Cinema, nelle sale “La dolce arte di esistere” film delicato sull’adolescenza. Intervista al regista Pietro Reggiani

In sala da oggi un film delicato sull’adolescenza, le difficoltà del crescere, la fragilità delle relazioni: Pietro Reggiani dirige “La dolce arte di esistere”, un film insolito e lodevole nel panorama del cinema italiano. Il servizio di Luca Pellegrini

Massimo sente su di lui l’attenzione spasmodica dei genitori. Oltre all'insicurezza, questo lo rende fragile e spesso del tutto invisibile. Mentre quelli di Roberta non si curano di lei mentre vorrebbe che qualcuno la vedesse davvero, le prestasse quel minimo di premura affettuosa. Quando questo non succede, il nulla la inghiottisce e diventa anche lei invisibile. Pietro Reggiani ha diretto con mano leggera – “volatile”, precisa – la sua opera seconda, “La dolce arte di esistere”, nella quale i due giovani e bravi protagonisti affrontano - nella famiglia, con gli amici, a scuola, sul lavoro – gli scogli e le difficoltà dell’adolescenza con questa loro propensione a sparire quando le pressioni emotive si fanno troppo forti o troppo deboli. Fino a quando da un improbabile incontro forse nascerà tra loro un affetto duraturo, oltre alla visibilità definitiva. Abbiamo chiesto al regista veronese com’è nata l’idea di questo film delicato, originale e minimalista:
R. - Diciamo che mi piace cercare dei paradossi per raccontare delle situazioni. Quindi non trovavo convincente che la metafora di diventare invisibile potesse raccontare una difficoltà a vivere, quando ho capito che potevano essere due invisibilità opposte - quindi di chi scompare perché incapace di resistere alla pressioni e chi invece scompare perché ha assolutamente bisogno di poter aver delle attenzioni - mi è sembrato che ci fosse una chiave per poter poi andare a fare una panoramica. Mi piace che fossero le storie di questi due personaggi e soprattutto del mondo che li circondava.
D. - Perché per lei esistere può anche essere una dolce arte?
R. – Certe volte esistere può essere veramente faticoso, veramente difficile riuscire a trovare un proprio equilibrio, ma - al tempo stesso - poterlo raggiungere significa andare verso una dolcezza. Quindi è una speranza che tutti abbiamo, quella cioè di riuscire ad equilibrarci meglio e ad avere un rapporto migliore con il mondo e quindi andare verso la dolcezza.
D. - Tutto è raccontato senza mai una volgarità…
R. – Io trovo che la volgarità sia soltanto qualcosa che poi allontana da qualcosa di più profondo, ma anche di più divertente…
D. - Cosa dovrebbero ricordare i giovani spettatori di queste "sparizioni"?
R. – Credo che il film sia positivo ed apra alla speranza di sapere che se anche abbiamo grandi difficoltà, anche se abbiamo grande tensioni, la possibilità di riuscire ad affrontarle e a risolverle c’è e va seguita, rincorsa, con la fiducia che ce la si possa fare. Luca Pellegrini, Radio Vaticana, Radiogiornale del 12 aprile 2015.
Fattitaliani

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