INTERVISTA A G.L. BARONE: “I MIEI LIBRI PARTONO DA FATTI VEROSIMILI”

 


Un attentato che scuote l’Europa, un’élite segreta che manovra il destino del pianeta, un ex magistrato deciso a scoprire la verità.

Con Il rapporto Omega (Indomitus Publishing), G. L. Barone firma un nuovo, adrenalinico capitolo della serie I Tredici, portando i lettori in un intreccio di potere, finanza e inganni globali. Dalle spiagge assolate di Santorini ai corridoi del deep state, la tensione si mescola alla riflessione politica: quanto siamo davvero liberi e quanto, invece, già dentro un ingranaggio che altri muovono? Ne abbiamo parlato con l’autore, che racconta la genesi di un thriller inquietante.

“I Tredici” sono ormai una costante della tua saga. In Il rapporto Omega sembrano più che mai un riflesso del potere invisibile che governa il mondo. Credi davvero che oggi esista un’élite capace di manipolare politica, economia e informazione a questo livello?

Che ci siano forze esterne al potere democraticamente eletto che dettano l’agenda, o almeno che ci provano, credo sia davanti agli occhi di tutti. Ovviamente non possiamo sapere chi sono esattamente (Multinazionali? Banchieri? Club di potenti?) né a quale livello e con quali leve lo fanno, ma che spesso le decisioni dei governi siano prese anche al di là di quello che è l’interesse del popolo, purtroppo ne abbiamo esempi lampanti ogni giorno. I miei Tredici sono una rappresentazione fittizia, di fiction, di qualcosa che non conosciamo nel dettaglio ma che, probabilmente, esiste davvero. 

L’attentato di Santorini apre il romanzo con un’immagine potentissima e realistica. Quanto ti sei ispirato a scenari geopolitici reali e quanto invece nasce da un intento simbolico, per mostrare la fragilità del nostro tempo?

I miei libri partono da fatti verosimili e un attentato con una bomba sporca, in un luogo turistico, purtroppo nei tempi bui in cui viviamo, lo è. Spesso mi sono trovato ad anticipare gli eventi con i miei libri, non perché io sia un profeta di sventura, ma solo perché osservo la realtà del nostro tempo.

I protagonisti – Eva, Fossati, Baldacci – incarnano tre diversi modi di reagire alla verità. Con quale di loro ti identifichi di più, e quale rappresenta la tua personale visione del bene e del male?

Nessuno dei tre, almeno non integralmente. Tutti hanno elementi positivi e negativi, caratteri diversi e personalità che spesso vanno in conflitto. Diciamo che in ognuno di loro c’è qualcosa di mio, e qualcosa che di mio invece non è. 

Il messaggio finale che emerge dalle ultime pagine, peraltro, è che “il bene non vince quasi mai”?

Non sono d’accordo, io cerco sempre di dare una visione ottimistica. Il bene non vince quasi mai, se le cose rimangono così come sono, ma c’è sempre una speranza che arrivi un tempo in cui l’umanità rinsavisca.

Volevi lasciare a chi ti legge un messaggio di rassegnazione o un invito a risvegliare la coscienza critica?

Tutta la mia serie sui tredici è una grande allegoria della realtà, in cui la speranza è sempre la stessa: quella che noi cittadini sviluppiamo finalmente un senso critico che ci permetta di leggere gli eventi nella giusta chiave. Solo capendo la realtà che ci circonda, senza lasciarci raggirare dalle narrazioni ufficiali, si può sperare che domani le cose vadano meglio.

Insomma, dobbiamo leggerlo come la conclusione di un ciclo narrativo o come una metafora della fine morale dell’Occidente?

Speriamo nessuno dei due :-)


Fattitaliani

#buttons=(Accetta) #days=(20)

"Questo sito utilizza cookie di Google per erogare i propri servizi e per analizzare il traffico. Il tuo indirizzo IP e il tuo agente utente sono condivisi con Google, unitamente alle metriche sulle prestazioni e sulla sicurezza, per garantire la qualità del servizio, generare statistiche di utilizzo e rilevare e contrastare eventuali abusi." Per saperne di più
Accept !
To Top