Intervista a Enrico Casartelli, l'autore che ama indagare i valori del cuore e dell'animo umano

 


di Laura Gorini - Le diversità rappresentano una vera ricchezza umana

Si intitola I tre gemelli imperfetti il nuovo romanzo di Enrico Casartelli. Ancora una volta l'autore, dalla penna accorta, ha deciso di parlarci di un legame molto ma molto speciale. Di questo e di molto altro ancora ci ha parlato lo scrittore durante questa chiacchierata a cuore aperto.

Enrico bentornato, anche questa volta hai voluto parlarci di un legame speciale, quello tra tre fratelli gemelli. Come è nata questa idea?

Mentre ultimavo la scrittura del precedente romanzo storico, “Berlino Est, 1989…”, mi è tornato il desiderio di confrontare culture e stili di vita diversi tra loro. Lo avevo già fatto in passato, perché ho avuto la fortuna di viaggiare parecchio per lavoro e quindi conoscere varie civiltà; nei testi mi piace metterle a confronto accendendo spesso discussioni e contrasti tra i protagonisti. In questo romanzo i tre gemelli crescono in ambiti e professioni distanti, e quindi acquisiscono caratteri e stili di vita molto differenti. 

Tre non è un numero a caso, difatti è considerato come quello perfetto. Eppure noi esseri umani, siamo per nostra stessa natura, imperfetti. Come si può vivere sereni consci di ciò sebbene talora puntiamo, in maniera eccessiva, alla perfezione?

Questo romanzo vuole essere un “manifesto della nostra imperfezione e diversità”. Se realisticamente pensi a una persona quasi perfetta, (la perfezione umana per fortuna non esiste), ti trovi di fronte a un personaggio “pignolino”, noioso e anche un po’ squallido. Quindi viviamo sereni nei nostri (tanti) difetti e puntiamo a migliorarci senza però sconvolgere troppo i nostri caratteri. 

I tuoi protagonisti sono molto diversi tra di loro per indole caratteriale. Credi che le differenze possano rivelarsi una vera forza anche all'interno di un nucleo familiare?

Ho sempre detto che le diversità rappresentano una vera ricchezza umana ed è molto costruttivo un sano confronto tra civiltà, caratteri e culture varie. Un mondo sarebbe piatto se tutto fossimo uguali e, come ho anticipato prima, la persona perfettina è noiosa. Questo è valido in tutti gli ambiti, anche all’interno di un nucleo familiare aperto a tante discussioni, che ovviamente non degenerino in litigi. 

La famiglia, o meglio, la concezione di essa, è oggi molto cambiata. È un bene o un male secondo te?

Il lato positivo che oggi finalmente l’antico e triste sistema del patriarcato sta diminuendo, purtroppo ancora lentamente, però, secondo me, è un fenomeno che fra pochi anni sparirà con tutte le squallide conseguenze che finora ha portato. Il lato negativo è che spesso incontro genitori troppo permissivi e protettivi nei confronti dei figli; questo atteggiamento causa una mancanza di regole e limiti, che può portare i bambini a non sviluppare autocontrollo e responsabilità, e a generare insicurezza.

E se parliamo di valori, li possiamo trovare ancora lì?

Certo! E, come ti ho detto, dipende dall’educazione, dall’ambito…


Quale credi che sia quello più importante e per il quale valga sempre la pena lottare con le unghie e con i denti?

Tornando al romanzo troviamo la passione per il lavoro, il senso di amicizia, la voglia di verità e giustizia, e un lento ma progressivo affetto tra i tre gemelli. Sono tutti valori per cui vale la pena lottare.

Se avessi qui i tre fratelli protagonisti del tuo ultimo romanzo per che cosa ti sentiresti di dire loro grazie?

Li ringrazierei perché ho rivisto con loro location diverse: l’Università di Pisa, il Quartiere del Villaggio dei Fiori di Milano, le contee di Brooklyn e di Manhattan, la città di Boston e infine Southampton, una cittadina sull’Oceano Atlantico a nord di New York. Ripeto: non solo luoghi diversi, ma soprattutto culture diverse.    


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