La grande arte che tocca la dimensione del sacro. "L'Incoronazione della Vergine” di Mario Vespasiani in Cattedrale

 


Di fronte a un'opera come "L'Incoronazione della Vergine" di Mario Vespasiani, si ha la chiara percezione di trovarsi al cospetto di un punto di sintesi, di un'immagine che condensa in sé la "maturazione" e la "missione" di un intero percorso artistico e spirituale.

Nata per la mostra Eternals nel contesto solenne del Museo delle Medaglie d'Oro al Valor Militare di Roma, quest'opera trascende l'omaggio per diventare una complessa e luminosa mappa esistenziale, una teologia del viaggio umano offerta al nostro tempo. La sua innovazione più audace, consiste nell'impianto compositivo: de-centralizzare la figura sacra per trasformarla da oggetto di adorazione statica a principio dinamico di orientamento, dove la Vergine in gloria non è il soggetto del quadro è la sua bussola, la sua stella polare. Con questa scelta, l'artista non cita un'icona, ma inventa una narrazione, innalza un "inno alla vita" che non nega le difficoltà del cammino, ma ne afferma la possibilità di un esito gioioso e pieno di significato. 

L'opera si dispiega su tre livelli che sono, allo stesso tempo, registri e tappe di un unico viaggio. Al centro, nella zona che dovrebbe essere il cuore dell'azione, troviamo un'architettura, un "grembo materno" da cui l'imbarcazione prende il largo. Questo è il mondo della materia, della storia, della tradizione che "ci circonda e condiziona” è il nostro punto di partenza, il dono e il limite della nostra eredità. Vespasiani, con questa immagine, ci dice che nessuno di noi nasce dal nulla; veniamo al mondo nutriti da un seno che è familiare, culturale e storico e da lì siamo chiamati a iniziare la nostra navigazione. Dalla quiete e dalla protezione di questo parto-porto, la nostra condizione umana, simboleggiata dal fragile ma deciso "veliero", si immette nella parte inferiore della tela, nel "mare aperto delle vicissitudini". Questo è il regno dell'azione, della libertà, delle "scelte" e delle "direzioni possibili". Il mare "in pieno movimento", solcato da onde che sono metafora dei "venti contrari", è la rappresentazione più onesta e meno edulcorata della vita. 

La Vergine Incoronata, posta in alto, quasi fuori dalla scena principale, diventa un "riferimento assoluto”, non interviene direttamente nelle tempeste, non placa le onde, ma la sua presenza luminosa e costante agisce come un faro, come la Stella Maris che da sempre guida i naviganti. È la "certezza di non essere soli lungo il cammino", una promessa di salvezza che non elimina la difficoltà del viaggio, ma gli infonde uno scopo e una speranza, è il Punto Omega che attrae a sé, la visione beatifica che dà senso a ogni sforzo. La composizione di Vespasiani diventa così un trattato spirituale di straordinaria lucidità: si nasce dalla Tradizione (il centro), si agisce nel Mondo con le sue prove (il basso), ma lo si fa con lo sguardo costantemente orientato verso il Trascendente (l'alto). L'opera, impreziosita da una cornice che ne sottolinea la sacralità, diventa un monito e un incoraggiamento: un invito a "perseverare nel bene e con gioia", non perché il viaggio sia facile, ma perché non siamo soli e la meta è certa. In questa singola tela, Vespasiani condensa tutta la ricchezza del suo pensiero, unendo la profondità teologica a una comprensione compassionevole della fatica del vivere, e ci lascia con un messaggio che è, oggi più che mai, necessario e vitale.

Per comprendere l'importanza del gesto di porre una simile opere nella Cattedrale di Ripatransone - nato dalla sensibilità del parroco don Nicola Spinozzi - dobbiamo considerare la dolorosa frattura che ha segnato il rapporto tra l'arte d'avanguardia e la Chiesa per gran parte del secolo scorso. L'arte contemporanea è stata spesso percepita – e a volte si è essa stessa proposta – come un luogo di "banale provocazione", di critica, se non di aperta "dissociazione dei valori" della tradizione. Vedere oggi un'opera di un artista vivente, pienamente inserito nel dibattito del suo tempo, non semplicemente esposta in una navata laterale, ma collocata sull'altare maggiore – il luogo del Sacrificio e della Presenza – significa assistere a un evento che sana questa ferita. E se ciò è stato possibile è anche perché Mario Vespasiani, con la sua "missione", ha costruito pazientemente, per decenni, la figura dell'unico artista capace di essere un costruttore di ponti.

