Due pesi e due misure: la doppia morale del governo sulla legalità

 

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"Quando la legge diventa elastica, la giustizia si spegne." Italo Nostromo

Sgombero del Leoncavallo: legalità selettiva

Il 21 agosto 2025, Milano ha assistito allo sgombero dello storico centro sociale Leoncavallo, situato in via Watteau. Fondato nel 1975, il Leoncavallo ha rappresentato per decenni un punto di riferimento per la sinistra antagonista, ospitando attività culturali, musicali, teatrali e politiche. Nonostante numerosi tentativi di sgombero nel corso degli anni, l'edificio è sempre rimasto occupato, fino all'operazione delle forze dell'ordine del 21 agosto, che ha portato alla chiusura definitiva dello spazio.

Il governo ha definito l'operazione come una “vittoria della legalità”, sottolineando il rispetto della proprietà privata. Tuttavia, la stessa fermezza non è stata applicata in altri casi simili, sollevando interrogativi sulla coerenza dell'azione governativa.

La giustificazione del governo: legalità a geometria variabile

Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha dichiarato: "Se CasaPound rispetta i criteri di legalità, non c'è motivo di sgomberarla". Questa affermazione è stata rilasciata durante il Meeting di Comunione e Liberazione di Rimini, in risposta alle domande sul trattamento differenziato tra il Leoncavallo e CasaPound. Giuli ha precisato: "La posizione del governo è chiara e ragionevole: non devono esistere spazi di illegalità né incubatori di violenza". 

Tuttavia, questa dichiarazione solleva interrogativi sulla coerenza dell'applicazione della legge. Se la legalità è un principio universale, perché applicarla in modo selettivo? La disparità di trattamento tra i due casi suggerisce una legalità a due velocità, in cui l'orientamento politico del gruppo coinvolto determina la sua "permeabilità" alle regole.

Silenzio delle istituzioni e complicità politica

La mancata azione nei confronti di CasaPound solleva un problema di imparzialità delle istituzioni. Dietro il silenzio e la lentezza dei procedimenti ci sono spesso considerazioni politiche: il timore di scontri sociali o ripercussioni politiche prevale sulla necessità di applicare la legge in modo uniforme.

Questa condotta genera sospetti legittimi: alcune organizzazioni sembrano godere di protezione implicita da parte delle autorità, mentre altre vengono trattate con rigidità estrema. La politica, in questi casi, non appare neutrale, e le istituzioni rischiano di diventare strumenti di parte anziché garanti della legge.

Il silenzio delle istituzioni alimenta una percezione diffusa di favoritismi e ingiustizia. La società osserva e interpreta questi segnali: i cittadini percepiscono che lo Stato non è uguale per tutti e che l'applicazione della legge può essere arbitraria. Questo fenomeno non è solo italiano: in molte democrazie avanzate, la percezione di giustizia selettiva mina il rispetto delle istituzioni e alimenta tensioni sociali.

Conseguenze di una legalità a doppio peso

La disparità di trattamento tra Leoncavallo e CasaPound non è solo simbolica: ha ripercussioni concrete sulla società. Quando lo Stato applica la legge solo in alcuni casi, i cittadini percepiscono un sistema ingiusto. Questa condizione può generare un circolo vizioso: chi percepisce favoritismi può sentirsi legittimato a violare la legge, mentre chi è colpito dall'applicazione rigorosa può sentirsi vittima di soprusi.

Le conseguenze non si limitano all'ambito sociale o politico. Il sistema giudiziario stesso rischia di perdere credibilità: quando la legge non è uguale per tutti, la coesione sociale si indebolisce. Le istituzioni democratiche si trovano in difficoltà, perché la loro autorità morale si fonda sulla capacità di applicare le regole in modo equo.

Storicamente, casi simili di applicazione selettiva della legge hanno generato tensioni sociali rilevanti. Negli anni Ottanta, ad esempio, sgomberi di spazi culturali alternativi a Roma e Milano avevano spesso carattere politico: i collettivi di sinistra venivano colpiti con durezza, mentre gruppi di destra ricevevano interventi più limitati. La memoria storica di questi episodi alimenta oggi la diffidenza verso lo Stato, perché i cittadini ricordano che la giustizia può essere “a geometria variabile”.

Prospettive e responsabilità dello Stato

Se lo Stato vuole mantenere credibilità e autorità morale, deve applicare la legge senza favoritismi. Ogni gruppo che occupa abusivamente un immobile, indipendentemente dall’orientamento politico, deve essere trattato allo stesso modo. Solo così si dimostra che la legge è uguale per tutti e che lo Stato è realmente al servizio della giustizia e della democrazia.

Il rispetto della legge deve essere coerente anche con i principi costituzionali: il principio di uguaglianza davanti alla legge è uno dei cardini della nostra democrazia. Qualsiasi disparità di trattamento mina questo principio e rischia di delegittimare l’intero sistema istituzionale.

Conclusioni: coerenza e giustizia prima di tutto

In tempi di polarizzazione politica, dove le divisioni sociali sono sempre più profonde, è fondamentale che le istituzioni diano l’esempio. Le azioni concrete e coerenti nello spazio pubblico sono ciò che mantiene viva la fiducia dei cittadini.

La vera legalità non deve temere nessuno, né favorire qualcuno. Deve essere ferma, chiara e uguale per tutti, senza eccezioni o selezioni basate su considerazioni politiche. Solo così lo Stato può garantire una società giusta, coesa e democratica, in cui la legge è rispettata non per paura delle conseguenze, ma per fiducia nelle istituzioni.

La disparità di trattamento tra Leoncavallo e CasaPound rimane un simbolo evidente di come la legalità possa essere piegata agli interessi politici, e rappresenta un monito per il futuro: senza coerenza e imparzialità, la democrazia rischia di diventare una mera illusione. 

Carlo Di Stanislao

Fattitaliani

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