipazioni Statali, quando era ancora
Italsider, e tutto questo con una scrittura essenziale con il taglio
giornalistico esperto di un maestro del settore.
Del
libro parleremo in una apposita recensione, perché merita un
adeguato approfondimento. Qui mi sono limitato a descriverne i
contorni, come un disegno a carboncino, così come venivano descritti
dagli stessi autori. Col Sindaco, nel viaggio di ritorno, ritorniamo
a parlare di questa manifestazione di fine estate. Del resto si è
potuto fare poco, quest’ultima stagione calda, perché tutti gli
spazi sono in ristrutturazione e inutilizzati - Il riferimento è
allo splendido cartellone dell’estate scorsa, musica, teatro, riti,
che abbiamo documentato nel nostro giornale. Ma c’è una sorta di
opzione etica che come un filo continuiamo a seguire nel percorso in
auto. Il pensiero al libro, al messaggio da utilizzare nella festa
dell’agricoltura che è la Sagra del vino. Così il medico
oncologo, che ha lavora da 35 anni per ’Ant, mi dice nel saluto
finale, quasi come una sorta di messaggio: “dobbiamo insistere sul
significato di un rapporto tra industria e agricoltura, che occorre
rivedere, per capire il nostro presente, come evitiamo gli errori del
passato.”
E
io aggiungo, nel salutarlo, anche capire “…come ne usciamo”
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29
agosto 2015 – ore 19,00 – Castello D’Ayala Carosino –
Incontro dibattito di presentazione del Libro “Pane al Veleno” –
di Ciro Petrarulo e Ciro De Angelis
Interventi
Arcangelo
Sapio – Sindaco di Carosino
Ciro
De Angelis – co-autore
Vincenzo
Fornaro – agricoltore vittima di “Ambiente Svenduto”
Coordina
l’incontro
Roberto
De Giorgi vice-direttore di Agoramagazine