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Rassegna "Teatri di Pietra" - Eraclea Minoa |
Portare in scena Lucrezio è una sfida che Aurelio Gatti affronta con la consapevolezza di chi sa che la potenza del testo risiede non solo nella parola, ma nella sua capacità di farsi immagine, corpo e ritmo. De rerum natura, nella sua nuova veste di teatro e danza, è un viaggio filosofico e sensoriale che intreccia la densità poetica del pensiero epicureo con la forza visiva del movimento scenico.
Il poema diventa materia viva, raccontando l’origine e la trasformazione continua del mondo, il suo splendore e la sua oscurità, la casualità e l’inesorabile necessità che governano ogni cosa. Sul palco, il Poeta e il suo Inquisitore (Camillo Ciorciaro e Chiara Meschini) sono i poli di una tensione dialettica: parola e domanda, verità e dubbio. Attorno a loro, la danza - interpretata con intensità da Elisa Carta Carosi, Lorenzo Della Rocca, Rosa Merlino - moltiplica i significati, trasformando ogni concetto in gesto, ogni passaggio filosofico in energia visiva.
Alcuni momenti risuonano con particolare forza: il pensiero sulla condizione umana, colto nella distanza lucida di chi osserva le fatiche e le ambizioni degli altri, non per compiacimento ma per la consapevolezza di esserne, almeno per un momento, liberi. Il dramma di Ifigenia sacrificata all’altare si staglia come un’ombra tragica, ricordando la crudeltà che può nascondersi dietro gli atti compiuti in nome di ideali superiori. E poi, la riflessione sul tempo prima della nascita e dopo la morte: un invito a non temere il nulla, a leggere la fine come specchio dell’inizio, a trovare pace nella comprensione che la nostra non-esistenza è parte naturale dell’ordine delle cose.
La regia e la coreografia di Aurelio Gatti riescono a “teatralizzare” senza appesantire, offrendo al pubblico un equilibrio raro tra parola e gesto, tra riflessione e emozione. La musica di Marco Schiavoni, accompagna con sensibilità ogni passaggio, amplificando ora la tensione drammatica, ora la contemplazione poetica.
In De rerum natura la filosofia di Lucrezio non resta chiusa nelle pagine: si fa corpo vivo, respiro e movimento, restituendo allo spettatore un’esperienza che è al tempo stesso intellettuale e profondamente umana.