Peppe Barra in “Napoli, l’anima e il suono” con la Medit Orchestra diretta da Angelo Valori: un viaggio musicale tra passato e presente. L'intervista

Interviste a Peppe Barra e Angelo Valori a cura di Domenico Carriero.

Mercoledì 26 novembre l’Auditorium Flaiano di Pescara ha ospitato un appuntamento di grande spessore culturale: il concerto “Napoli, l’anima e il suono”, che ha visto protagonista Peppe Barra, icona della tradizione partenopea, insieme alla Medit Nuova Orchestra di Ritmi Moderni diretta dal maestro Angelo Valori.

L’evento, prodotto dal Centro Adriatico Produzione Musica, ha proposto un percorso musicale che attraversa secoli di storia: dalle villanelle cinquecentesche e i brani del repertorio barocco fino ai grandi classici della canzone napoletana, rielaborati in chiave orchestrale contemporanea. Barra, con la sua voce inconfondibile e la presenza scenica affinata in decenni di teatro e musica, ha trasformato ogni brano in una narrazione viva, dove sacro e profano, ironia e malinconia si intrecciano in un racconto poetico.

La direzione di Angelo Valori ha dato vita a un linguaggio musicale innovativo, capace di fondere strumenti classici e sonorità moderne, restituendo nuova linfa a un patrimonio antico. Il concerto non è stato una semplice esecuzione, ma un viaggio emotivo che ha rinnovato la tradizione napoletana con rispetto e libertà interpretativa.

Peppe Barra, figlio d’arte e protagonista di opere come La Gatta Cenerentola, continua a essere un custode e innovatore della cultura partenopea, portando sul palco una Napoli che è memoria, invenzione e identità. Un evento che ha incantato il pubblico pescarese, confermando come la musica possa essere ponte tra epoche e generazioni.

 

Maestro Peppe Barra, oggi un nuovo spettacolo, “Napoli, l'anima e il suono”. Perché questo titolo?

Io penso che l'anima e la musica abbiano molte attinenze, perché l'anima è lo spirito, l'anima è l'essenza di una persona. La musica è una panacea per l'anima, perché una persona triste, quando sente una bella musica, sta un po' meglio perché la tristezza non si toglie ma perlomeno si scioglie un po'. E allora penso che questo sia il sapore del titolo.

Cosa ci dobbiamo aspettare da questo spettacolo stasera?

Quello che si deve aspettare il pubblico è il divertimento, la gioia di ascoltare una persona che si racconta e si esprime in maniera da poter comunicare col pubblico molto bene. Il pubblico comunque si deve abbandonare al mio continuo giocare. Tutto quello che io faccio, sia di musica che di prosa, è sempre e soprattutto in questi ultimi tempi, e soprattutto grazie alla mia età certa, portato verso il racconto della mia carriera, della mia vita, del mio essere quello che sono.

Qual è il segreto per preservare la memoria dei grandi classici della musica napoletana a partire dalle villanelle?

Per me è facile perché io quello che faccio adesso lo faccio da 60 anni, per cui è facile perché la mia memoria è sempre in continuo allenamento per poter comunicare, per poter imparare, per poter memorizzare, per poter giocare col pubblico. La memoria è sempre in attività e poi la memoria in un individuo è importantissima perché è quello che tu dai a quelli che vengono dopo di te. Se non l’avessi sarebbe un danno, un guaio.

Qual è secondo lei lo stato di salute invece della memoria musicale in Italia e in particolare di questi capolavori?

Noi abbiamo perduto adesso un monumento, una grande colonna della memoria musicale italiana che è Ornella Vannoni. Lei deteneva proprio questo primato, l'amore per quello che faceva e di quelle persone ce ne sono poche, purtroppo, e quelle hanno insegnato, quelle persone hanno dato, quelle persone continuano a vivere. Questo è ciò che io dico sempre ai giovani: la memoria è molto importante perché ti aiuta a vivere oltre la linea.

Lei ha iniziato con la Nuova Compagnia di Canto Popolare. La stessa ha voluto portare avanti le tradizioni a partire da un processo di scoperta, di studio, di ricerca.

Il lavoro della Nuova Compagnia di Canto Popolare è molto particolare perché poi la nuova compagnia non ha mai fatto mondo popolare, attenzione, ha fatto revival, che è un'altra cosa. Il revival è quello che tu apprendi, studi il mondo popolare, lo studi, lo prendi, lo accetti, lo assimili e lo rifai sulla scena. Ma non è il mondo popolare autentico; purtroppo il mondo popolare autentico oggi non c'è più.

Il suo ultimo album “Un’età certa” è in vinile, una scelta da apprezzare in un contesto di liquidità della musica. Avere un contatto fisico con il vinile ha un'importanza anche simbolica?

Il vinile è bello, è grande, lo puoi toccare, puoi vedere delle immagini, puoi odorarlo, assaporarlo, sentirlo e goderlo. E questo è molto importante. E poi nel vinile la riproduzione del suono è migliore degli altri supporti.

 

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