La sua credibilità in questo ruolo deriva da una coerenza adamantina tra la sua vita, il suo pensiero e la sua opera. La sua fede non è un tema tra gli altri, ma la sorgente stessa della sua visione del mondo, la sua profonda cultura teologica e filosofica gli permette di dialogare con la tradizione non da imitatore nostalgico, ma da erede legittimo, capace di innovare senza tradire. La "rettitudine della persona", la sua integrità umana riconosciuta anche al di fuori del mondo dell'arte, lo rendono un colto interlocutore, che ha trovato nell'arte la via per delineare una visione del sacro.

È l'opera stessa, "L'Incoronazione della Vergine", a essere la prova più eloquente di questa sintesi riuscita, una "mappa esistenziale" che parla il linguaggio del nostro tempo pur rimanendo fedele al cuore del messaggio cristiano. Rende il mistero non un dogma statico da contemplare passivamente, ma una presenza attiva e amorevole che accompagna l'uomo nelle "vicissitudini" della vita. È un'opera che non chiede solo di essere guardata, ma di essere "pregata", meditata, usata come strumento per riflettere sul proprio cammino. Per questo, la sua collocazione sull'altare è così perfettamente appropriata: perché, come l'Eucaristia, parla del viaggio dell'uomo verso Dio e della discesa di Dio a fianco dell'uomo.

Il fatto che questo evento epocale avvenga proprio a Ripatransone, la cittadina Picena che l'artista ha eletto a suo “luogo del cuore", gli conferisce un'autenticità e una forza ancora maggiori, equivale ad un riconoscimento che nasce dalla comunità che conosce l'uomo oltre all’artista e da un pastore che ha saputo vedere nell'opera del suo illustre concittadino non una decorazione, ma un potente strumento di evangelizzazione e di nutrimento spirituale. È la dimostrazione che la missione di Vespasiani, quella di essere un "testimone" di una possibile armonia tra i saperi e i valori, ha messo radici profonde.

In definitiva, con questo evento Mario Vespasiani dimostra che l'arte contemporanea non è condannata all'irrilevanza spirituale o alla provocazione, al contrario, può e deve tornare ad essere un'interlocutrice essenziale nel dialogo sulla fede, un veicolo di "devozione" intelligente e matura. Questa tela sull'altare maggiore va oltre all'omaggio ad un grande artista o all’essere vanto per una comunità è piuttosto un faro di speranza, un sentiero dove l'arte più innovativa e la fede più antica possono tornare a "camminare insieme", sostenendosi a vicenda nella comune missione di svelare la bellezza, la verità e il mistero che abitano il cuore dell'uomo.

_


____________

Scheda dell’opera:

MARIO VESPASIANI

L’INCORONAZIONE DELLA VERGINE 

 olio su tela 

120 x 90 cm 

2024 

L’autore studiando le caratteristiche e l’importanza del ruolo del museo a livello di memoria storica, ha voluto dedicare delle opere specifiche per rendere omaggio agli uomini che hanno sacrificato la loro vita in difesa dei valori fondamentali, ma anche ai personaggi leggendari e alle divinità che fanno parte della nostra cultura. L’Incoronazione della Vergine è senza dubbio una delle opere più emozionanti di questo ciclo pittorico - impreziosita da una imponente cornice dorata - descrive alla maniera visionaria di Vespasiani, la celebre scena della Madonna in gloria, che però non appare come elemento centrale nella composizione, ma come riferimento assoluto, che guida e protegge la vita di ciascuna persona di fede, rappresentata dal veliero che solca un mare in pieno movimento. L’imbarcazione sta dunque a richiamare la metafora della nostra condizione umana, che si immette nel mare aperto delle vicissitudini, come appena uscita dal grembo materno, rappresentato dall’architettura che indica il legame con la storia e le tradizioni che vengono tramandate a ciascuno in maniera unica a diretta, quale insegnamento ma anche come esempio. L’opera può essere dunque letta nei tre livelli compositivi e descrive nella parte alta la fede e il mondo dello spirito, nella zona centrale, la casa, il ventre e la realtà materiale che ci circonda e condiziona, nella parte inferiore le scelte, le direzioni possibili e il destino a cui siamo chiamati. Il quadro è un inno alla vita, nella certezza di non essere soli lungo il cammino ma anche a perseverare nel bene e con gioia, nonostante i venti contrari.


Fattitaliani

#buttons=(Accetta) #days=(20)

"Questo sito utilizza cookie di Google per erogare i propri servizi e per analizzare il traffico. Il tuo indirizzo IP e il tuo agente utente sono condivisi con Google, unitamente alle metriche sulle prestazioni e sulla sicurezza, per garantire la qualità del servizio, generare statistiche di utilizzo e rilevare e contrastare eventuali abusi." Per saperne di più
Accept !
To Top