Kurdistan, la testimonianza dell’insegnante Malù Villafane, volontaria per ridare speranza ai profughi

Proseguono in Iraq gli scontri tra le forze di sicurezza irachene e i jiadhisti del sedicente Stato islamico, in particolare nella provincia di Anbar. Già dallo scorso giugno, l'avanzata delle milizie del sedicente Stato islamico ha causato nel Paese migrazioni forzate. Le città di Sinjar e Mosul, con i villaggi cristiani adiacenti come quello di Qaraqosh, sono state invase dall’Is e molti degli abitanti, costretti a fuggire, si sono rifugiati ad Erbil, in Kurdistan dove, presso il Santuario locale, è stato allestito un Centro di accoglienza. Qui presta servizio come volontaria anche l’insegnante Malù Villafane. Dopo 8 mesi, superate le necessità primarie, qual è la condizione di vita di questi profughi? Ascoltiamo la testimonianza di Malù al microfono di Adriana Masotti

R. - Infatti ora emergono altri problemi, problemi di convivenza, problemi relativi alla sistemazione dei propri figli: loro parlano arabo e quindi non riescono ad inserirsi subito nelle scuole pubbliche perché la lingua parlata qui è quella curda; poi ci sono anche problemi relativi alle donne che hanno subito tutti i tipi di violenza o ai bambini che hanno perso i loro genitori, o ancora alle malattie difficilmente curabili, perché non ci sono più le medicine.
D. – A proposito dei bambini, tu ti occupi proprio di loro …
R. – Per me è un privilegio dare il mio aiuto ed organizzare alcune attività anche con altri volontari: lezioni di inglese, francese, pianoforte, computer …  tutte queste attività che danno anche sfogo ai bambini, ai ragazzi che sono nel Centro.
D. - È possibile sapere qualcosa di loro, come vivono questo momento fuori dalle loro case …
R. – Loro hanno espresso il desiderio di poter ritornare nella propria casa, nella loro stanza, andare nelle scuole dove sono cresciuti. Anche se c’è accoglienza loro si sentono estranei a Erbil.
D. – Che cosa ti spinge a lavorare in mezzo a queste persone così provate?
R. – Quando sono andata nel centro ho visto dei bambini tristi. Era settembre quando sono andata lì. Erano tristi, erano persi, non sorridevano. E questo mi ha portato tanto dolore perché io mi ricordavo che da bambina ero sempre felice. Allora, piano piano, insieme ad alcuni organizzatori abbiamo deciso di creare alcune attività semplici, come giocare con loro, creare un’aria familiare per fargli sentire che si può trovare la forza di andare avanti. Io mi ritengo fortunata, perché mi sento arricchita. Ieri sono stata al Centro e il sorriso con il quale mi hanno accolta era commovente. Mi sento di voler dare speranza a questi bambini, alle madri che hanno perso tutto, ai padri che non riescono a trovare lavoro. Speriamo che questo sia un piccolo seme di pace nella quale tutti noi crediamo.
D. – Che cosa significa la Pasqua per i cristiani che vivono con te il dramma della violenza, dell’intolleranza?
R. – Parlavo con uno di loro proprio ieri. Diceva: “Noi ci sentiamo come Gesù che ha perso tutto: non ha nulla davanti, soltanto Dio”. Grazie alla presenza del cardinale inviato dal Papa, il card. Filoni, hanno sentito l’amore diretto del Papa, si sentono veramente amati dalla Chiesa. Loro sentono che in questo momento stanno vivendo la Passione di Cristo e che prima o poi avverrà la Risurrezione.
D. – C’è un appello che senti di voler fare rivolgendoti a noi come cristiani e come occidentali?
R. – Chiedo soltanto che ci sia la possibilità per tanti di comprendere che abbiamo veramente bisogno di capire le altre persone, come i musulmani, di avere un dialogo tra le diverse religioni, di accogliere le differenze dell’uno e dell’altro, perché i musulmani non sono cattivi, anzi sono proprio loro che all’inizio hanno dato una mano. Sono andati al Centro, si sono presentati, hanno offerto le loro case. Per cui l’appello che posso fare è che siamo veramente sinceri nel vivere la nostra cristianità, senza chiuderci nel nostro mondo. Poi, se potete, dateci una mano. Ci sono tantissime cose da fare ancora, anche voi nelle vostre città potete fare qualcosa. Adriana Masotti, Radio Vaticana, Radiogiornale del 12 aprile 2015.
Fattitaliani

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