L'intervista di Fattitaliani a Maria Rosaria Russo. La nostra terra, un film di Giulio Manfredonia, ha avuto una lunga gestazione perché si voleva fare un film che parlasse di volontariato senza cadere nel qualunquismo. Partendo dalla Legge Rognoni - La Torre che introduceva il reato di associazione mafiosa ed una norma che prevedeva la confisca dei beni ai mafiosi, visitando le terre confiscate e conoscendo da vicino Libera Terra ed altre associazioni, è nata una storia italiana mettendo insieme la storia di tanti. Anche se romanzato è molto vero. L’approccio è stato quello di parlare di mafia in senso lato.
Narra la storia di una strana antimafia, fatta piantando pomodori nelle terre confiscate, vivendo un’esperienza diretta e testimoniando ciò che si vive. E’ una lotta alla mafia positiva, proponendo un modello diverso, nasce dalla convinzione che in gruppo, la lotta riesca meglio. Il film è anche divertente perché racconta il lato leggero delle cose faticose.
E’ un appezzamento di terra, soggetto solo alle leggi della natura passato negli anni di mano in mano attraverso soprusi e prepotenze, che diventa protagonista del film. Nicola Sansone (Tommaso Ragno), è il proprietario del podere confiscato dallo Stato ed assegnato ad una cooperativa che però non riesce a far decollare l’attività. Il podere, negli anni ’70, prima di passare a Nicola Sansone (Tommaso Ragno), apparteneva alla famiglia di Cosimo Bonavita (Sergio Rubini) che da bambino giocava insieme a Nicola e per non lasciare la sua terra, ha accettato di diventare fattore di Nicola, e di piegarsi a qualsiasi prepotenza, capace di districarsi in un dedalo di sottomissioni e compromessi che gli ha imposto la vita, amando e rimanendo fedele a quella terra che continua a coltivare abusivamente perché affidatagli da Nicola Sansone al momento del suo arresto. Il podere viene confiscato ed assegnato ad una cooperativa. L’iniziativa parte da Rossana (Maria Rosaria Russo), educatrice giovane, bella e determinata. Educa i ragazzi ad essere non solo cittadini ma anche lavoratori. Si ribella alla visione della donna in quella terra di nessuno “E chi nua fimmini simu sulu in cucina?”. Vuole riscattarsi da un passato che è ancora molto doloroso. Insieme a lei ci sono Azzurra (Iaia Forte) che ama i pomodori come se fossero dei figli; Veleno (Nicola Rignanese), rude contadino che ha vissuto sulla sua pelle una delle peggiori barbarie commesse dalla mafia, lo smaltimento dei rifiuti tossici ed il conseguente avvelenamento dei terreni; Wuambua (Michel Leroy), arrivato dal Congo per lavorare onestamente ed inviare soldi alla famiglia, convinto che il suo stipendio sia pari a quello di un Consigliere regionale; Tore, un disabile costretto a vivere in carrozzella, lavora più di tutti per poter dare agli altri dell’handicappato, Il suo carattere burbero, lo porta dapprima a scontrarsi con gli altri ma alla fine…! Piero (Massimo Cagnina) è il cuoco della Cooperativa. Cucina ricette prelibate e ricercate ma che poco si adattano al contesto. E’ fidanzato con Salvo (Silvio Laviano), istruttore di aerobica che con grande orgoglio, riesce a far valere i suoi diritti di omosessuale con gli altri membri della cooperativa; Frullo (Giovanni Esposito) è fiero di essere psicotico, al punto che mostra orgoglioso il suo certificato d’ inabilità al lavoro. Vuole produrre miele alcolico, somministrando alle api, vari tipi di liquore.
