Isa Danieli, figlia d’arte ha scelto
di fare l’attrice, “perché era nata per farlo”. Ha
lavorato con i più grandi Maestri del Teatro napoletano ed è
diventata Grande a sua volta. Ai giovani consiglia di scegliere il
suo mestiere con la testa e con il cuore, “è difficile arrivare
ma con grandi sacrifici lo si può fare”. Nessun progetto
cinematografico e televisivo, dice che spesso le signore e i bambini
la ricordano come la Reginella di Capri, ruolo che ha portato a
termine anni fa, tornando a calcare le tavole del palcoscenico
teatrale con successi di volta in volta più grandi. Attualmente è
impegnata in “Sogno di una notte di mezza estate” riscritto da
Ruggero Cappuccio, in scena fino al 18 luglio al Festival di BorgioVerezzi ed in autunno in tournée in giro per l’Italia.
Lei si definisce
figlia d’arte perché dalla parte paterna discende da una dinastia
di grandi attori, ha scelto questo mestiere per caso o avrebbe voluto
fare altro nella vita?
Non avrei potuto fare
altro nella vita, se non questo mestiere, come dice Eduardo “Forse
non sarei nato”. Sono nata attaccata ad un Teatro, in famiglia ho
degli Avi veramente importanti nel Teatro napoletano, i Di Napoli;
mia mamma era una cantante. Non avrei potuto fare altro ma mi è
anche piaciuto tanto farlo. Ho scelto di farlo, perché secondo me
ero nata per questo.
Ha appena citato il
Maestro Eduardo De Filippo, Lei ha avuto anche il piacere di lavorare
con altri grandi Maestri come Roberto De Simone e Nino Taranto. Cosa
ha attinto da ognuno di loro e tramanda nel suo lavoro, oltre a
portarci del proprio?
Tutto quello che ho
potuto apprendere, me lo porto dietro e quando è il momento di
mettere in atto un certo tipo di recitazione o di movimento in
palcoscenico, me ne ricordo perché ormai fanno parte della mia
personalità.
È diventata
attrice, imparando il mestiere sul campo?
Ho iniziato sessantadue
anni fa e non c’erano scuole di teatro e se ci fossero state, non
me le sarei potute permettere perché non ne avevo la possibilità.
Ho cominciato a lavorare molto presto, dovevo pensare a “mangiare”,
perché è per quello che si comincia. L’ho sempre considerato un
mestiere, una professione che mi permetteva di vivere anche
agiatamente. Oggi molti ragazzi si affacciano a questo mestiere ed
all’inizio è tutto complicato, poi piano piano si conquista un
posto in quello che è un meraviglioso panorama d’arte e ci si
assesta.
Consiglia ai
giovani di intraprendere il suo mestiere e cosa aggiungere per
arrivare?
“Se veramente hai
questo sacro fuoco, se hai deciso con la tua testa, con il tuo cuore
di fare l’attore o l’attrice, allora fallo. Bisogna che capiscano
che non è una strada facile”.
In prima
nazionale, con Lello Arena, il 16 luglio debutterete al Festival di
Borgio Verezzi, con Sogno di una notte di mezza estate, di William
Shakespeare nella riscrittura di Ruggero Cappuccio...
Una meravigliosa
riscrittura di Ruggero Cappuccio che è uno scrittore, un poeta, una
persona di grande statura drammaturgica. Ha riscritto il testo sulla
mia persona, sulla mia fisicità, sul mio modo di essere attrice e sul
modo di essere attore di Lello Arena. Ne è venuta una cosa molto
carina che a noi piace e speriamo piacerà anche al pubblico. Lo
spettacolo, dopo Borgio Verezzi sarà in scena in una decina di
piazze per farlo crescere e poi sarà in tournée in autunno. A Roma
sarà in scena al Teatro Parioli, dal 12 novembre.
Elisabetta Ruffolo