ARTE, DANTE D’ANDREA UN GRANDE DIMENTICATO…

Oggi il mondo dell’arte porta a costatare che tutto, arte, bellezza, qualità, si sono confusi e divenuti elementare primordiale mercimonio, con riferimento particolare al contemporaneo: cioè un artista -usiamo questo termine- è divenuto esattamente e spietatamente come una saponetta o una pillola o un pannolino: sono le regole del commercio che rendono buono e appetibile un’opera d’arte (usiamo sempre questo termine per capirci) anche quando è molto arduo definirla tale: i protagonisti di questa nuovissima e rivoluzionaria situazione che quotidianamente diviene più virulenta, sono da un lato il mercante o gallerista e dall’altro il compratore: il primo escogita tutti gli espedienti e tecniche promozionali per far crescere sempre più in alto le quotazioni del suo protetto e dall’altro lato il compratore il quale, ormai, è solo e quasi esclusivamente lo speculatore finanziario: in effetti l’oggetto d’arte è divenuto una azione di borsa, un settore di investimento!

L’opera d’arte si acquista solo ed esclusivamente come qualsiasi bene finanziario che si aspetta che aumenti di prezzo! In questi giorni va in vendita a New York un dipinto moderno a 140 milioni di dollari! Si traducano in lire! E qui ci arrestiamo.
E Dante D’Andrea? E’ stato tre volte sfortunato, come non pochi come lui, prima di lui: non ha avuto il mercante a lui adatto; i suoi, siano essi parenti o cultori o collezionisti, non sono stati in grado o non hanno potuto/voluto promuoverlo e farne conoscere il messaggio artistico; era veramente grande e quindi troppo umile e modesto, mai soddisfatto, sempre alla ricerca. Ovviamente non parliamo delle pubbliche istituzioni che pur avrebbero l’obbligo di saper valorizzare e promuovere i figli eccelsi a beneficio della collettività, perché troppo occupate a cementificare e a asfaltare, sia in quel di Cassino e sia in quel di Fondi/Lenola, patrie adottive del Maestro, figlio di Napoli.
Ora a seguito di una iniziativa privata vengono esposti per la prima volta circa settanta disegni e acquarelli risalenti ad un periodo compreso tra il 1966 e il 1975, vale a dire al periodo della piena maturità dell’artista e dei suoi più elevati conseguimenti. Le opere, acquistate dalle mani stesse dell’artista, in gran parte controfirmate e datate, non sono mai state esposte quindi sono meravigliosamente inedite e una sorpresa scoprirle ed ammirarle.
E l’iniziativa, pur se con mezzi modesti, si propone proprio di risvegliare l’attenzione su questo specialissimo artista, sia da parte dei diretti interessati soprattutto collezionisti ed amatori e sia da parte delle istituzioni preposte quali Università, istituti d’arte, Accademia.
E a dispetto dunque di tale contesto tutt’altro che stimolante e gratificante, ancora più luminosa è la figura di Dante D’Andrea e ancora più imperdonabile la sua emarginazione. Non si immagina nemmeno che cosa mai hanno scritto di lui e con riferimento ai suoi disegni e acquarelli alcuni personaggi massimi della cultura italiana: alludiamo a Salvatore Quasimodo, a Giuseppe Marotta, a Vasco Pratolini, a Primo Levi, a Michele Prisco per restare solo nella crema. A questo proposito va espresso il concetto che Dante D’Andrea era eminentemente un illustratore e disegnatore, la sua vena poetica e pure ideologica, è solo attraverso l’opera grafica che si è espressa e palesata pienamente e meritatamente, “l’impennata del segno è la tua impronta più diretta” dirà Domenico Purificato, perciò è qui che si manifestano e consolidano i suoi meriti.
Dante D’Andrea, uomo libero, era un socialista, ma non di quelli accademici e convenzionali e parolai e trasformisti, bensì militante e convissuto e anche questo aspetto della sua personalità, in un contesto puramente e pienamente democristiano quale quello in cui è vissuto, non gli ha certamente giovato al fine di possibili riconoscimenti pubblici: pertanto splendidi e tutti da pubblicare e illustrare i suoi disegni e acquarelli e interventi analoghi sperduti nel privato collezionismo aventi per oggetto le lotte partigiane e della resistenza, quelle delle guerre nel mondo, quelle della violenza e prevaricazione in genere nei regimi autoritari, quelle degli operai sempre oppressi e sfruttati: voglio ricordare uno dei suoi riconoscimenti e anche successi più qualificanti e cioè le sue illustrazioni e vignette sull’Avanti, alla su epoca un nobile e affermato quotidiano, dove d’Andrea era regolarmente presente, in prima pagina: illustrare sull’Avanti non era dunque solo motivo di prestigio ma riprova e conferma di non comuni prerogative artistiche.
La iniziativa ha luogo a Cassino nei locali g.c. in Viale Dante 42-44 solo per pochi giorni.

Michele Santulli
Fattitaliani

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