Mariano Dammacco presenta lo spettacolo “Spezzato è il cuore della bellezza”: l’amore tra ironia e dolore sul palcoscenico. L'intervista di Fattitaliani

 

Foto di Angelo Maggio 

di Giovanni Zambito - Con "Spezzato è il cuore della bellezza", in scena il 23 agosto alle 21:15 nel suggestivo Cortile di Palazzo Thiene di Vicenza nell'ambito del festival di teatro popolare BE POPULAR, Mariano Dammacco porta avanti la sua ricerca teatrale su sentimenti universali e contraddittori. Lo spettacolo intreccia le dinamiche di un triangolo amoroso – lui, lei, l’altra – ma va ben oltre il cliché narrativo, restituendo al pubblico un affresco sull’amore nelle sue forme più complesse: la passione, il tradimento, la rinascita. Serena Balivo, interprete di entrambe le figure femminili, dà corpo e voce a due incarnazioni dell’amore, mentre la presenza muta e onirica dell’uomo, affidata a Matilde Savorosi, diventa immagine poetica di ciò che resta in sospeso. Tra frammenti, ironia e dolore, la compagnia invita lo spettatore a riconoscersi in quel sentimento che, da sempre, attraversa e scuote l’esistenza umana. Mariano Dammacco ne parla a Fattitaliani: l'intervista.

Da dove nasce l’idea di Spezzato è il cuore della bellezza e quale urgenza artistica o personale l’ha spinta a raccontare questa storia?
Come sempre mi accade e ci accade, un’idea, una immagine, alcune parole cominciano a tornare nella testa o negli appunti scritti o di sala da lavoro, e pian piano si raggrumano in un progetto di spettacolo, in un titolo, in un dispositivo drammaturgico. Sto e stiamo in ascolto, come antenne, del sentire nostro e delle persone intorno a noi e poi, quando una prima visione è chiara, ci mettiamo al lavoro e componiamo lo spettacolo.

Lo spettacolo racconta un triangolo amoroso, ma sembra andare oltre il cliché narrativo: quale visione dell’amore e delle sue contraddizioni desiderava offrire?
Lo spettacolo offre uno sguardo sull’amore, le sue gioie, i suoi dolori, le sue grottesche contraddizioni ma forse, in particolare, guarda alle diverse età dell’amore.

Amore, dolore, umorismo e tragedia convivono sulla scena: come ha lavorato per mantenere questo equilibrio senza cadere negli stereotipi?
Abbiamo provato proprio a giocare con gli stereotipi, non li abbiamo evitati bensì resi portatori di senso, di significato perché gli stereotipi hanno spesso qualcosa da dirci se li interroghiamo. E poi gli stereotipi sono occasione di divertimento per spettatrici e spettatori e noi cerchiamo di non tralasciare mai l’aspetto del divertimento nei nostri spettacoli. Il divertimento è parte dell’esperienza stessa del teatro e può creare negli spettatori la disponibilità ad accogliere poi gli aspetti più pensosi o tragici di una storia, di uno spettacolo.

La scelta di affidare a Serena Balivo il compito di incarnare entrambe le donne e di rendere l’uomo una figura muta e onirica interpretata da Matilde Savorosi è molto significativa: che cosa ha voluto comunicare con questa impostazione?
In tutti i nostri spettacoli l’attrice è Serena Balivo così come sono sempre io a curare testo e regia, per Spezzato è il cuore della bellezza la scelta è stata quella di affidare a Serena due personaggi, appunto due donne coinvolte in un cosiddetto triangolo amoroso. Questa scelta è una qualità nascosta ma fondamentale nello spettacolo e nell’incontro degli spettatori con esso perché suggerisce la possibilità di leggere i due personaggi femminili non soltanto in quanto donne protagoniste della vicenda ma anche di riconoscere in ognuna delle due l’Amore stesso. In particolare, una rappresenta l’Amore vecchio e morente, l’altra incarna l’Amore nuovo, nascente. Le due donne portano in scena l’incontro-scontro tra queste due forze, si tratta di una tragicomica battaglia tra due età differenti, due momenti diversi della stessa travolgente e universale forza: l’amore.
Accanto a Serena compare in scena la figura maschile protagonista del triangolo amoroso, ma queste apparizioni sono mute, sono come piccole pantomime o danzette. L’uomo non ha parole, forse ne ha già dette troppe. La figura maschile è agita sulla scena da Matilde Savorosi, giovane attrice bolognese che da qualche tempo si è interessata al nostro percorso. Ma è importante per me dire che quando Spezzato è il cuore della bellezza, che è uno spettacolo del 2020, è nato la figura maschile era agita da Erica Galante che ne aveva creato e curato insieme a me le piccole coreografie e le scelte musicali che le accompagnano, seguendo la modalità di lavoro organizzata negli anni da me insieme a Balivo, una modalità di ricerca e di composizione nella quale l’attore, nel nostro caso le attrici, non eseguono una indicazione registica ma sono al lavoro, certamente sempre in dialogo con il regista, in un percorso di attoralità autorale grazie al quale creano i caratteri fisici e vocali dei personaggi con libertà di proposta, di invenzione. Ancora oggi in scena c’è il lavoro creato insieme a Erica.

Quale reazione si aspetta o desidera dal pubblico: empatia, riflessione, o magari un sorriso amaro?

Come dicevo pocanzi, parliamo di uno spettacolo che va in scena da cinque anni e quindi, in linea di massima, abbiamo fatto esperienza di come spettatrici e spettatori possono vivere i 70 minuti di spettacolo. In tal senso prima ho utilizzato la parola “tragicomico” perché abbiamo scoperto che vi è per le persone in platea tanto la possibilità di un sorriso o di una risata quanto di un groppo alla gola o addirittura di una lacrima. Vorrei approfittare di questa domanda per aggiungere qualcosa però: il diverso respiro delle diverse platee, in teatri grandi o piccoli, in città o in piccoli paesi, al nord o al sud del nostro Paese, la scoperta ogni volta del respiro specifico di quello specifico gruppo di persone lì in silenzio al buio, la scoperta di come stanno con Serena e le parole e le immagini dello spettacolo resta per me, dopo oltre trent’anni di lavoro, uno degli aspetti più affascinanti e poetici dell’esperienza del fare teatro. Da una parte ci sono persone che vengono a vedere un nostro spettacolo, dall’altra ci siamo noi che lo facciamo e scopriamo come accade lo spettacolo quella specifica sera. Amo questa esperienza, è uno degli aspetti che ravviva continuamente il mio percorso.

Foto di Matilde Piazzi

In che modo questo lavoro si inserisce nel percorso più ampio della sua ricerca teatrale?
Serena Balivo ed io lavoriamo insieme da circa quindici anni nei quali abbiamo creato otto spettacoli insieme, comincerei con il dire che Spezzato è il cuore della bellezza è il quinto di questi otto. Sarà in scena anche nella prossima stagione teatrale così come le nostre due creazioni più recenti La morte ovvero il pranzo della domenica e Arlecchino nel futuro. Direi quindi che Spezzato è il cuore della bellezza è un lavoro pienamente rappresentativo della nostra ricerca di questi anni, e anche se certamente non la rappresenta del tutto, porta in scena gli strumenti di lavoro a noi più cari: il lavoro d’attrice, il racconto di una storia, l’alternanza di registri seri e buffi, la scelta di temi, argomenti e linguaggi accessibili a ogni spettatore, seguendo e perseguendo l’idea di un teatro d’arte, d’autore e popolare.

Fattitaliani

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