Il progetto Città in Movimento legato allo spettacolo Le sorelle Macaluso di Emma Dante (recensione) è un racconto fotografico di Carmine Maringola sul ricordo dei defunti. Ispirandosi al lavoro teatrale di Emma Dante, che affronta il tema della presenza della morte nella memoria della famiglia, il progetto ha coinvolto sette allievi attori dei laboratori svolti dall'associazione Airots: a loro è stato chiesto di ricordare una persona cara scomparsa attraverso una frase, un oggetto e un luogo della città. Napoli, città del debutto dello spettacolo, e Palermo, città in cui Emma Dante vive e lavora con la sua compagnia, sono fortemente legate per riti e tradizioni. Ne è nata una mostra fotografica itinerante che segue il tour teatrale dello spettacolo che nei giorni scorsi è stato rappresentato a Bruxelles. Fattitaliani ha intervistato Carmine Maringola.
In che modo la sua esposizione si è associata e si lega tuttora con lo spettacolo di Emma Dante?
L'esposizione fa parte del progetto Moving City legato a Citys On Stage ed è nata proprio in relazione allo spettacolo “Le sorelle Macaluso” di Emma Dante. Lavoro come attore, fotografo e scenografo della compagnia Sud Costa Occidentale da più di dieci anni, ed anche per lo spettacolo “Le sorelle Macaluso” ho assistito a tutta la fase di preparazione durata circa due anni tra laboratori e prove. Il legame con il lavoro di Emma Dante è quindi estremamente forte. La tematica della morte, focalizzata soprattutto nel rapporto di rimembranza che i vivi hanno con i morti, è stato ispirato da quello che vedevo in scena. Ho cercato di raccontare la convivenza tra vivi e morti attraverso il legame tra gli oggetti ed i luoghi che i morti hanno lasciato come segni distintivi nella memoria dei loro parenti. Una cravatta, un bastone, una porticciolo, elementi all'apparenza inanimati e anonimi, acquistano l'aurea delle reliquia in quanto portatori del ricordo; un legame a due che trasforma in presenza l'assenza attraverso il potere dell'evocazione. Così come nello spettacolo di Emma Dante la promiscuità dei vivi e dei morti non è un'esperienza spiritica, né un percorso nell'oltretomba animato da fantasmi ma un ricordo talmente forte da farsi vivo. La memoria in quanto immaginifica ha bisogno di appigli figurativi ed ecco che l'anima del defunto si trasferisce dal corpo finito al luogo o all'oggetto che gli sopravvive.
La morte appare attraverso la vita, è evocata, è raccontata dai vivi. Anche nelle foto di teschi del cimitero delle Fontanelle di Napoli sono presenti elementi della quotidianità, della vita che continua. I fedeli che si recano in questo suggestivo ossario pregano e si affezionano a dei morti senza nome quindi privi di storia e di memoria, li omaggiano con oggetti pregni di vita: monetine, biglietti del bus, bambole, arnesi di lavoro. Si regala vita ai morti.
L'esperienza della morte in tutte le foto è un'esperienza della vita che guarda la morte, non una morte generica ma la morte di una persona cara della quale non ci si vuole separare, che deve continuare a vivere nella nostra quotidianità. Nella casa di Ivan Iliucci i mobili sono pieni di foto di bambini appena nati e di parenti morti; tutti insieme, vivi e morti, gioia e dolore per illudersi che l'assenza possa essere meno drammatica e che la grande incognita verso la quale andiamo abbia le stesse regole della nostra giornata quindi della vita.
La presenza dei morti nella vita degli italiani (soprattutto meridionali) si va attenuando nel tempo e permane ancora forte?
Non posso parlare del sud Italia in generale ma delle due città meridionali che maggiormente conosco: Napoli dove sono nato e cresciuto e Palermo dove vivo da circa dieci anni. In queste città, sebbene con rituali e modalità diverse, la presenza dei morti è sempre molto forte e la tradizione rivive e viene rinnovata anche dalle nuove generazioni. Il rapporto con i morti è molto forte ed ha le stesse modalità dei rapporti tra vivi, è fatto di richieste, confidenze, narrazioni. In alcune feste la tavola viene apparecchiata anche per i parenti morti. Gli estinti diventano un legame con l'aldilà, vengono invocati e pregati come se fossero dei santi con la differenza che dialettica è più diretta visto che si tratta di membri della famiglia.
Una volta organizzate ed esposte le fotografie, guardandole le hanno suscitato una sensazione inaspettata oppure hanno confermato idea e sentimento di partenza?
Quando ho iniziato a scattare le foto non avevo alcuna idea di come avrei organizzato l'esposizione, non sapevo quante foto avrei utilizzato né in che formato le avrei stampate. L'unica cosa che avevo in mente era quella di raccontare attraverso i ricordi delle persone sia i loro cari che il rapporto che avevano con la città di Napoli. Oggetti, luoghi, frasi e volti. Passare dal particolare alla panoramica, dal viso alla città usando come percorso una delle frasi che mi hanno raccontato gli attori coinvolti nel progetto.
Vedere l'allestimento finito mi ha dato la sensazione che in parte questo tentativo è riuscito. La mostra segue lo spettacolo e viene allestita nei teatri, luoghi che non hanno una vocazione espositiva dichiarata, questo forse rende ancora più suggestivo il risultato finale. Purtroppo non posso seguire la mostra in tutte le sue tappe anche se sarei estremamente curioso di sapere come reagisce il pubblico delle diverse città, dal nord al sud dell'Europa.
Il grande tabù che la società contemporanea deve superare nei confronti della morte è quello relativo all'eutanasia. Bisogna affrontare l'argomento in maniera lucida e serena priva di preconcetti religiosi per permettere di gestire in maniera dignitosa i trattamenti medici legati alla fine della vita. Sono sempre maggiori gli accanimenti terapeutici a cui sono sottoposti molti malati terminali poiché la morte è considerata come una sconfitta e non come un percorso naturale nella vita di un essere umano. Una società che vive la vecchiaia come una malattia dalla quale cerca di fuggire ha totalmente sovvertito l'ordine naturale delle cose, cercando di dichiarare guerra alla morte, senza accettarla come un momento della vita da vivere con serenità garantendo al moribondo la minor sofferenza possibile. Su questo argomento, sicuramente a causa del grande potere della chiesa cattolica, l'Italia è ancora molto indietro, ha molta strada da fare, bisogna dare dignità all'esistenza attraverso l'accettazione della più evidente legge della natura quella la vita inizia e poi finisce. L'eternità è un concetto di cui non riusciamo a fare a meno, per paura di vanificare la nostra esistenza, ma l'eterno può essere vissuto attraverso il ricordo: la rimembranza fa vivere i morti attraverso i vivi è questo è già un eterno.
La maggior parte delle persone sono affascinate, incuriosite, questo è dovuto soprattutto ai primi piani e alle ambientazioni. Napoli è sempre stata una città tesa tra la vita e la morte: è una moribonda che balla la più ritmata delle tarantelle. Giovanni Zambito.
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