Riciclaggio, dalle bottiglie di plastica nascono scuole nei Paesi più bisognosi

Prendi una bottiglia d’acqua di due litri, riempila con altri rifiuti non biodegradabili, legala stretta ad un’altra bottiglia simile e hai un EcoBrick. Tanti EcoBricks sono stati pensati come blocchi per costruire qualcosa di straordinario: scuole per bambini nei Paesi più bisognosi.
L’avventura  inizia in Guatemala - dove adesso ci sono 38 scuole - e ci porta attraverso le Filippine per arrivare in Sudafrica. L’inventrice è Susanna Heisse che, con la sua organizzazione Hug It Forward, ha avviato questo progetto benefico partendo dal web. Il suo sito, infatti, tiene il count down: 69 mesi, 60 scuole costruite, al costo di 6.500 dollari per classe.
E’ quanto riporta In a Bottle (www.inabottle.it) sul tema del riciclo.

Nelle Filippine settentrionali è stato anche creato un manuale open source, distribuito nelle scuole locali, nel quale si spiegano i vantaggi del riciclo e di questo approccio innovativo. Come parte del programma di studi, inoltre, gli studenti sono creare a un EcoBrick a settimana descrivendo il lavoro fatto per realizzarlo. Questi mattoni sostenibili rappresentano una soluzione diversa alla gestione dei rifiuti: cosa potrebbe infatti diventare a livello locale il recupero della plastica? Gli EcoBricks trasformano i rifiuti in un materiale altamente isolante e a prezzi accessibili e contribuiscono anche ad affrontare il problema della disoccupazione e della mancanza di alloggi.

Nella città di Greyton l’iniziativa sta cercando di contribuire in un paese fortemente colpito da problemi sociali quali la necessità di case abitabili in relazione alla popolazione sempre più in aumento. Nicola Vernon, uno dei fondatori dell'iniziativa, ha definito questo progetto un modello di transizione che si è adattato alle sfide di Greyton: “EcoBricks è il migliore esempio di integrazione sociale che io abbia mai incontrato in 30 anni di lavoro nei servizi sociali”. E in effetti, utilizzando questo approccio, sono in corso anche altre opere come orti comunitari in collaborazione con le scuole locali e un eco-villaggio che ha dato lavoro a 18 persone.
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Fattitaliani

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