Per vari motivi, tra cui boicottaggi dichiarati o nascosti, l’attività del podere non riesce a decollare ed in loro aiuto viene mandato Filippo (Stefano Accorsi) un uomo che da anni fa l’antimafia lavorando in un ufficio del Nord, la sua ansia oltre a fargli ingurgitare gocce di calmante, lo porta ad essere pignolo fino all’eccesso, il classico burocrate che viene soprannominato Mister Precisetti. Completamente impreparato a gestire la questione sul campo. Gli ostacoli che Filippo incontra sono innumerevoli, spesso è tentato di mollare tutto. Alla fine capisce con l’aiuto degli altri che quando c’è un grande ostacolo, bisognerebbe coglierne l’opportunità ed è quello che fa. Sergio Rubini, recita in dialetto, ha dichiarato che il Sud viene spesso descritto o violento o ricco di gente tonda. Nel film viene dimostrato che pur conservando una zona grigia, ambigua, se a tanti (buoni e cattivi) viene data la possibilità di cambiare le cose, di decidere sul proprio operato e di vedere i frutti delle sue decisioni, tutto può cambiare. Filippo, Cosimo e Rossana pur incontrandosi/scontrandosi, iniziano un percorso di formazione dal quale usciranno profondamente cambiati. Dopo una forzata convivenza, divisi tra diffidenza ed amicizia, condivisione ed incomprensione, amore e rancore, scoprono che hanno molto da imparare l’uno dall’altro. Sulla stessa terra che ci nutre e ci seppellisce, si scontrano anche tre sistemi di potere. La Legge dello Stato, quella della Natura e quella più invisibile e subdola della Mafia. Su quel podere e su quei luoghi, la mafia veste i panni di Nicola Sansone, uomo colto ed elegante, molto lontano dagli stereotipi e rappresenta “il fascino del male”. Cosimo però lo descrive come un lupo che annusa la paura e sa quando attaccare la preda. Per questa ragione il suo nome fa tremare tutto il paese. Quando governa la paura diventano intollerabili tutte le proprie debolezze, inconfessabili gli errori, inaccettabili i passi falsi. In un ribaltamento di ruoli, tra sabotaggi e colpi di scena, non appena le cose iniziano ad andare bene e per festeggiare il primo raccolto ballano il saltarello, arriva il Maresciallo (Paolo De Vita) ad annunciare che essendo stata annullata una sentenza, Nicola Sansone torna nella sua villa a scontare gli arresti domiciliari. Riuscirà il gruppo con grande coraggio a sconfiggere Sansone e la Mafia?
Il Maestro Mauro Pagani ha dichiarato “Il lavoro del musicista è come quello dell’arredatore, arrivi quando qualcun altro ha già fatto tutto, occorre saper dosare le musiche in un impianto narrativo. C’erano caratteri molto forti, bisognava aderire ad una storia già molto definita senza fare delle musiche molto territoriali, tipo la pizzica.
Il Film non è stato presentato volontariamente al Festival di Venezia anche se è un film d’autore ma si voleva lavorare con ironia e divertimento. L’intento è quello di mettere in collegamento il film (distribuito dal 18 settembre con ottanta copie) con il pubblico che possa giudicarlo liberamente ed ognuno possa scegliere una visione libera e soggettiva.
Con il sostegno alla produzione del film, il Gruppo Unipol conferma il suo pluriennale impegno nella lotta contro le mafie, per l’affermazione e la divulgazione della cultura della legalità e del lavoro.
EVENTO SPECIALE lunedì 15 settembre in diretta satellitare dall’Anteo spazio Cinema di Milano, in tutte le sale aderenti all’iniziativa. La proiezione in anteprima del film, sarà anticipata da un momento di approfondimento sulle tematiche al centro del film condotto dal critico cinematografico Gianni Canova che vedrà la partecipazione di numerosi ospiti, tra i quali Don Luigi Ciotti, fondatore dell’Associazione Libera e Pierluigi Stefanini, Presidente del Gruppo Unipol, sostenitore di Libera con la campagna “Un euro per polizza e conto corrente bancario” .
Elisabetta Ruffolo.