Rai1, Loretta Goggi a Fattitaliani: mi piacerebbe invecchiare con la mia professione. L'intervista

Dal 22 settembre, in prima serata, riparte TALE E QUALE SHOW, la gara tra dodici protagonisti dello spettacolo nei panni dei Big della musica e che ci stupiranno. Come sempre in studio si vive una magia particolare. Riparte e continua ad essere uno dei programmi più apprezzati soprattutto dai giovani. Riesce a mettere insieme la tradizione e la modernità, riuscendo a conciliare gli interessi del pubblico. In Giuria ritorna Cristian De Sica, affiancato da Loretta Goggi ed Enrico Montesano. Claudio Lippi si mette in gioco e diventa protagonista insieme agli altri. Fattitaliani.it ha intervistato Loretta Goggi.

“Un giorno senza sorriso è un giorno perso” come giudici non siete mai cattivi o irriverenti ma vi divertite, come nasce questo intento solidale? 
Dalla nostra natura, siamo tutti così, io Lippi, De Sica, Montesano, Amendola, Proietti. Siamo consci del valore e della professionalità di chi si mette in gioco in questo programma, per essere irriverenti. Non avrebbe senso e oltretutto chi esce da qui non vuole fare l’imitatore, non è la sede giusta per pungere in maniera cattiva. È venuto spontaneo, probabilmente Carlo attira i suoi simili. 
Lei è al settimo anno di partecipazione, l’anno della crisi o cosa?
Ci ho pensato anch’io però con il matrimonio sono andata avanti 32 anni, speriamo che me la cavo. Questo credo che sia l’ultimo anno, rispetto alle versioni che vorrà fare Endemol e la RAI con i V.I.P. che poi nessuno è N.I.P, siamo tutti V.I.P. È la crisi che gli imitatori o i cantanti che si mettono in gioco, non sono più tanti. Sul mio sito scrivono: “Perché non chiamate Paola Cortellesi o Fiorella Mannoia”? Perché dovrebbero venire a Tale e quale? Ci vuole qualcuno che si voglia assolutamente divertire ed abbia preso anche le distanze dalla sua professione principale per potersi divertire ancora. Sono questi i protagonisti che ci piacciono e che ci interessano.
Carlo Conti ha detto che Tale e quale è un Varietà. Com’è cambiato questo genere nel corso degli anni? 
Il Varietà è cambiato tantissimo grazie all’evoluzione ma siamo cambiati anche noi. Non farei più un Varietà come ho fatto tanti anni fa, non avrebbe senso. Penso che i Varietà di oggi debbano essere uno spazio dove ci si possa esprimere tra professionisti ma non quelli delle paillettes, scenografie gigantesche che cambiavano ogni 4 minuti di registrazione, è impensabile. Ad un tuo collega, stavo dicendo che su Rai Play va in onda il Ribaltone con il quale avevamo vinto la Rosa d’argento di Montreux insieme a Pippo Franco. Noi avevamo 14 giorni di registrazione per 1h e 10’ di programma. Qui si prova il tempo necessario e si va in onda subito. 
Sono stati comunque grandi programmi televisivi che vengono spesso ricordati in Techetechetè. 
C’è anche il fattore della nostalgia, della malinconia, di rivedere delle cose gigantesche È un po’ come Via col vento che rivediamo sempre, conosciamo le battute a memoria, perché ti restituisce un ricordo, una emozione. A parte la professionalità che prima per arrivare al sabato sera, iniziavi con la Tv dei ragazzi, poi arrivavi al giovedì sera, al sabato ma non quello di Falqui e poi arrivavi anche a quello ed era l’incoronazione a diva della Televisione. Oggi non è così, si diventa famosi imponendosi più con la propria personalità che con la professionalità. È come una spremuta di limone che una volta spremuto è finito. Quanti ne sono passati così? Tutte queste cose le ho fatte per tanti anni proprio per durare tanto. Adesso se mi riuscisse di fare solo l’attrice, sarei felicissima perché invecchio con la mia professione e posso fare le nonne, le zie, qualsiasi cosa che possa essere legata alla mia età e non ad avere sempre un aspetto accattivante, giovanile. Mi piacerebbe questo per il mio futuro.  
Elisabetta Ruffolo

Fattitaliani

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