i Guappecarto' e il concept album “D-SEGNI”: è la curiosità che ci muove. L'intervista

 

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di MASSIMO IAVARONE - Grande successo per il tour italiano dei Guappecartò -  la band composta da Mala (violino), Braga (basso e synth), Seb Martel (chitarre), Natale La Riccia (disegni ritmici) - che si è esibito nei club delle principali città italiane presentando al pubblico “D-SEGNI”, il nuovo concept album disponibile in digitale e in formato fisico. 

9 tracce concettuali, intense, costruite come un mosaico sonoro in cui immagini, narrazione e memoria si intrecciano con una musicalità nuova, sperimentale, elettrica, capace di restituire tutta la forza e la fragilità della loro vita artistica. Un lavoro potente e rivoluzionario che nasce da un’eredità artistica: il libro Segni dell’attrice e imprenditrice Madeleine Fischer, musa e madre spirituale della band che nel 2004 li accolse quando erano ancora musicisti di strada, offrendo loro ospitalità, ispirazione e linfa vitale per un futuro possibile. 

L'attività artistica dei Guappecarto’ parte da Perugia, come musicisti di strada. Vengono notati dalla celebre attrice svizzera naturalizzata italiana Madeleine Fischer (Romanshorn, 12 novembre 1935 – Gubbio, 8 aprile 2020) durante una loro performance, che se ne innamora artisticamente e chiede loro di comporre una colonna sonora per il film “Uroboro”, pubblicato lo stesso anno. Grazie a questo incontro, i giovani musicisti intraprendono il loro percorso artistico che li porterà a Parigi, spinti dal desiderio di poter suonare i loro strumenti e condividere la loro musica oltre i confini italiani.

I Guappecarto’ torneranno in Francia con un concerto speciale il 30 gennaio 2026 allo Studio de l'Ermitage a Parigi.

Da dove nasce il vostro nome d’arte?

Mala: Da uno scherzo, nei primi anni 2000 eravamo un gruppo di ragazzi a cui piaceva suonare per strada a Perugia, quando Madeleine Fischer ci scoprì e ci accolse nella sua "factory" stile Andy Warhol. Lavorammo con lei alla realizzazione della colonna sonora del suo film Uroboro e fu proprio lei a chiederci un nome. Quando dissi Guappecarto' lei scoppiò a ridere e disse: "Fantastico! Nulla di più ridicolo del serio, nulla di più serio del ridicolo".

Braga: Guappecarto’ viene dal Napoletano “Guapp ‘e cartone” ed indica una persona che si atteggia a Guappo (che è una figura al limite del malavitoso, a volte proprio malavitoso, molto rispettato nel quartiere, e dunque desiderabile), non riuscendoci e risultando dunque goffo. È un modo per non prenderci troppo sul serio, perché in fondo nei confronti della vita, che resta sempre più grande di noi, siamo un po’ tutti Guappi di cartone.

Tutto è partito da Parigi. Che esperienza è stata?
Mala: Galvanizzati dall'esperienza nel castello di Madeleine quando decidemmo di partire per Parigi pensavamo che sarebbe stata una strada in discesa, mentre in realtà i primi tempi furono veramente difficili, senza conoscere la lingua, senza una casa, senza un soldo suonando per strada... Per fortuna però dopo un anno di stenti, vivendo negli squat, incontrammo una nuova benefattrice che prese per noi una villetta con giardino molto graziosa alle porte di Parigi e da lì in poi, con un tetto sicuro, decidemmo di restare ancora un po' perché Parigi in quegli anni era ancora la città degli artisti boemi. Si suonava in acustico nei cafè concert tutte le notti e si facevano mille incontri, dal clochard al miliardario. Senza rendercene contro sono volati 20 anni.
Braga: Parigi ha contribuito fortemente a plasmare il nostro suono, facendoci entrare in contatto con musiche e ritmi provenienti da tutte le parti del mondo: abbiamo assorbito tutto ciò e, intersecandolo con le tradizioni di cui siamo portatori, abbiamo trovato la nostra personalità artistica.

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Questo disco segna un nuovo capitolo nel vostro percorso artistico. Da dove siete ripartiti?
Mala: Ripartiamo dall'inizio ma con una consapevolezza nuova. In effetti come 20 anni fa anche oggi ci lanciamo nel vuoto! Continuiamo a difendere l'idea della musica come unico linguaggio, ma questa volta non è più in acustico.

Braga: Come sempre è stato, è la curiosità che ci muove, unita alle necessità emotive che di volta in volta ci obbligano ad esprimerci in senso artistico: se un giorno dovessero mancare queste due componenti, non avremmo problemi a restare in silenzio

In D-Segni prevale molto l’elettronica. È stata una scelta voluta oppure casuale?
Mala: Più che casuale direi naturale, siamo partiti dall'acustico ma già sul nostro precedente album Sambol – Amore Migrante, ci siamo affacciati in punta di piedi sul mondo elettrico ed elettronico. In D-SEGNI abbiamo deciso di esplorare senza paura quel modo di esprimerci, conservando le nostre radici. Potremmo definire il nostro stile musicale oggi come un Post-World.

Braga: In effetti qui ci siamo spinti molto oltre rispetto all'album precedente, usando strumenti nuovi per noi, come i Synth, e cercando di sfruttare al massimo tutte le potenzialità dei nostri strumenti, che sono fatti di corde ma anche di corpi e di tante altre parti che emettono suoni...qui li abbiamo usati tutti! Dal punto di vista del sound quest'album è un sogno che si realizza: quello di vivere nel nostro tempo, con le sue peculiarità acustiche, senza tuttavia dover rinunciare alle nostre radici, in un equilibrio che è nato in modo del tutto spontaneo, e nel quale ci sentiamo perfettamente a nostro agio.

La figura di Madeleine Fischer in che modo ha influito nel disco?
Mala: Madeleine è l'Alpha e l'Omega per noi, ci ha creato, ci ha aperto la mente, con il suo modo di essere, indicandoci la strada da prendere e anche oggi che non c'è più continua a guidarci nell'avventura della vita come la più luminosa delle stelle.

Braga: scrivere l'album insieme a lei, è stata un'esperienza spirituale molto intensa. 


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