Teatro Ghione di Roma, dall’11 al 16 novembre Saverio Marconi in "Variazioni enigmatiche". L'intervista di Fattitaliani

Variazioni enigmatiche intrigante gioco psicologico che punta sulle illusioni e disillusioni della vita; un confronto disperato fra due uomini, Abel Znorko (Saverio Marconi) misantropo e arrogante, Nobel per la letteratura che si è ritirato a vivere da eremita in un’isola sperduta del mare della Norvegia, vicino al Polo Nord (ma conserva un intenso rapporto epistolare con la donna amata) - e Erik Larsen (interpretato da Gian Paolo Valentini), sconosciuto giornalista cui lo scrittore concede un’intervista. L’incontro, tra ferocia e compassione, si trasforma in una sconvolgente scoperta di verità taciute e dell'illusione in cui i due si sono calati.

Un testo imprevedibile, che alterna sentimenti e drammatici colpi di scena, in cui l’ironia più tagliente si trasforma in commozione, la tenerezza in folle crudeltà. Un raffinato e crescente duello dialettico, fino alle sciabolate finali concluse con l’epiteto “Ti scriverò” tra Znorko e Larsen, che non lascerà scampo a nessuno: né ai protagonisti né al pubblico. La scenografia, curata da Carla Accoramboni, segue l’idea di una scena sospesa, una casa che ha pareti ma non ne ha, come l’isola dove si svolge la storia, che lascia il più possibile spogli i personaggi. Anche il disegno luci, firmato da Valerio Tiberi, gioca un ruolo fondamentale, ricreando all’interno un ambiente intimo e caldo ed evocando invece il gelido crepuscolo artico che filtra dall’esterno. 
Variazioni Enigmatiche è tratto da un’opera di Schmitt e tratta vari temi, qual è quello che la rappresenta di più? 
Sicuramente l’amore che è il tema principale. Il testo narra appunto di una storia d’amore e si scopre poco per volta come si è svolta tutta la vicenda. E’ proprio questo il fascino del testo, sono due modi di affrontare l’amore in maniera differente. E’ un’intervista in tempo reale. 
Un amore verso una donna che non compare mai in scena ma che è assolutamente protagonista? 
Sì ed è per questo che ho scelto come regista una donna, Gabriela Eleonori, per dirigere una storia dove si parla sempre di questa donna amata da entrambi. Il punto di vista femminile era fondamentale. 
L’incontro tra musica e parole a cosa porta? 
Il titolo dell’opera fa riferimento a Enigma Variations, composizione del musicista inglese Edward Elgar, quattordici composizioni e quattordici variazioni su un tema musicale che però non si riesce mai ad individuare. La cosa è un po’ strana ed è da qui che prende spunto la commedia. La musica non è che fa parte dello spettacolo, è solo una particolarità dell’autore. E’ un po’ quello che succede nel genere umano in cui abbiamo tante variazioni ma con difficoltà si individua chi siamo veramente.
La solitudine viene rappresentata dalla casa isolata di Abel che si trova al Polo Nord. Perché vuole scappare da questa donna o per altri motivi? 
No, per concentrarsi su se stesso, sulla scrittura, sulla sua vita, vuole essere libero di costruire la sua vita. 
Libero da cosa? 
Dalla banalità della vita, dalla volgarità del mondo. C’è una battuta “ma lei non ha radio, televisione?” Non amo essere sommerso dalle banalità. 
Un’altra battuta è “Essere degli abili falsari” in che senso? 
E’ legata alla sua professione di scrittore ed il suo intervistatore gli chiede di dire la verità. Lui gli risponde “Cosa gli fa credere che la verità riveli più della menzogna”? “Non vendo verità, fornisco solo artifici” perché chi scrive inventa. Per lui quando una pagina è forte, è viva, la si deve al talento dello scrittore e non alla vita. 
Il tempo dona la consapevolezza che nulla è per sempre, in che senso?
Lui voleva che questo amore durasse per sempre e dice “Molto spesso diciamo che quando siamo presi dalla passione, questa sarà per sempre, durerà in eterno ma questa eternità dura molto poco.
In Francia il personaggio è stato interpretato da Alain Delon, in Inghilterra da Donald Suterland, cosa ha preso da loro e cosa ha portato in più in questo personaggio? 
Questo personaggio deve avere un suo fascino, deve avere una certa età, un ex bello per poter suscitare negli altri delle passioni sfrenate. Con la regista abbiamo lavorato alla traduzione e poi siamo andati dall’autore che conosco bene perché ci ho lavorato a Parigi quando ho fatto Les Folies Bergère, lui ha fatto la traduzione dall’inglese al francese. Quando ho deciso di fare l’attore, mi è tornato in mente questo testo e mi ha detto subito di sì. E’ venuto a vederlo a Roma e mi ha fatto questa dedica sul copione: “Grazie Saverio per un grande momento di teatro. Hai trasformato la partitura delle parole nella partitura delle emozioni. Non hai imbrogliato. Sei un uomo magnifico. Grazie”. Siamo rimasti molto fedeli al testo, non ci sono né artefici né falsità, non abbiamo tagliato nulla.
Elisabetta Ruffolo. 
© Riproduzione riservata
Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Ghione di Roma dall’11 al 16 novembre, con una recita - quella di domenica 16 alle ore 17 - “senza barriere”, cioè accessibile anche alle persone con disabilità sensoriali, attraverso il servizio di audio descrizione (una voce narrante inserisce un commento all’interno della trama), la traduzione in LIS e visite sensoriali (la possibilità di toccare scenografia, attrezzi e costumi di scena). Il Teatro Ghione si conferma, così, come l’unica realtà nel panorama teatrale italiano che ha scelto di schierarsi al fianco delle persone in difficoltà, regalando loro la possibilità di vivere l’esperienza del Teatro. La tourneé è iniziata a San Severino dove è stata fatta anche una rappresentazione scolastica al mattino ed è stata una grande emozione vedere il teatro pieno di ragazzi che segue con attenzione. Dopo Roma si sposterà a Milano, tornerà a Firenze per la terza volta. Niente spettacoli al Sud. Con la Compagnia della Rancia faranno due nuove edizioni di Pinocchio e Grease. 
Fattitaliani

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