Opera, Alceste di Gluck: una lezione di misura dalla Fenice di Venezia. La recensione di Fattitaliani

Fattitaliani
Nella magnifica cornice di una Venezia piovigginosa, alla Fenice va in scena l'Alceste di Gluck con una regia dove misura e sobrietà sono i fili conduttori di una narrazione nella quale la musica ottocentesca e una vicenda classica tratta dall'Alcesti di Euripide - ma riportata in chiave 'melò" dal libretto di libretto di Ranieri de' Calzabigi - vengono rese con raffinata 'neoclassica' modernità. 
La misura della direzione musicale, la capacità di un coro protagonista ma mai sopra le righe, la raffinata scenografia, i costumi lineari, evidenziano la bravura vocale dei protagonisti e il loro talento teatrale, talento teatrale che dà un contributo essenziale alla resa di una plausibilità psicologica di una vicenda mitica.
 

Admeto, re di Fera in Tessaglia è in punto di morte; la moglie Alceste, i loro figli e tutto il popolo sono angosciati. Alceste prega Apollo di lasciarlo vivere; il dio risponde che il re morirà, a meno che qualcuno non decida di sacrificarsi al suo posto, cosa che Alceste fa; Admeto guarisce ma Alceste muore, ma il dio, commosso dalla generosità del gesto, la restituisce alla vita.
Sapiente la regia di Pier Luigi Pizzi, che ha saputo costruire scene potenti come quella dell'albero nell'Ade, con il richiamo delle ombre ad Alceste (un'eccellente Carmela Remigio): una regia misurata e profonda che ha ricavato il possibile dall'opera di Gluck e ha saputo creare un dialogo efficace fra il coro e i protagonisti, in un ammirevole equilibrio narrativo che si traduce in una compattezza senza sbavature fra le varie componenti dell'opera di Gluck.
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LA SCHEDA
Pier Luigi Pizzi firma il nuovo allestimento dell’Alceste di Christoph Willibald Gluck, proposto nel tricentenario della nascita del compositore (Erasbach, Baviera, 1714 - Vienna 1787). Già autore di tre famosi allestimenti dell’opera, nel 1966 a Firenze (versione italiana, con la regia di Giorgio De Lullo), nel 1984 a Ginevra (versione francese) e nel 1987 alla Scala (versione italiana), Pier Luigi Pizzi tornerà una quarta volta su Alceste, nella versione originale in italiano andata in scena al Burgtheater di Vienna nel 1767, per un allestimento del tutto nuovo coprodotto dalla Fondazione Teatro La Fenice e la Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, di cui firmerà come d’abitudine regia, scene e costumi. La direzione musicale sarà affidata a Guillaume Tourniaire; nel cast Carmela Remigio sarà Alceste, Marlin Miller Admeto. 
Christoph Willibald Gluck, esponente del primo classicismo viennese, ha un ruolo determinante nella riforma e semplificazione dell’opera seria, che nel Settecento vive un periodo di declino. Tassello fondamentale della citata riforma, insieme al più famoso Orfeo ed Euridice, è proprio Alceste, che ripropone la struggente storia narrata da Euripide: il re Admeto sta morendo, e la moglie Alceste offre ad Apollo di scambiare la propria vita con quella dell’amato. Quest’atto di devozione estrema impietosisce il dio, che permette alla donna di ritornare dall’Ade. L’opera presenta due versioni, una con libretto italiano di Ranieri de’ Calzabigi, andata in scena al Burgtheater di Vienna il 26 dicembre 1767, e una in francese, rappresentata a Parigi nel 1776.

Venezia: Teatro La Fenice
direttore: Guillaume Tourniaire
regia, scene e costumi : Pier Luigi Pizzi

versione Vienna 1767

personaggi e interpreti

Admeto | Marlin Miller
Alceste Carmela Remigio
Eumelo Ludovico Furlani* / Ernesto Gemperlé*
Aspasia Anita Teodoro*/ Tanja Plaisant
Evandro Giorgio Misseri
Ismene Zuzana Marková
Un banditore / Oracolo Armando Gabba
Gran sacerdote d’Apollo / Apollo Vincenzo Nizzardo

direttore Guillaume Tourniaire 

regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi
light disigner Vincenzo Raponi

Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
maestro del Coro Claudio Marino Moretti

* Piccoli Cantori Veneziani
maestro del Coro Diana D’Alessio

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