L'attore Fabio Fulco, tra poco papà per la seconda volta, ha annunciato una scelta che va oltre la gioia personale, trasformandosi in un appello per una maggiore consapevolezza.
Insieme alla sua compagna, ha deciso di procedere con la conservazione delle cellule staminali del cordone ombelicale. La procedura, che consiste nella crioconservazione a lungo termine del patrimonio biologico prelevato alla nascita, rappresenta un ausilio terapeutico cruciale per oltre settanta patologie gravi come leucemie e linfomi, come specificato dal Ministero della Saluto attraverso il Decreto Ministeriale e relativo allegato che elenca le patologie per le quali è comprovato l’utilizzo delle cellule staminali cordonali per lo stesso bambino/a o per la famiglia fino al terzo grado di parentela.Ad occuparsi di questo delicato processo sono strutture sanitarie specializzate, biobanche private, scelta dall’attore come già fatto in precedenza per la prima figlia. La decisione della coppia è maturata in seguito a un’esperienza dolorosa che ha messo in luce una drammatica lacuna informativa nel nostro paese. Lo racconta l’attore stesso con parole chiare e dirette: “nonostante io provenga da una famiglia di medici, non conoscevo questa possibilità, c’è molta ignoranza su questo argomento, è qualcosa che non si conosce, e dopo averla scoperta sembra quasi grave non sia diffusa – racconta - era il periodo Covid quando abbiamo avuto la prima bimba, ed è allora che abbiamo scoperto la conservazione delle staminali cordonali, per via di una tragedia”. Fulco ha raccontato che in quei giorni difficili una persona cara a lui e alla compagna, è morta di leucemia. “Una nostra conoscente è mancata, a poco più di 40 anni, e abbiamo saputo che se avesse conservato le staminali si sarebbe salvata, così ci siamo subito informati e grazie ad un amica abbiamo incontrato In Scientia Fides”. L’attore evidenzia un deficit informativo che tocca da vicino il mondo sanitario italiano, dove l'indicazione alla conservazione autologa-famigliare (per uso personale) non è una prassi diffusa: “ci siamo fatti una domanda, come mai con due gravidanze abbiamo girato nei reparti, ospedali, ginecologi e nessuno nel corso di questi mesi ci ha detto di conservare? Anzi quando lo abbiamo deciso, la maggior parte ci hanno detto che non fosse così utile, esposto dubbi, trovo che questa mancanza di preparazione e soprattutto il non permetterci di scegliere in modo consapevole dandoci tutte le possibilità esistenti sia molto grave”.
Il prelievo, assolutamente indolore e sicuro per la mamma e il bambino, rappresenta un'opportunità unica che non comporta rischi. La scelta di Fabio Fulco e della sua compagna, riassunta nell'intenzione di “garantire le cure future al nostro bambino”, si configura quindi non solo come un atto d'amore, ma come una forte presa di posizione per spingere l'opinione pubblica e la classe medica a colmare l'attuale gap di conoscenza e la non chiarezza su un argomento di vitale importanza. “In Italia è consentita la donazione delle staminali cordonali, nelle biobanche pubbliche, ma non la conservazione autologa, e francamente non riesco a comprendere quale sia la ragione quando poi in realtà lo stesso Ministero della Salute ne attesta la validità permettendo la conservazione privata presso strutture pubbliche se presenti in famiglia una delle 70 patologie presenti nell’elenco del Decreto Ministeriale”, ha concluso.
“Conservare le cellule staminali al momento della nascita – spiega Luana Piroli, Direttore generale e della raccolta di In Scientia Fides, unica biobanca presente sulla penisola italiana – significa custodire un prezioso patrimonio biologico che può rappresentare un’assicurazione di salute per il neonato e la sua famiglia. La conservazione preventiva consente infatti di accedere a terapie avanzate in caso di bisogno, con un tessuto biologico geneticamente compatibile e immediatamente disponibile. Ma la scelta più importante è la consapevolezza delle famiglie di affidarsi a strutture sanitare e non ad agenzie commerciali. In Scientia Fides è l’unica biobanca situata al centro dell’Italia, spesso le famiglie vengono a trovarci per vedere dove viene conservato il loro campione biologico e avere certezza degli standard qualitativi della biobanca. Inoltre garantiamo un trasporto con un vettore sanitario che ci da certezza che non venga alterato il campione durante il trasporto e soprattutto non ci sono costi nascosti in caso di rilascio. Sono tutti elementi chiavi che le famiglie devono valutare nel momento in cui scelgono a chi affidare il loro patrimonio biologico perché è una scelta che rappresenta una vera e proprio assicurazione sulla vita”.



