"Il trionfo del cuore", un film su San Massimiliano Kolbe e la vittoria dell'amore sulla morte

 


Don Marek Weresa - Città del Vaticano

Si chiama "Il trionfo del cuore" e racconta la storia di San Massimiliano Kolbe, ma soprattutto la storia della vittoria dell'amore sulla morte. È un film, di produzione Usa, che porta lo spettatore a rivivere gli ultimi 14 giorni trascorsi nella cella della fame ad Auschwitz dal francescano polacco, del quale oggi, 14 agosto, ricorre la memoria liturgica del francescano e l'84.mo anniversario del martirio nel campo di concentramento nazista. Proprio ieri all'udienza generale del mercoledì, Papa Leone XIV ha ricordato la figura del santo durante i saluti ai pellegrini polacchi: “Alla vigilia della memoria liturgica di San Massimiliano Maria Kolbe, vi incoraggio a prendere esempio dal suo eroico atteggiamento di sacrificio per l’altro. Per sua intercessione, supplicate Dio di donare la pace a tutti i popoli che vivono la tragedia della guerra”, ha detto il Pontefice.

Un ruolo impegnativo

E questo "eroico atteggiamento" emerge nel lungometraggio che alterna le scene drammatiche delle ultime settimane del santo nel lager a momenti retrospettivi vissuti in diversi luoghi, da Niepokalanów al Giappone. Il film, sebbene pubblicizzato in Polonia, è una produzione statunitense che vede la partecipazione di un cast internazionale che ha incluso anche attori polacchi. Il regista ha lavorato alla sceneggiatura per molti anni, regalando alla storia anche una dimensione personale.

“San Maximilian ci insegna che solo l'amore è creativo”, spiega ai media vaticani Marcin Kwaśny, l'attore protagonista del film che interpreta Kolbe. In tutta la sua carriera, racconta, la realizzazione di questa pellicola è stata la più difficile finora, non a causa delle condizioni fisiche di lavoro, ma per la profonda dimensione spirituale ed emotiva. “È stata una sfida enorme. Mi sono avvicinato a questo ruolo in uno stato di grazia, pregando che Dio operasse attraverso di me. Tutta la troupe ha pregato prima delle riprese, cosa per cui ringraziamo il regista”, spiega l'attore.

Sentire un po’ della loro fame

Kwaśny sottolinea anche il fatto che questo ruolo ha richiesto un impegno fisico: 12-14 ore al giorno in una cella buia, fredda e umida con altri nove attori. Registrare in inglese richiedeva inoltre estrema precisione: anche la leggera omissione di una parola significava dover ripetere la scena. Per conservare l'autenticità, gli attori hanno mangiato pasti minimi per sentire almeno un po' della fame dei prigionieri nel campo.

Brillava della luce di Cristo

La figura di questo santo, evidenzia ancora Marcin Kwaśny, ci insegna a non concentrarci su noi stessi, ma a servire gli altri e a rispondere all'odio solo con l'amore: “San Massimiliano era un uomo di straordinaria gentilezza e pazienza, che condivideva ciò che aveva anche quando aveva fame. Brillava della luce di Cristo in un luogo che sembrava privo di Dio”. La pellicola, aggiunge l'artista, mostra il dramma della vita quotidiana nel campo e allo stesso tempo la forza duratura dello spirito che è capace di vincere la morte: “Questo è un film sulla vittoria della speranza sulla disperazione”.


Vatican News del 15 agosto 2024

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