GALLERIA D’ARTE MODERNA, fino al 2 novembre le mostre “Omaggio a Carlo Levi. L’amicizia con Piero Martina e i sentieri del collezionismo” e “Nino Bertoletti (1889-1971)”

 

Carlo Levi, Le officine del gas, 1926, olio su cartone, 40x47, Roma, Fondazione Carlo Levi

Alla Galleria d'Arte Moderna di via Crispi sono prorogate fino al 2 novembre 2025 le due mostre in corso: Omaggio a Carlo Levi. L’amicizia con Piero Martina e i sentieri del collezionismo, tributo al pittore, scrittore e intellettuale torinese a cinquant’anni dalla scomparsa che esplora i legami artistici e umani con Piero Martina, e Nino Bertoletti (1889-1971), un viaggio nell’universo del poliedrico artista romano, interprete originale di una lunga stagione culturale italiana.

 

Omaggio a Carlo Levi. L’amicizia con Piero Martina e i sentieri del collezionismo

L’esperienza artistica di Carlo Levi (Torino, 1902-Roma, 1975) è raccontata in un’originale mostra che sonda il linguaggio della sua pittura insieme a quella di Piero Martina (Torino, 1912-1982), anch’egli pittore torinese. Nel corso di una lunga amicizia, Levi condivide con Martina l’amore per la propria terra, l’esperienza della guerra, l’opposizione al fascismo e l’impegno politico e sociale, pur mantenendo ciascuno il proprio personale registro stilistico.

Il percorso espositivo si compone di oltre sessanta opere dei due artisti, distribuite in quattro sezioni che seguono un ordine narrativo e tematico attraverso i decenni. La prima sezione si concentra sulla Formazione, l’ambiente intellettuale torinese degli anni Venti-Trenta, periodo dominato da un grande fermento culturale e artistico entro cui prende vita il gruppo dei “Sei di Torino” che lo stesso Levi aveva contribuito a fondare. La seconda sezione conduce Da Torino a Roma: suggestioni, aperture e nuove ricerche. In questi anni i due artisti, mantenendo sempre l’autonomia dei loro temperamenti individuali, si dedicano a temi comuni, distanti dal trionfalismo della retorica di regime: il fascino “nascosto” della Torino industriale e proletaria, ritratti di famigliari e amici, nature morte. È proprio la pittura il collante che ha tenuto vivo, anche a distanza, il dialogo tra i due artisti nei difficili anni della guerra, mentre Levi si spostava tra l’Italia e la Francia dopo la promulgazione delle leggi razziali fino all’esilio in Lucania. Da questa esperienza matura l’interesse per i temi sociali legati al mondo contadino del Sud Italia; Martina, invece, inizia a confrontarsi con i linguaggi contemporanei, in primo luogo quelli della Scuola Romana. Centrale nel progetto espositivo è proprio il legame con Roma, dove Levi visse stabilmente dal 1945 fino alla morte e dove insieme a Martina, che lo raggiunge nei primi anni Cinquanta per poi fare ritorno a Torino, frequenta i fibrillanti circoli artistici della capitale. È La stagione dell’impegno civile e della Ricostruzione dopo il secondo conflitto mondiale, raccontata nella terza sezione. La quarta sezione conduce infine verso le ultime stagioni pittoriche, contrassegnate per entrambi gli artisti dalla presenza di soggetti quali Il nudo e il paesaggio: temi coinvolgenti, tra silhouette e apparizioni inattese che emergono da una Natura primordiale, ma con scelte espressive e stilistiche ancora una volta diverse: figure assottigliate e indecifrabili quelle di Martina, materia densa e drammatica quella di Levi.

Conclude il percorso espositivo una sezione dedicata alle Opere di Carlo Levi nella collezione di Angelina De Lipsis Spallone, un corpus di diciannove tele inedite, dagli esordi agli anni Settanta, acquisito dal medico e collezionista Angelina De Lipsis Spallone tramite Linuccia Saba, figlia di Umberto e compagna di Levi negli anni romani.

