"Time Out of Mind" di Oren Moverman, Richard Gere è un "senzatetto" irriconoscibile nel film da lui interpretato e prodotto

Richard Gere, parla degli invisibili di New York in un ruolo diverso da cui il pubblico è abituato a vederlo. E' un senzatetto che chiede l'elemosina e vive per strada come un clochard. Il film girato in 3 settimane con low budget, non è un film commerciale come lo stesso Gere lo definisce, ma il tema così serio del progetto cinematografico che lo vede impegnato anche come produttore andava raccontato. 

"Sono 60 mila i senzatetto a New York di cui solo 20 mila sono bambini. In America vige una legge secondo la quale e secondo i requisiti che possiedi, si dà assistenza ai senzatetto. Un posto letto dove dormire e buoni pasti per sfamarsi. Abbiamo girato il film con le telecamere nascoste, con teleobiettivi e con inquadrature a campi lunghi, molte zoomate. Pochi dialoghi e molti silenzi. La musica è quasi inesistente quasi a sottolineare una certa cacofonia. E' la vita di strada che riempe l'inquadratura che ci racconta la storia." 
Come è nato il progetto? 
"Ho avuto la sceneggiatura circa 10 anni fa ma quello non era il momento giusto per fare il film, però ho subito capito che era un film che volevo fare per il tema che trattava. Ho fatto un lavoro di ricerca e di riflessione sui senzatetto. Poi abbiamo deciso di girare senza farci scoprire con le telecamere nascoste e devo dire una volta preparato dalla costumista, nessuno mi ha riconosciuto per strada. Hanno pensato di tenere le distanze da un barbone. La gente per strada è isolata." 
Che messaggio porta il film? 
"Quando vedo questo film penso ad un messaggio universale. Il desiderio forte di appartenenza che ogni uomo prova, la necessità di trovare un posto nel mondo. Tutti in un certo momento della nostra vita ci chiediamo cosa significa casa". 
Il film inizia senza la presentazione di questo uomo senza raccontare la sua storia, lo vediamo direttamente per strada: come mai? 
"Se dedichi tempo a guardare la gente per strada, la capisci. Non mi interessa la facilità e non mi interessava raccontare il passato di quest'uomo. Se vedi per strada uno che cerca l'elemosina non ti interroghi sul suo passato, cerchi di evitarlo". 
Che pensi della produzione americana in questo tempo di crisi? 
"Gli studios hanno paura ad investire e se pensi a questo film, non lo definirei commerciale, questi non sono film che ti fanno guadagnare, ma sono film seri. Quando presenti un progetto agli studios non lo devi far passare per film drammatico o serio. Loro tendono a valutare di più i film che fanno incassare al botteghino. Basta parlare con loro di commedie romantiche o di thriller per avere la possibilità di finanziare un film". Emanuela Del Zompo.
Fattitaliani

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