BAMBU: il nuovo progetto di Roberto Castello che porta in Italia artisti dal Madagascar, Burkina Faso e Sudafrica

 


Parte da Roma la tournée di BAMBU, progetto culturale non profit nato per costruire un ponte culturale tra Italia e Africa, attraverso la presentazione di spettacoli di danza e teatro contemporanei realizzati da artisti africani.

Il debutto nazionale avverrà il 7 e l’8 ottobre al Mattatoio di Romanell’ambito del Romaeuropa FestivalSeguiranno tappe in varie città italiane: Pesaro il 12 ottobre al Teatro SperimentaleTrento il 15 ottobre ospite di CAM, Gorizia il 17 ottobre per il Festival VisavìLecce il 19 ottobre al Teatro Koreja, Genova il 23 24 al Teatro del Ponente, Porcari (LU) il 29 ottobre nell’ambito di SPAM!.

 

Per questa sua prima edizione, BAMBU propone tre brevi assoli coreografici, scelti attraverso un doppio processo di selezione: inizialmente individuati da una rete di programmatori africani provenienti da Nigeria, Mali, Sudafrica, Madagascar e Mozambico, e successivamente scelti da una rete di dieci programmatori italiani. I lavori presentati sono: Un voyage autour de mon nombril di Julie Iarisoa (Madagascar), Chute perpétuelle di Aziz Zoundi (Burkina Faso), Nakatša go rwešwa di Humphrey Maleka (Sudafrica). Tre creazioni molto diverse tra loro, accomunate da una forte carica espressiva e dalla capacità di tradurre in linguaggio scenico la complessità dei contesti in cui nascono. Linguaggi vivi, innovativi e profondamente radicati nei territori d’origine.

 

Ideato da Roberto Castello, direttore artistico di ALDES e coreografo tra i più importanti della scena italiana, BAMBU trae ispirazione dal pensiero dello scrittore e intellettuale keniota scomparso a maggio, Ngugi Wa Thiong’o, figura di riferimento non solo della cultura africana, ma del panorama culturale mondiale. In particolare, il progetto raccoglie il suo invito a “spostare il centro del mondo” e a “decolonizzare la mente”, incoraggiando uno sguardo sul mondo che non parta esclusivamente da una prospettiva eurocentrica, ma che sia in grado di accogliere esperienze e patrimoni culturali diversi, capaci di offrire nuovi orizzonti e prospettive. Un’esortazione più che mai attuale, in un momento storico che impone di ripensare radicalmente le relazioni tra Nord e Sud del mondo, lasciandosi alle spalle pregiudizi, ignoranza e logiche di dominio che hanno segnato i secoli passati.

 

BAMBU nasce dalla convinzione che i linguaggi del teatro e della danza contemporanei si stiano profondamente trasformando anche grazie al confronto con visioni e culture provenienti dall’Africa, capaci di affrontare questioni cruciali a livello sociale, politico ed estetico. Il progetto punta a coinvolgere un pubblico ampio e variegato, offrendo uno sguardo – anche solo parziale – sulla vivacità creativa delle arti performative africane.

 

Spiega Roberto Castello: «BAMBU non è pensato come evento eccezionale, ma come un modello sostenibile e ripetibile di collaborazione interculturale. Nonostante l’assenza di finanziamenti dedicati, intendiamo costruire una relazione stabile tra le realtà artistiche africane e italiane, basata sulla reciprocità, sul rispetto, e lontana da approcci assistenzialistici o esotizzanti. Il nostro intento è semplice: dare al pubblico italiano la possibilità di entrare in contatto con opere che nascono in contesti radicalmente diversi dai nostri. In un mondo segnato da squilibri e crisi, è lecito chiederci quanto possiamo imparare da altre culture, liberi da pregiudizi di superiorità razziali e culturali che hanno giustificato secoli di colonialismo. Le culture africane, come ha raccontato magistralmente Chinua Achebe in Le cose crollano, sono state profondamente ferite dall’incontro con l’Occidente, ma oggi stanno ricostruendo le proprie radici con una vitalità che non può che suscitare ammirazione. In questo sta oggi il senso di uno sguardo attento alle culture subsahariane, alla loro arte e al pensiero dei loro intellettuali, dopo secoli di propaganda razzista e in un quadro economico smisuratamente squilibrato. La musica e l’arte africana hanno già influenzato profondamente il gusto occidentale; non c’è motivo di pensare che non possa avvenire lo stesso nell’ambito delle arti performative».

