Maria Rosaria Russo è la protagonista femminile del nuovo film di Giulio Manfredonia La Nostra Terra, in cui affianca Sergio Rubini e Stefano Accorsi. Nel film, che racconta una storia ispirata alle esperienze delle cooperative nate sulle terre confiscate alle mafie in molte zone d’Italia, interpreta la bella e determinata Rossana. Distribuito da Visionaria e Videa, La Nostra Terra uscirà nelle sale italiane il 18 settembre.
Mamma di due bambini, moglie da sei anni di Giulio Manfredonia (il "suo" regista), Maria Rosaria arriva al suo primo ruolo da protagonista dopo una lunga carriera costellata di film per il cinema (Amore bugie e calcetto, Si può fare, Tutto tutto niente niente) e fiction per la televisione (I Liceali, Fratelli Detective, Nemici amici). Una gavetta lunga, grazie alla quale adesso è pronta per mostrarsi al pubblico nel suo primo ruolo da protagonista. Fattitaliani l'ha intervistata.
Non è affatto scontato che la moglie di un regista sua pure la protagonista di un film da lui diretto: quanto grande senti questa responsabilità?
No, in effetti non è una cosa scontata che un’attrice lavori come protagonista accanto al proprio marito regista (o viceversa) e, a proposito di questo, ci tengo a sottolineare che, a mio avviso, dovrebbe essere una cosa meno ostacolata e sostenuta in generale. Purtroppo, invece, questo sodalizio lavorativo, spesso non viene visto di buon occhio, ed è considerato in maniera prevenuta più come un danno o una sorta di disequilibrio nei confronti del restante gruppo di lavoro che come un risultato lavorativo maggiormente efficiente. L’unione professionale di due persone che già condividono insieme la loro vita privata, dovrebbe essere vissuto piuttosto come un valore aggiunto: chi meglio di una persona che vive al tuo fianco può tirare fuori la parte più profonda e celata di te, giocando proprio su quelle corde che nessun altro potrebbe mai conoscere così a fondo?.. Abbiamo tanti ottimi esempi di coppie cinematografiche che hanno dato prova di questo. Ovviamente tutto ciò porta ad una responsabilità maggiore da parte di entrambe le parti, visto che inevitabilmente si ripercuote sulla riuscita e sulla vita del film stesso. Personalmente, in questo contesto specifico, mi sono sentita molto investita di questa responsabilità, ma l’ho vissuta più come uno sprono, uno stimolo ancora più grande, che come un peso. Ho amato questo personaggio come non mi era mai accaduto nelle esperienze lavorative precedenti, e questo forse è dipeso proprio dal fatto di volermi addentrare totalmente nella storia raccontata nel film e in questa donna da me interpretata. Tutto ciò mi ha impegnato mentalmente e fisicamente fin dalla scrittura e poi dopo nella preparazione sul campo che volutamente ho deciso di vivere sulla mia pelle ancor prima dell’ inizio delle riprese. Questo è stato fatto sia per ricambiare la fiducia di mio marito regista, che ha investito su di me come attrice, sia per un’onestà intellettuale professionale che credo appartenga poi in fondo a tutti gli attori che fanno questo lavoro con amore e passione, e non per casualità.
Sul set è stato paradossalmente più esigente nei tuoi confronti?
No più esigente non direi, direi piuttosto più duro forse... se c’era qualcuno da gratificare quella non ero quasi mai io, se invece c’era qualcosa sul set che non andava per il verso giusto allora io ero comunque la sua valvola di sfogo. Forse questa per me è stata la cosa un po' meno gratificante, ma, come si suol dire, è un po' l’altra faccia della medaglia: le persone che più ci sono vicine sono quelle con cui ci si lascia più andare, nel bene e nel male. Accade spessissimo in una coppia che condivide anche il lavoro, credo sia molto comune..
