Libri, “Caravaggio tra originali e copie" per scoprire l'artista attraverso le copie delle sue opere più celebri

Capire l’importanza che hanno avuto le copie delle proprie opere nella fortuna di un artista come il Caravaggio. E’ questa una delle domande a cui tenta di rispondere il volume “Caravaggio tra originali e copie. Collezionismo e mercato dell’arte a Roma nel primo Seicento”, scritto da Barbara Savina, e presentato in questi giorni ai Musei Vaticani. Il volume spiega chi erano gli autori e i committenti di questi falsi storici e il loro valore sia economico che artistico. Il commento dell’autrice al microfono di Marina Tomarro

“Il suonatore di liuto”, il “San Giovanni Battista”, “La cena di Emmaus”, “I musici” sono tra le opere più celebri di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio e tra quelle maggiormente copiate già dai primi anni del 1600, proprio quando l’artista era all’apice della sua carriera. E il volume “Caravaggio tra originali e copie” vuole raccontarci proprio questa storia. L’autrice Barbara Savina:
R. - L’idea nasce da un problema molto interessante: mi andava di approfondire il discorso del metodo, di trovare un approccio che fosse utile a distinguere gli originali dalle eventuali repliche in modo da portare un po’ di ordine anche nel mercato; ho visto tante scoperte sorprendenti, ho visto che Caravaggio continua ad affascinare, ma spesso alcune attribuzioni possono fuorviare.
D. - Cosa è venuto fuori dalle sue ricerche?
R. - Le recenti tendenze "espansioniste" richiedono grande prudenza e sicuramente integrare una pluralità di approcci è vincente. In questo noi siamo fortunati, perché l’evoluzione del mondo della ricerca ci dà proprio questa possibilità. Quindi abbiamo una grande mole di dati e possiamo studiare nuovi metodi.
D. - Che importanza avevano le copie all’epoca?
R. - Avevano una sorta di vita parallela: da una parte venivano promosse come esercizio nel tirocinio formativo dei giovani apprendisti – questo ce lo raccontano le fonti – Caravaggio era proposto come modello alla stregua dei grandi maestri del passato. Ma, dall’altra poi quando sperimentano e sviluppano pratiche nella produzione di copie c’è il problema che queste vanno ad invadere il mercato. C’erano dei personaggi abili, bravi a far girare copie come presunti originali. Per questo motivo il discorso è così complesso però affascinante.
E la più antica copia documentata da un originale del Caravaggio è “L’incredulità  di San Tommaso” risalente al 1606, e da diversi epistolari si può leggere che dopo la partenza dell’ artista da Roma, molte erano le copie anonime delle sue opere in circolazione. La riflessione della storica dell’arte Silvia Danesi Squarzina:
R. - Sono importanti perché ci riportano all’originale e ci consentono di capire meglio il fenomeno “Caravaggio” che è diventato enorme negli ultimi anni. Questo artista ha una notorietà europea e mondiale ed è uno degli elementi trainanti della nostra storia dell’arte, dei nostri musei. Indubbiamente la fortuna di Caravaggio è fatta anche non solo dai seguaci che hanno utilizzato il suo linguaggio, ma anche dai modesti copisti, perché forse tra questi c’erano dei bravi pittori: alcune di queste copie sono veramente ottime. Alcune vengono considerate dei doppi. Questa è una domanda importante: Caravaggio dipingeva dei doppi? Questa è una domanda a cui non si può dare ancora una risposta definitiva!
E Caravaggio appare come un artista senza tempo capace ancora di affascinare, provocare e far parlare di sé attraverso le sue opere. Antonio Paolucci direttore dei Musei vaticani:
R. - Oggi Caravaggio è un must, secondo solo a Michelangelo nell’attrazione popolare; è al culmine della sua fortuna. E il mercato antiquario è molto interessato a Caravaggio, alle sue varianti e alle sue copie. C’è una varietà sterminata di copie dove c’è un interesse degli studiosi, del mercato e un interesse del pubblico.
D. - Queste copie quanto sono state importanti per individuare poi gli originali del Caravaggio?
R. - Sono state importanti ed in certi casi hanno permesso di risalire all’originale; in altri casi alcune copie sono apparse di qualità talmente alta da essere giudicate come delle repliche d’autore, cioè che Caravaggio abbia fatto non solo un originale ma due ad esempio. Il libro parla di questo: della delicatezza e dell’importanza di questo specifico campo di ricerca. Marina Tomarro, Radio Vaticana, Radiogiornale del 19 aprile 2015.
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