 

BAMBU si pone quindi come un esperimento etico, artistico e politico,  che si propone di garantire agli artisti africani condizioni contrattuali e professionali paritarie rispetto ai colleghi italiani. Il progetto si sviluppa senza risorse stanziate, dimostrando come sia possibile fare cooperazione culturale di qualità anche al di fuori dei circuiti istituzionali più consolidati.

 

Oltre alla tournée, il progetto promuove anche una due giorni di incontri e dibattiti dedicati alla cooperazione culturale tra Italia e Africa subsahariana. Il confronto, dal titolo “Le ragioni di un Piano Piaggia”, si svolgerà il 29 e 30 ottobre a Palazzo Boccella, loc. San Gennaro, Capannori (LU), in collaborazione e con il patrocinio del Comune di Capannori, e coinvolgerà programmatori, artisti e intellettuali di entrambi i continenti, con l’obiettivo di condividere esperienze e riflettere insieme sul futuro delle relazioni culturali allo scopo di evitare il rischio – ancora attuale – di riprodurre dinamiche assimilative che danneggino la biodiversità culturale del pianeta. (il programma sarà definito a breve).

 

BAMBU è un'esperienza culturale che va oltre lo spettacolo. È un invito ad allargare lo sguardo, un gesto di ascolto e apertura, un modello di scambio culturale fondato sull’etica, la concretezza e la volontà di immaginare – attraverso l’arte – un mondo più giusto, condiviso e consapevole.

 

 


 

 

 

||||| BAMBU 2025 |||||

serata di danza e teatro contemporanei dal continente africano

 

 

JULIE IARISOA / “Un voyage autour de mon nombril”

coreografa, danza e testo Julie Iarisoa

creazione musicale Odon Rakotoarisoa

occhio esterno Patrick Acogny

residenze Studio Maray, Ecoles des Sables Sénégal , Inst i tut Français de Madagascar

sostegno alla creazione Institut Français attraverso il programma “Résidanses”

 

Un voyage autour de mon nombril denuncia l'ingiusta difficoltà di viaggiare per i cittadini malgasci ma è anche il tentativo di rispondere a questa situazione. “Se per noi è difficile viaggiare da un Paese all'altro o da una città all'altra, approfittiamo dell'opportunità di viaggiare all'interno di noi stessi”.

Con questo assolo, Julie Iarisoa affronta uno dei temi più urgenti: la solitudine dell’isolamento. L’isola diventa metafora della condizione umana. In un palcoscenico disseminato di barchette di carta – echi tragici delle traversate di cui si parla ogni giorno – appare un corpo immobile che, in una lenta tensione, si elettrizza, per poi esplodere in movimenti sempre più intensi. In questo flusso, danza e musica si fondono fino al parossismo, al ternando momenti di frenesia a sospensioni cariche di respiro, tra speranza e disillusione.

 

Julie Iarisoa fin da bambina frequenta corsi di danza classica, moderna, tradizionale, urbana e contemporanea. Nel 2007 studia al CMDC in Tunisia e frequenta l’Ecole Des Sables in Senegal nel 2009 e nel 2012. Ha all'attivo una ventina di lavori coreografici presentati in Africa, Europa e Asia. Nel 2010 al festival Danse L’Afrique Danse in Mali ha vinto il Puma Creative Prize for women choreographers con il suo pezzo Sang couleur per quattro danzatori. Dal 2004 dirige la compagnia di danza Anjorombala e dal 2015 il Maray Dance Studio. È promotrice e direttrice artistica di numerosi eventi di danza in Madagascar, tra cui dal 2022 il Festival Internaziona e Evasion Danse e dal 2015 il programma di formazione Danse pour tous . Ha creato lo stile La Danse Maray, che insegna dal 2008.

 

HUMPHREY MALEKA / “Naka tša go rwešwa”

coreografia e interpretazione Humprey Maleka

regia Sello Pesa

visuals Seba Visuals

produzione in collaborazione con il Goethe- Institut Sudafrica

 

“Un giorno d’estate del 1886 due cercatori scoprirono l’oro in una fattoria del Transvaal chiamata Langlaagte. L’oro non era una novità per il Transvaal, gli africani lo estraevano già da secoli” - A people history of South Africa: Gold & Workers 1886 - 1924 vol. 1 - Luli Callinicos.

Naka tša go rwešwa parte dalla parola “scoperta”, le “scoperte” fatte dagli stranieri in Africa e dalla violenza simbolica e concreta con cui, dopo tali scoperte, venivano imposti nuovi nomi a persone, luoghi e oggetti. Nomi che intendevano cancellare storie, significati, identità.

