Il declino degli artigiani in Italia: una crisi che richiede attenzione

 

Foto Wikiquote

"Il mestiere dell’artigiano è il cuore pulsante di una società che vuole durare nel tempo." Luigi Einaudi

Negli ultimi dieci anni, il settore artigiano italiano ha vissuto un crollo senza precedenti, con conseguenze economiche, sociali e culturali profonde. Secondo l’Ufficio Studi della Cgia di Mestre, il numero degli artigiani è passato da 1,77 milioni nel 2014 a 1,37 milioni nel 2023, con una perdita complessiva del 22%. Quasi un artigiano su quattro ha abbandonato il proprio mestiere, mettendo a rischio mestieri secolari e competenze tradizionali, patrimonio non solo economico ma anche culturale dei territori italiani.

Il fenomeno interessa tutte le regioni, ma con intensità diversa: alcune aree hanno subito veri e propri crolli, mentre altre sono riuscite a contenere i danni grazie a investimenti pubblici mirati e politiche locali favorevoli. La crisi non è solo numerica: è un segnale chiaro che il settore artigiano necessita di interventi urgenti e strutturali per evitare un collasso generalizzato.

Una decade di perdite e le regioni più colpite

La diminuzione del numero di artigiani ha colpito soprattutto alcune regioni del centro-nord. Le Marche registrano il peggior calo con un 28,1%, seguite da Umbria (-26,9%)Abruzzo (-26,8%) e Piemonte (-26%). Al Sud, le perdite sono state più contenute, grazie a investimenti pubblici come il PNRR, le Zone Economiche Speciali (ZES) e il Superbonus 110%, che hanno sostenuto il comparto edilizio e, indirettamente, l’artigianato locale.

Nelle Marche, il calo ha riguardato in particolare laboratori di meccanica, falegnameria e impiantistica elettrica, con la chiusura di numerose piccole botteghe storiche. In Umbria e Abruzzo, il calo ha colpito idraulici, elettricisti e serramentisti, settori cruciali per la manutenzione abitativa e industriale. In Piemonte, la crisi ha interessato sartorie, laboratori tessili e piccole aziende della moda artigianale, da sempre pilastri dell’economia locale.

Al Sud, invece, le politiche di investimento pubblico hanno permesso di contenere la perdita di artigiani, creando nuove opportunità legate alle ristrutturazioni e al settore edilizio, dimostrando l’importanza di un intervento statale mirato e tempestivo.

Le cause della crisi

Il calo drastico degli artigiani ha cause multiple e interconnesse, che vanno dai fattori demografici alle dinamiche economiche e sociali.

Invecchiamento della popolazione artigiana

Uno dei principali fattori della crisi è il progressivo invecchiamento della popolazione attiva nel settore. Più della metà degli artigiani italiani ha oltre 50 anni, e sempre meno giovani scelgono di intraprendere mestieri tradizionali come idraulico, fabbro, elettricista o serramentista. La combinazione tra calo demografico e mancanza di ricambio generazionale rende sempre più difficile reperire professionisti qualificati, con effetti tangibili su imprese, famiglie e cittadini.

Aggregazione e riduzione delle imprese

Negli ultimi quindici anni, i processi di aggregazione e acquisizione hanno cambiato profondamente il panorama artigiano. Dopo le crisi del 2008/2009, 2012/2013 e 2020/2021, molte piccole imprese sono state costrette a unirsi ad altre realtà o a chiudere. Questo ha ridotto la platea complessiva degli artigiani, ma ha anche aumentato la dimensione media delle imprese e la produttività, soprattutto nei settori metalmeccanico, trasporto merci, installazione di impianti e moda.

Tuttavia, questa concentrazione aziendale ha anche effetti negativi: la chiusura di piccole botteghe ha impoverito la varietà dei servizi disponibili e ha ridotto la presenza di attività strettamente legate alle comunità locali.

Crisi economiche ricorrenti

Le crisi economiche hanno avuto un impatto cumulativo devastante. La riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, la difficoltà di accesso al credito e l’incertezza sul futuro hanno scoraggiato molti giovani a intraprendere l’attività artigiana. La recessione del 2008, seguita dalle crisi successive e dalla pandemia del 2020-2021, ha accelerato la chiusura di molte imprese, soprattutto in settori come commercio, turismo e alimentare artigianale.

