Cinema, "La foresta di ghiaccio": parlano il regista Claudio Noce e gli attori Adriano Giannini e Ksenia Rappoport

Prodotto da Matteo Rovere ed Andrea Paris per Ascent Film e Rai Cinema, con il contributo del Mibac e di Trentino Film Commission, il film sarà distribuito dalla Fandango. Thriller ambientato tra il confine con la Slovenia, racconta un incredibile mistero che si sviluppa dietro l'apparente serenità di un piccolo Paese alpino. 

Con una tempesta che incombe minacciosa sullo sfondo, Pietro, un giovane tecnico specializzato, arriva nella valle per riparare un guasto alla centrale elettrica in alta quota, e si trova improvvisamente di fronte ad una strana sparizione. Si consuma quindi lo scontro fra il giovane Pietro e due fratelli, Lorenzo e Secondo, che vivono a lavorano nella zona. Quando il ragazzo comprende l'origine dei segreti nascosti nel cuore della valle, le tensioni esplodono e comincia un gioco di specchi deformanti in cui nessuno è immune dal sospetto, neppure Lana, la zoologa esperta di orsi. 
Come nasce questo progetto? 
(il regista Claudio Noce) Nasce dalla voglia di non abbandonare le emozioni dei personaggi che danno al film un livello emotivo alto. Il film sottolinea con le riprese sin dall'inizio un forte impatto emotivo dei personaggi. 
Che difficoltà hai avuto nel girare questo film? 
Enormi difficoltà a causa dell'ambiente ostile dove il film è stato ambientato; un luogo così estremo e difficile soprattutto a causa del freddo e della neve. Un disagio che ha reso questo film una sfida e al tempo stesso un luogo ideale per raccontare questa storia. 
Con quale budget avete girato il film?
Con 1 milione e 400 mila euro: il film ha avuto il sostegno del Trentino Film Commission, di Rai Cinema e la collaborazione della gente del posto che ha soddisfatto tutte le nostre richieste soprattutto con le ambientazioni sceniche del lungometraggio. Abbiamo veramente lavorato in condizioni estreme ma le persone del luogo ci hanno fatto sentire tutto il loro calore. 
(Per Adriano Giannini) il regista dice che ti sei fatto carico di un personaggi difficile con molti rischi: ci commenti questa frase e ci racconti del tuo personaggio? 
Ho ricevuto e letto la sceneggiatura un paio d'anni prima delle riprese del film... sinceramente parlando quando ho ricevuto il copione se fossi stato io il regista del film non mi sarei scelto per il film.... E' un personaggio difficile anche perché mi mescolo a gente del luogo ad attori e non attori che conoscono quei luoghi, che hanno dita come wrustel e che infondo erano in linea con il progetto forse più di me! Devo dire che il regista ha avuto molto coraggio di quanto ne avessi io nell'accettare la proposta; ha creduto in me più di quanto ci credessi io e alla fine mi ha convinto a recitare questo personaggio. Ho fatto un grande lavoro su me stesso: dormivo poco, mangiavo molto, per arrivare ad essere gonfio sul set ed avere quell'aria che ha Lorenzo, il personaggio del film. Vengo dai Parioli (un quartiere di Roma) dove sono cresciuto e dovevo togliermi quella condizione di privilegiato per entrare nel personaggio. Ho fatto un enorme sforzo fisico. Poi i costumi ed il luogo mi sono serviti ad entrare definitivamente nella storia e nel mio personaggio. E' stato un lavoro articolato e complesso. Ma ripeto l'ambiente ci ha sopraffatto ed avevamo molti elementi su cui lavorare. E quei luoghi ci caricavano di emozioni. 
(Una domanda anche per Ksenia Rappoport) che tipo di rapporto ha avuto invece lei con il suo personaggio? 
Con il regista abbiamo fatto un lavoro prima delle riprese sul mio ruolo. La storia lo vuole non troppo chiaro mentre io non ero d'accordo con questa scelta ed ho esposto a Claudio il mio punto di vista, il quale dopo diverse argomentazioni mi ha convinto invece del contrario e mi sono fatta guidare dalla sua regia. 
Le difficoltà incontrate durante le riprese? 
La paura di stare a 70 metri di altezza, l'ostilità dell'ambiente che al tempo stesso mi ha aiutato, anzi dico che è stato fondamentale per la recitazione. Infine i costumi mi hanno aiutato ad entrare nel personaggio. Una sorta di magia che ti introduce nella storia. 
(al regista) il suo rapporto invece con un mostro sacro del cinema internazionale come Kusturica, cosa le ha dato? 
Ero impaurito di dirigere un mostro sacro come lui. Ma è stato molto collaborativo. Sul set mi osservava, mi studiava, guardava sempre il monitor ma poi si è fidato di me. Ci ha messo molto del suo e mi faceva delle sorprese regalando al personaggio quel di più che non mi sarei aspettato. Si è creato un rapporto molto bello sul set con lui. 
Come definisce il personaggio di Giannini?
Frustrato, la figura del Cristo del Brasile funge da contrasto nel film e la ritroviamo in lui che dice "Sono Dio" sulla funivia. 
Cosa si aspetta da questo film? 
Che il film piaccia anche se un film complesso ed è stata una sfida fare un film del genere con un linguaggio che possa arrivare a tutti. Una comunicazione dei nostri tempi. Il film dà sicuramente uno spunto narrativo sul traffico dei clandestini, ma non era questo che mi proponevo. Ho voluto fare questo film perché lo sentivo dentro, era una sfida, una favola nera ma reale. Un contatto forte con la realtà. E le location del film hanno aiutato ha realizzare questa sfida. Emanuela Del Zompo.
Fattitaliani

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