Vitalina Ghinzelli: la modista visionaria che trasforma i sogni in cappelli. L'intervista

 


di Marianna Dima

Dal piccolo borgo di Antônio Prado, nel sud del Brasile, fino alle passerelle internazionali: la storia di Vitalina Ghinzelli, conosciuta da tutti come Vita, è un inno alla resilienza e alla passione. La incontriamo per farci raccontare il suo incredibile viaggio, fatto di sacrifici, creatività e cappelli che non sono semplici accessori, ma vere opere d’arte indossabili.
 
Vitalina, partiamo dall’inizio. Chi era la bambina di Antônio Prado che oggi conosciamo come “Vita”, la modista internazionale?
“Ero una bambina che non amava molto i libri scolastici, ma che trovava felicità tra tessuti e fili. Ricordo che cucivo vestitini per le bambole con scampoli di stoffa che mia madre mi dava. Ho avuto la fortuna di crescere in una comunità piena di creatività e con due nonne straordinarie: Maria, dal lato materno, e Vitalina, dal lato paterno. È da loro che ho ereditato la passione per il lavoro manuale.”
 

A 18 anni ha lasciato il Brasile per l’Italia. Cosa cercava e cosa ha trovato?
“Cercavo orizzonti nuovi. Volevo esplorare il mondo e capire dove mi avrebbe portato la mia passione. Ma le difficoltà economiche mi hanno costretta a tornare a casa. Nonostante tutto, quella esperienza mi ha insegnato che la strada giusta non è sempre lineare, ma ogni passo, anche quello che sembra un passo indietro, è parte del percorso.”
 
Poi arriva la grande avventura negli Stati Uniti. Com’è stato l’impatto?
“Durissimo. Sono arrivata nel New Jersey senza sapere quasi nulla di inglese. Ho lavorato come cameriera, anche in doppio turno, per anni. Ci sono stati momenti di depressione, di stanchezza infinita… e soprattutto mi mancava il tempo per la mia vera vocazione: cucire, dipingere, creare. Ma dentro di me continuavo a ripetere: ‘È solo temporaneo’. La mia resilienza mi ha tenuta a galla.”

 
Cosa l’ha fatta rialzare e puntare tutto sul suo sogno?
“L’amore per l’artigianato. Dopo anni di sacrifici, ho deciso che era ora di investire su di me. Ho viaggiato in Francia e a Londra per imparare da grandi maestri modisti, e lì ho capito che il cappello sarebbe stato il mio linguaggio nel mondo. Da quel momento ho messo tutta me stessa nel creare il mio brand.”
 
E nasce così il marchio “Vitalina Ghinzelli”. Come lo descriverebbe?
“Un brand di cappelli artigianali di lusso che unisce l’eleganza senza tempo a un tocco contemporaneo. Ogni pezzo è unico: che sia un pillbox ispirato a Jackie Kennedy o un cappello di paglia paraiso azzurro cielo, non è solo un accessorio, ma un’estensione della personalità di chi lo indossa.”
 
Le sue creazioni hanno calcato palcoscenici importanti, da Cannes alla Thailand Fashion Week. Cosa prova a vedere i suoi cappelli viaggiare per il mondo?
“È una gioia immensa. Quando vedo una modella come Magda Swider sfilare a Cannes con un mio cappello, penso a quella bambina che cuciva vestiti per bambole. Il cerchio si chiude. Le mie creazioni sono arrivate in Francia, Italia, Inghilterra, Brasile, fino all’Antartide e alle Galapagos. È incredibile.”
 

Dietro la moda c’è anche un impegno etico. Quanto conta per lei la sostenibilità?
“Tantissimo. Utilizzo fornitori eco-friendly e cruelty-free perché credo che il lusso non debba mai andare contro la natura o gli animali. Vivo vicino a New York, ma ho con me una colonia di gatti che curo personalmente e una grande passione per i cavalli. Il rispetto per la vita è parte integrante del mio lavoro.”
 
Se dovesse dare un consiglio a un giovane creativo che sogna in grande?
“La decisione migliore che puoi prendere nella vita è fare ciò che ami. Ci saranno ostacoli, cadute, momenti in cui penserai di mollare… ma se hai una passione autentica, quella sarà la tua bussola. Non smettere mai di seguirla.”
 

Oggi Vitalina Ghinzelli continua a creare dal suo atelier in New Jersey, con lo sguardo rivolto al mondo. I suoi cappelli sono passione, eleganza e libertà: un invito a indossare non solo un accessorio, ma un sogno.
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