 

Humphrey Maleka, nato e cresciuto a Soweto, Johannesburg, inizia a danzare da giovanissimo apprendendo la pantsula e altre forme di danza delle township. Dal 1991 s i avvicina alla danza afro- fusion e contemporanea. Nel 2006 en ra nel programma formativo di Ntsoana, compagnia di cui diventa poi membro stabile e di cui è attualmente direttore delle prove. Si è esibito con la compagnia in festival come Dance Umbrella, Arts Festival, Jomba! Contemporary Dance Experience, National Arts Festival, e in tournée in Mozambico, Paesi Bassi, Germania, Francia, Svizzera, Turchia , Tunisia e Stati Uniti. L’assolo Naka t ša go rwešwa è stato presentato al GoetheonMain, all’interno dell’In House Project, e al Dance Umbrella. Il suo linguaggio coreografico parte da giochi tradizionali che si intrecciano con quelli moderni: il gioco come base del movimento e strumento per rendere accessibili temi complessi.

 

AZIZ ZOUNDI / “Chute Perpetuelle”

coreografia e interpretazione Aziz Zoundi

assistente alla coreografia Kafando Idrissa dit Vicky

musica France Treichler

luci e suono Daouda Zerbo

video Eric Sanou

costume Aziz Zoundi

produzione associazione tilgdo / cie zoundi

 

In questo pezzo Aziz rivela quel momento fragile in cui si fanno delle scelte di vita e bisogna affrontarne le conseguenze. In Burkina Faso, diventare un artista è molto difficile, soprattutto in una famiglia che osteggia apertamente questa strada. Solo una zia ha sostenuto Aziz: per lui è stata un pilastro, una fonte di forza e speranza lungo tutta la sua formazione. La morte di questa zia ha dato origine al lavoro, che diventa gesto di cura e memoria. Un tentativo di elaborare il dolore, portando sulla scena la cicatrice di quella “caduta”.

 

Aziz Zoundi è nato nel 1993 a Ouagadougou, Burkina Faso. Si è diplomato in danza contemporanea presso il Centre de Développement Chorégraphique CDC La-Termitière di Ouagadougou. Ha inoltre frequentato l’Ecole des Sables in Senegal e il Centre de Développement Chorégraphique CDC La-Termitière in Burkina Faso. Come danzatore ha effettuato tournée in America e in Europa. Nel 2024 ha inoltre danzato nella tournée mondiale della ripresa di The Rite of Spring di Pina Baus, prodotta dalla Pina Baus Foundation, Sadler’s Wells (Londra) e École des Sables (Toubab Dialaw, Senegal).

 

BAMBU

è un’idea di Roberto Castello

produzione esecutiva: ALDES

coordinamento organizzativo: Kyra Castello

distribuzione: Beatrice Tani

 

ALLA SELEZIONE DEI LAVORI DI QUESTA EDIZIONE HANNO PARTECIPATO:

Ariry Andrianmoratsiresy (Antananarivo - Madagascar ), Umberto Angelini (Milano), Paolo Cantù (Reggio Emilia), Panaibra Canda (Maputo - Mozambico)  Roberto Castello (Porcari – LU), Alli Hajarat (Lagos - Nigeria), Maria Inguscio (Catania), Nadia Macis (Torino), Massimo Ongaro (Trento), Marina Petrillo (Genova), Selo Pesa (Johannesburg – Sudafrica), Gilberto San ini (Ancona), Didjakady Tiemanta (Bamako -Mali)

un sentito ringraziamento a Mederic Turay per avere concesso l’utilizzo di “African Vibe” (2020) come immagine del progetto

con il sostegno di MIC – Ministero della Cultura, Regione Toscana / Sistema Regionale dello Spettacolo, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca

 

BAMBU tournée


Debutto/Prima nazionale

7 - 8 ottobre 2023 Romaeuropa Festival/ Mattatoio, Roma

Biglietti € 15
Info tel 06 4555 3050 | promozione@romaeuropa.net

www.romaeuropa.net

 

Date successive

12 ottobre, Teatro Sperimentale, Pesaro
15
 ottobre, Teatro di Villazzano - CAM, Trento
17 ottobre, Festival Visavì, Kultumi Dom, Gorizia
19 ottobre Cantieri Culturali Koreja, Lecce

23 e 24 ottobre Teatro del Ponente, Genova

29 ottobre SPAM!,  Porcari (LU)

 

Durata 70’ circa

 

Fattitaliani

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