Dario Gay torna sulla scena musicale con L’Effetto, il nuovo singolo scritto insieme ad Andrea Gallo e Marco Guarnerio, che ne ha curato l’arrangiamento e la produzione artistica. per un ritorno atteso e che segna una nuova fase artistica, profonda e consapevole dell’Artista. Il brano indaga il tema della legge di causa-effetto, principio cardine del pensiero buddhista, dove ogni azione genera una conseguenza e ognuno di noi è responsabile della propria realtà.
Dario, ci hai regalato un bel ritorno con “L’effetto”….
Ogni tanto sparisco per dei periodi e ritorno quando ho qualcosa da
dire. Questa volta volevo esprimere un pensiero
sul senso del vivere secondo il mio punto di vista che si può ascrivere anche
un pò alla mia fede buddista in quanto la legge di causa e di effetto è proprio
uno degli insegnamenti principali. Io non sono diventato buddista e poi ho
assimilato gli insegnamenti: io questi pensieri ce li avevo già dentro di me e
ho riconosciuto negli scritti buddisti quello che io sentivo ed è per questo
che poi ho approfondito anche quella filosofia. La legge di causa e di effetto
è molto semplice: ad ogni azione corrisponde una reazione, un effetto e questo
dovremmo tenerlo presente per tutto quello che ci accade, anche quello che
succede dentro di noi, perché noi tendiamo spesso ad attribuirlo al caso, alla
sfortuna o ad altre persone la responsabilità di alcune cose che ci succedono.
In realtà siamo noi a favorire con la nostra energia gli eventi che poi accadono. Ciò arriva da un mio pensiero costante da tempo, più che altro direi che forse arriva dal fatto che io abbia preso la consapevolezza di questa legge di causa e di effetto e vivo meglio, vivo molto più sereno perché mi autoresponsabilizzo.
Anche nelle prime produzioni c'era un aspetto riflessivo, forse un po'
coperto da una patina di ironia…
L'ironia c'era, ma c'erano anche dei momenti di introspezione molto forti anche all'epoca. L'ironia è una mia caratteristica: io prendo tutta la vita con ironia per cui ogni tanto mi escono anche delle canzoni ironiche, divertenti, anche nel nuovo album che sto realizzando ci sono degli episodi molto scanzonati apparentemente. Anche “Inno della Pettegola”, che ho fatto con Platinette qualche anno fa, era una canzone assolutamente divertente, però aveva anche un contenuto se ci pensi.
Mi ha colpito molto la lunghezza del brano, più di 5 minuti, in cui
necessariamente l’ascoltatore si immerge, in totale controtendenza con le
esigenze del mercato. E’ una cosa voluta?
È in controtendenza involontaria, nel senso che io non mi ero neanche
accorto della durata del pezzo. L'ho scritto insieme ad Andrea Gallo e Marco
Guarnerio e quindi poi abbiamo giunto un ponte. Alla fine mi sono accorto che
durava oltre cinque minuti.
A quel punto non sapevo cosa tagliare perché mi hanno detto facciamolo più corto, ma cosa taglio? Il ponte è bello? Per cui alla fine abbiamo detto lasciamolo così e chi lo vuole ascoltare fino in fondo lo ascolterà. Abbiamo fatto anche una versione radioedit che è di tre minuti e mezzo.
Di solito i video aiutano a comprendere meglio il significato di un
brano. Dove hai girato il video di “L’effetto”?
L'ho girato nel deserto del Sahara e località limitrofe, nella parte
di Zagora che è in Marocco. Tu non ci crederai ma io non sono partito per il
Marocco per andare a girare questo video. Io sono partito in aprile per il Marocco per farmi una vacanza e per
tornare nel deserto, dove io amo molto passare qualche giorno ogni tanto perché
è un momento di riflessione. Mi sento in paradiso quando sono nel deserto. Mi
sono trovato in questi paesaggi meravigliosi con una guida turistica che mi
accompagnava dappertutto in moto. Mi ha portato anche in mezzo al deserto in
moto. A un certo punto, mentre ammiravo quei paesaggi così belli, mi veniva in
mente sempre di più la canzone per cui gli ho chiesto se era disposto a provare
a fare delle riprese. Lui mi ha detto che faceva il videomaker e io non lo
sapevo! Tutte le cose si sono incastrate. Per cui abbiamo girato queste
immagini mentre giravamo per i paesi, per il deserto. Il deserto per me è
l'incognita, l'infinito, il respiro, la solitudine e l'eccitazione per la
solitudine.
Io sono andato da solo a fare questo viaggio, perché mi piace godermi questi momenti in solitaria. La guida mi ha accompagnato, però poi io stavo per conto mio, me ne andavo sulle dune, guardavo l'orizzonte e tutto ciò ti porta a riflettere, a pensare alla tua vita, a quello che vorresti fare: è un momento veramente di raccoglimento, come se fosse una preghiera.
Accennavi prima che questo brano fa un po' da apripista a un album.
Qual è la tematica, qual è il filo conduttore che legherà i suoi brani?
Non è che ci sia un filo conduttore unico, ci sono momenti di
riflessione, momenti di protesta, momenti di malinconia, momenti di allegria,
un po' diciamo la mia cifra stilistica. Io ruoto un po' intorno a tutte le
situazioni che osservo e che mi appartengono o che anche non mi appartengono.
Diciamo che saranno due album in realtà, cioè è un album diviso in due, perché
il primo sarà tutto di pezzi inediti, realizzati insieme alla produzione di
Zorama. Poi ci sarà un altro album invece, dove
ci saranno una serie di duetti molto importanti.
Intervista a cura di Domenico Carriero.