No, in effetti non è una cosa scontata che un’attrice lavori come protagonista accanto al proprio marito regista (o viceversa) e, a proposito di questo, ci tengo a sottolineare che, a mio avviso, dovrebbe essere una cosa meno ostacolata e sostenuta in generale. Purtroppo, invece, questo sodalizio lavorativo, spesso non viene visto di buon occhio, ed è considerato in maniera prevenuta più come un danno o una sorta di disequilibrio nei confronti del restante gruppo di lavoro che come un risultato lavorativo maggiormente efficiente. L’unione professionale di due persone che già condividono insieme la loro vita privata, dovrebbe essere vissuto piuttosto come un valore aggiunto: chi meglio di una persona che vive al tuo fianco può tirare fuori la parte più profonda e celata di te, giocando proprio su quelle corde che nessun altro potrebbe mai conoscere così a fondo?.. Abbiamo tanti ottimi esempi di coppie cinematografiche che hanno dato prova di questo. Ovviamente tutto ciò porta ad una responsabilità maggiore da parte di entrambe le parti, visto che inevitabilmente si ripercuote sulla riuscita e sulla vita del film stesso. Personalmente, in questo contesto specifico, mi sono sentita molto investita di questa responsabilità, ma l’ho vissuta più come uno sprono, uno stimolo ancora più grande, che come un peso. Ho amato questo personaggio come non mi era mai accaduto nelle esperienze lavorative precedenti, e questo forse è dipeso proprio dal fatto di volermi addentrare totalmente nella storia raccontata nel film e in questa donna da me interpretata. Tutto ciò mi ha impegnato mentalmente e fisicamente fin dalla scrittura e poi dopo nella preparazione sul campo che volutamente ho deciso di vivere sulla mia pelle ancor prima dell’ inizio delle riprese. Questo è stato fatto sia per ricambiare la fiducia di mio marito regista, che ha investito su di me come attrice, sia per un’onestà intellettuale professionale che credo appartenga poi in fondo a tutti gli attori che fanno questo lavoro con amore e passione, e non per casualità.
Sul set è stato paradossalmente più esigente nei tuoi confronti?
No più esigente non direi, direi piuttosto più duro forse... se c’era qualcuno da gratificare quella non ero quasi mai io, se invece c’era qualcosa sul set che non andava per il verso giusto allora io ero comunque la sua valvola di sfogo. Forse questa per me è stata la cosa un po' meno gratificante, ma, come si suol dire, è un po' l’altra faccia della medaglia: le persone che più ci sono vicine sono quelle con cui ci si lascia più andare, nel bene e nel male. Accade spessissimo in una coppia che condivide anche il lavoro, credo sia molto comune..
Possiamo dire che i diversi ruoli da te interpretati fra film e fiction ti hanno gradualmente instradata fino al ruolo di Rossana?
Sì, lo affermo per certo. C’è chi ha la possibilità di interpretare un ruolo da protagonista all’inizio della propria carriera e chi invece ci arriva gradualmente dopo una dura gavetta: ognuno ha il proprio percorso, come un po' in tutte le cose della vita. Credo però che, non per questo, chi ci arriva in un secondo momento sia necessariamente più bravo di chi invece ha la possibilità e la fortuna di essere investito subito da un ruolo così importante... penso solo che, come in tutte le cose, se ci si arriva preparati, con un’esperienza alle spalle maggiore, lo si affronta in un'altra maniera, con una maggiore conoscenza, con più strumenti, con una maggiore consapevolezza e maturità, ma soprattutto con una maggiore soddisfazione finale. Io sono contenta del mio percorso e non rimpiango nulla, anzi, forse qualche anno fa, non sarei stata pronta come avrei desiderato.
Tu e lei siete determinate allo stesso modo?
Non so, in realtà me lo sono chiesto molte volte. Ho amato il personaggio di Rossana soprattutto per la sua determinazione e la passione smisurata nelle cose in cui crede, e spesso mi è stato detto dall’esterno che in questa cosa ci somigliamo molto; in effetti, se ripenso a tutti i vari percorsi della mia vita, questa cosa in parte credo sia vera. Probabilmente sono io che tendo a dimenticare e ad essere forse troppo severa con me stessa, il mio difetto più grande è sempre stato quello di guardare più ai miei limiti che alle mie qualità... sarà per questo che non mi accontento mai…
Qual è la terra, il posto che avverti particolarmente tuo e a cui ti senti realmente di appartenere?