Province più colpite

Tra il 2023 e il 2024, le province italiane con la contrazione più significativa del numero di artigiani sono state:

  • Ancona: -9,4% (-1.254 artigiani)
  • Ravenna: -7,9% (-952)
  • Ascoli Piceno: -7,9% (-535)
  • Rimini: -6,9% (-835)
  • Terni: -6,8% (-384)
  • Reggio Emilia: -6,8% (-1.464)

Questi dati mostrano che anche province con forte tradizione artigiana stanno vivendo difficoltà, in particolare nelle produzioni tessili, legno, metalli e manutenzione edilizia.

Settori in controtendenza

Non tutti i comparti hanno subito la crisi. Alcuni settori mostrano crescita costante e rappresentano opportunità per il futuro:

  • Benessere e cura della persona: acconciatori, estetisti e tatuatori registrano un aumento costante della domanda, sostenuto anche dall’attenzione crescente a salute e immagine personale.
  • Informatica e digitale: sistemisti, esperti di web marketing, video maker e specialisti di social media stanno vivendo una forte espansione, sostenuti dalla digitalizzazione delle imprese e dalla crescente domanda di servizi online.
  • Alimentare: gelaterie, gastronomie e pizzerie da asporto crescono soprattutto nelle città turistiche, confermando il legame tra artigianato e turismo.

Storie di successo

In Emilia-Romagna, un laboratorio di sartoria ha integrato servizi online e vendita digitale, aumentando il fatturato del 35% negli ultimi tre anni. A Napoli, una gelateria artigianale ha trasformato il laboratorio in un punto di attrazione turistica, offrendo corsi e degustazioni e creando occupazione. A Milano, piccoli laboratori di restauro di mobili d’epoca hanno trovato nuove opportunità grazie alla crescente domanda di prodotti vintage, attirando anche clienti internazionali. Questi esempi dimostrano che creatività, innovazione e diversificazione dei servizi possono invertire la tendenza negativa.

Il Sannio e la resilienza artigiana nel Sud Italia

Il Sannio, terra di tradizioni antiche situata tra Molise e Campania, rappresenta un esempio emblematico della situazione dell’artigianato nelle aree interne del Sud. Nonostante le difficoltà comuni a molte province italiane, il Sannio ha saputo resistere meglio alla contrazione del numero di artigiani grazie a un mix di fattori culturali, economici e turistici.

La regione conserva botteghe storiche di falegnameria, ceramica e lavorazione del ferro battuto, tramandate da generazioni. Queste attività producono beni di qualità e contribuiscono a mantenere vive tecniche tradizionali rare, attirando collezionisti e appassionati di artigianato.

Negli ultimi anni, alcune imprese del Sannio hanno innovato integrando canali digitali e servizi online. Laboratori di ceramica e lavorazione del legno hanno creato e-commerce per vendere prodotti in tutta Italia, mentre aziende alimentari locali hanno puntato sull’asporto e sulle vendite dirette a turisti e visitatori. Settori come pasticcerie, panetterie artigianali e produzioni tipiche di formaggi e salumi hanno registrato una domanda crescente, soprattutto nelle città vicine come Benevento.

Nonostante questi segnali positivi, il Sannio affronta le stesse criticità del resto del Paese: invecchiamento della popolazione artigiana, difficoltà di ricambio generazionale e limitata accessibilità al credito per le micro-imprese. La combinazione di questi fattori rende urgente il sostegno istituzionale, con incentivi per i giovani, programmi di formazione e iniziative per valorizzare il turismo legato all’artigianato locale.

Il caso del Sannio dimostra che anche nelle aree meno densamente popolate del Sud Italia è possibile coniugare tradizione e innovazione, garantendo la sopravvivenza di mestieri storici e creando nuove opportunità economiche.

Carlo Di Stanislao

Fattitaliani

#buttons=(Accetta) #days=(20)

"Questo sito utilizza cookie di Google per erogare i propri servizi e per analizzare il traffico. Il tuo indirizzo IP e il tuo agente utente sono condivisi con Google, unitamente alle metriche sulle prestazioni e sulla sicurezza, per garantire la qualità del servizio, generare statistiche di utilizzo e rilevare e contrastare eventuali abusi." Per saperne di più
Accept !
To Top