Oltre il 40% del traffico web è generato da bot: social compresi! A dirlo non sono blog di settore, ma due delle realtà più autorevoli nella cybersicurezza.
Il rapporto annuale di Imperva, società statunitense specializzata nella protezione dei dati e nella gestione delle minacce digitali, ha rilevato che nel 2025 il traffico automatizzato ha superato quello umano, arrivando al 51% del totale, con il 37% composto da bot malevoli. Una fotografia simile arriva da Akamai, colosso mondiale del cloud e della sicurezza delle applicazioni, che stima i bot intorno al 42% del traffico complessivo, due terzi dei quali con intenti dannosi. Questo significa che una parte enorme delle interazioni online, social compresi, non è fatta da persone reali, ma da software automatici che alterano metriche, campagne pubblicitarie e perfino le dinamiche dei social network. E allora la domanda è inevitabile: se quasi metà del web è popolata da bot, quanto di ciò che leggiamo, clicchiamo e condividiamo ogni giorno è davvero autentico? E soprattutto siamo sicuri che la persona con cui stiamo litigando su facebook da giorni sia una persona reale? A questo va aggiunto che il 30 per cento dei testi online è stato generato, molto probabilmente, da intelligenza artificiale. Qui per leggere l'articoloGoogle Zero: i riassunti generati dalle AI stanno distruggendo il traffico dei siti web
Google Zero: le AI Overviews stanno distruggendo il traffico dei siti web e ridisegnano le regole dell’informazione online. Nel 2025 fa una ricerca su Google trova sempre più spesso una risposta generata dall’intelligenza artificiale direttamente nella pagina dei risultati. Non c’è più bisogno di cliccare, perché testi, dati e spiegazioni sono già visibili in alto. Questo meccanismo, definito zero-click, riduce drasticamente le visite ai siti e mette in difficoltà editori, aziende e portali che per anni hanno basato la loro sopravvivenza economica sulla visibilità nei motori di ricerca. Dai quotidiani alle piattaforme di e-commerce, l’impatto è concreto: meno traffico significa meno pubblicità, meno conversioni e meno entrate. È il segnale che l’era del web aperto, costruito sullo scambio tra contenuti e clic, sta vivendo una delle sue crisi più profonde. Chi vi scrive si chiede se, senza traffico diretto ai siti, esista il rischio concreto che intere aree di conoscenza spariscano dalla rete aperta, lasciando il campo a una realtà digitale sempre più chiusa e impoverita. Qui per leggere l'articolo
Cosa sappiamo davvero su “Mia Moglie”, il gruppo facebook scandalo: foto intime rubate e mariti sotto inchiesta
Una donna si sveglia e scopre che le sue foto intime, scattate dal marito mentre dormiva, sono finite su un gruppo Facebook da 32mila iscritti. Commenti volgari, insulti, incitamenti alla violenza. È il caso “Mia Moglie”, esploso nell’estate 2025, che ha messo a nudo un lato oscuro dei social: uomini che tradiscono la fiducia delle partner, condividendo immagini private senza consenso. Pochi casi sui social media, hanno colpito come questo per la freddezza degli abusi e l’apatia delle piattaforme con lo spettro che ci siano anche casi di incesto. Al di la di “testimonianze anonime” e articoli acchiappalike: ecco cosa sappiamo davvero e il ruolo, sottovalutato, ma cruciale che ha avuto l’algoritmo di raccomandazione. Qui per leggere l'articolo
La Reuters rivela che le regole dell’iA di Meta hanno permesso ai bot di avere chat “sensuali” con bambini
La Reuters rivela che le regole dell’iA di Meta hanno permesso ai bot di avere chat “sensuali” con bambini. Per molti uno scandalo, ma i documenti agghiaccianti contenuti nell’articolo con i prompt dettagliati sono l’ennesima conferma di qualcosa di cui ci scrivo da anni e che ho inserito nel mio saggio intelligenza criminale nella completa indifferenza degli “addetti ai lavori” ed “esperti di iA” che da anni fanno fina di non vedere come le iA e gli algoritmi di Meta permettano e favoriscano l’adescamento di pedofili. Ovviamente tutto sempre censurato da meta e ritenuto troppo respingente da addetti ai lavori e genitori che non vogliono vedere. Eppure basterebbe leggere, è tutto sotto i vostri occhi. Ora la Reuters conferma quanto da me anticipato da anni. Qui per leggere l'articolo
Perché OpenAI classifica GPT-5 Thinking come modello ad alto rischio
Prima di tutto, cos’è davvero ChatGPT‑5: OpenAI ha presentato ChatGPT‑5 il 7 agosto 2025 come nuovo modello di default per gli utenti ChatGPT. Non è un singolo “cervello” che risolve tutto, bensì un sistema unificato con un modello rapido per la maggior parte delle richieste, un modello di ragionamento profondo chiamato GPT‑5 Thinking per i problemi difficili e un router in tempo reale che decide quale usare. Plus offre più utilizzo, Pro sblocca GPT‑5 Pro con ragionamento esteso. Il dettaglio conta perché corregge l’idea, ripetuta ovunque, di un salto magico verso l’AGI. Qui parliamo di orchestrazione intelligente, non di onniscienza. E cerchiamo di essere chiari subito: L’Agi è qualcosa di ancora distante e in questo articolo non troverete le baracconate relative a tutte le “pazzesche e udite udite” incredibili novità escogitate da quelli del “marketing cosmetico”. Le lascio volentieri ai fantomatici guru devoti al Dio algoritmo. Qui, tra le altre cose vi spiego che OpenAI scrive che GPT-5 Thinking è classificato come “ad alto rischio” e cosa vuol dire. Qui per leggere l'articolo