 

L’esposizione è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, in collaborazione con Fondazione Carlo LeviArchivio Piero Martina e la Collezione Angelina De Lipsis Spallone. È curata da Daniela Fonti e Antonella Lavorgna (Fondazione Carlo Levi) e Antonella Martina (Archivio Piero Martina) mentre la sezione dedicata alla Collezione Angelina De Lipsis Spallone è curata da Giovanna Caterina De Feo. Catalogo: Silvana Editoriale. Organizzazione Zètema Progetto Cultura.

Nino-Bertoletti--Ritratto-di-Pasquarosa--1923

 

Nino Bertoletti (1889-1971)

La mostra Nino Bertoletti. 1889-1971 attraversa l’intera produzione di Bertoletti con opere pittoriche, disegni e illustrazioni realizzati tra il 1902 e la fine degli anni Sessanta (oltre ad un raro filmato che, a distanza di quasi un secolo, ne rende visibili le sembianze), in un percorso cronologico che cerca di restituire la ricchezza di una produzione che, per carattere, l’artista tenne nascosta ai più, e di cui in gran parte sono andate perse le tracce. L’atteggiamento riservato, che lo porta in alcuni momenti a scomparire dalle occasioni espositive – come tra la IV Secessione del 1916 e la II Biennale romana del 1923 – e il carattere votato alla sobrietà hanno contribuito a rendere la sua figura sfuggente e, fino a oggi, parzialmente sconosciuta.

Nel percorso sono presenti opere provenienti principalmente dall’Archivio, da collezioni private e da musei come la Galleria d’Arte Moderna, i Musei di Villa Torlonia e il Museo di Roma Palazzo Braschi, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea da cui trapela l’influenza delle continue visite a musei e mostre in tutta Europalo studio appassionato dei grandi maestri del passato  da Goya a Courbet, da Velázquez a Géricault, Cézanne e Degas – la vicinanza ad autori coevi come Armando Spadini, e la sua cultura letteraria, testimoniata da una selezionata biblioteca in cui troviamo volumi francesi, tedeschi, inglesi e italiani.

Le opere che troviamo nelle prime due sale, realizzate tra gli anni Dieci e Trenta del Novecento – dagli esordi pittorici nell’ambito della Secessione fino agli anni Venti, nella prima sala, e poi negli anni Trenta, nella seconda sala – sono quelle del periodo più intenso del suo percorso, quando partecipa ripetutamente alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma e collabora all'organizzazione di eventi istituzionali, progettando anche un intervento architettonico per via della Conciliazione e contribuendo alla decorazione di un cantiere dell'Eur a Roma.

Dopo un espressionismo iniziale, il linguaggio pittorico approda a una visione più organica e stabile della composizione, per poi assestarsi nella direzione di un realismo quasi magico, a tratti alimentato da una cultura figurativa antica che costantemente studia e coltiva, come dimostrano le opere esposte nella terza sala, che concentrano la produzione del secondo dopoguerra.

Uno spazio importante nella mostra è dedicato alla produzione grafica e alle illustrazioni – filone della produzione di Bertoletti fin qui poco indagato – con cui si chiude il percorso espositivo.

La carriera di Nino Bertoletti si sviluppa in parallelo a quella della moglie Pasquarosa (1896-1973), pittrice di rilievo con cui condivide viaggi ed esperienze culturali, oltre al grande amore per l’esercizio creativo. Pasquarosa – alla quale non solo insegna a dipingere, ma anche a leggere e a scrivere, e con la quale condivide un continuo scambio di segrete e amorevoli collaborazioni – è la sua eterna musa e leitmotiv del suo repertorio. In mostra la ritroviamo nelle sembianze della modella adolescente come in quelle della giovane madre, fino a ritratti in cui è una signora e poi una donna anziana, la cui bellezza viene interpretata ormai solo attraverso il filtro del cuore.

 

L’esposizione è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e realizzata in collaborazione con Archivio Nino e Pasquarosa Bertoletti. A cura di Pier Paolo Pancotto. Servizi museali: Zètema Progetto Cultura. Sponsor: Intesa Sanpaolo; Tenderstories; Italiacommunications - A Strategic Communication Agency; Assocomunicatori – Associazione Nazionale Comunicatori di Impresa. Con il sostegno di: Dual-Aspect Studio e GLF Costruzioni. Catalogo: Dario Cimorelli Editore.

Fattitaliani

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