Purtroppo o per fortuna non mi sono mai sentita appartenente ad un posto o ad una terra specifica. Questo da una parte costituisce certamente un limite, ma la verità è che io mi sono sempre sentita uno spirito libero, appartenente solo a quei luoghi dove ho avuto la possibilità e la libertà di poter essere me stessa fino in fondo, e ciò mi è successo in varie parti del mondo. Io ho la necessità di entrare in simbiosi con l’atmosfera, le persone e i tempi dettati da un luogo, e questo mi è capitato anche nelle campagne dove abbiamo girato il film. Paradossalmente non avevo mai vissuto la campagna sulla mia pelle come in questa occasione, e dopo poco mi sentita in armonia con quei luoghi in maniera misteriosa e inspiegabile..Questo quindi non dipende dalla provenienza d’origine: lì si tratta piuttosto di familiarità, ma non necessariamente di appartenenza.
Pensi che il riscatto e la rivalsa di ognuno parta dalle proprie origini?
No, non necessariamente. Il riscatto di ognuno di noi nasce dai sentimenti che ci contraddistinguono e dai valori in cui crediamo. Certo questi spesso ci sono stati impartiti maggiormente dalla famiglia d’origine e dal tipo di vita che abbiamo condotto nella nostra infanzia, ma questo non vuol che dire che uno non possa trovare invece il completamento di se stesso anche lontano dal proprio passato.
In quale reazione del pubblico speri?
Beh ovviamente spero che il pubblico si diverta e si commuova allo stesso tempo, che possa entrare nel mood del film che a mio avviso risulta allo stesso tempo divertente, paradossale e un po' fiabesco. Questo è un film che dà una speranza, la speranza di cambiare le cose attraverso la forza dell’unione, della collaborazione, del gruppo, quindi affronta un tema importante sempre però con un tono leggero, proprio perché le battaglie, anche le più dure, come quelle dell’antimafia, possono essere affrontate anche con un sorriso e con un po' di autoironia.
Parlate ai vostri figli del lavoro che fate?
Beh, i miei figli sono ancora molto piccoli, hanno solo tre anni... difficile condividere con loro il significato reale del nostro lavoro che quindi viene vissuto da loro un po' come un gioco. Vedermi su uno schermo e recitare in delle scene per loro non è affatto sorprendente, sono abituati a vedermici da sempre e la trovano sempre una cosa molto divertente.
Giovanni Zambito.
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SINOSSI: LA NOSTRA TERRA è la storia di una strana antimafia, fatta piantando pomodori. E di qualcosa che viene prima: la terra. Quella che ci ospita, ci nutre e ci seppellisce. Nicola Sansone è proprietario di un podere nel Sud Italia che viene confiscato dalla Stato e assegnato a una cooperativa, che però non riesce - per celati o dichiarati boicottaggi - ad avviare l'attività. Per questa viene mandato in loro aiuto Filippo (Stefano Accorsi), un uomo che da anni fa l’antimafia lavorando in un ufficio del Nord, e quindi impreparato ad affrontare la questione “sul campo”. Numerosi sono gli ostacoli che Filippo incontra, e spesso deve resistere all’impulso di mollare tutto: lo trattengono il senso di sfida e le strane dinamiche di questa cooperativa di insolite persone cui inizia ad affezionarsi, in particolar modo Cosimo (Sergio Rubini) l’ex fattore del boss e Rossana, la bella e determinata ragazza che forse ha un passato da riscattare. In un ribaltamento di ruoli, tra sabotaggi e colpi di scena, non appena le cose iniziano ad andare quasi bene, al boss Nicola Sansone vengono concessi i domiciliari. Riuscirà l’antimafia a trionfare?