«Non voglio raccontare l’Olocausto, ma mostrare come il cinema ha costruito - e a volte distorto - quell’immaginario. Lo spettatore è portato in una zona ambigua, dove vittima e carnefice possono coincidere, perché interpretati dallo stesso attore in film diversi.
È un’opera sull’eco del trauma e sulla responsabilità della rappresentazione». Sono le parole del regista polacco-tedesco Michal Kosakowski sul suo “Holofiction”, film muto sperimentale che verrà presentato in anteprima alla 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (Lido di Venezia, 27.08 - 6.09.2025) lunedì 1° settembre (in Sala Corinto alle ore 9 per la stampa e alle ore 17 per il pubblico), in replica martedì 2 settembre (alle ore 14.30 in Sala Astra 2), nella categoria “Venezia Classici - Documentari sul cinema”.
Interamente costruito con frammenti di oltre 3.000 opere audiovisive sulla Shoah raccolti da Kosakowski nell’arco di circa otto anni e montati con un lavoro monumentale tramite la tecnica del found footage, “Holofiction” è un progetto di forte impatto visivo ed emotivo, che spinge lo spettatore a riflettere sul modo in cui la memoria storica è stata filtrata, modellata e spesso stereotipata dal linguaggio filmico a partire dal 1938 fino ad oggi. Ispirato allo scetticismo del documentarista Claude Lanzmann nei confronti della rappresentazione visiva del trauma storico, il film mette in discussione la possibilità stessa di raffigurare un’atrocità di tale portata, interrogandosi su come farlo senza distorcerne il senso o banalizzandola. Attraverso un approccio saggistico, “Holofiction” invita dunque a confrontarsi con le sfide etiche della narrazione cinematografica, sollecitando una comprensione più profonda del modo in cui queste rappresentazioni plasmano la memoria collettiva e la percezione storica.
Privo di dialoghi, “Holofiction” si configura come una sorta di film muto contemporaneo, in cui le immagini e la musica costituiscono l’unico asse narrativo. Per raggiungere un risultato ipnotico, profondo e paradossale è stata fondamentale anche la colonna sonora originale composta dal musicista pesarese Paolo Marzocchi. Edita da SZ Sugar, la partitura è concepita come un’ampia drammaturgia che attraversa e collega i frammenti visivi del film, fungendo da “collante” e allo stesso tempo offrendo nuove letture e risonanze emotive. Il materiale musicale si basa su due temi di forte valore simbolico: il tango ebraico Ich hab kein Heimatland di Friedrich Schwarz, e la ninna nanna Wiegala, composta da Ilse Weber nel campo di concentramento di Theresienstadt.
«La musica in un film muto diventa architettura narrativa — racconta Marzocchi. Ho lavorato per creare un percorso emotivo che non spiegasse le immagini, ma le mettesse in crisi. Il tango di Schwarz e la ninna nanna di Weber sono memorie sonore che attraversano il film come fantasmi. Credo che sia importante non dimenticare che, nonostante l’empatia generata dalle immagini, quello a cui si sta assistendo sia una gigantesca “meta-fiction”, e la musica è a volte utilizzata per rendere palese questo paradosso in cui tutto è finzione».
La colonna sonora è stata eseguita dalla WunderKammer Orchestra, ensemble cameristico fondato dallo stesso Marzocchi che in questa occasione figura anche come pianista, e si avvale della partecipazione dei solisti Danusha Waskiewicz (viola), Valentina Coladonato (voce) e del coro di voci bianche “Novello InCanto” di Ravenna diretto da Elisabetta Agostini, mentre le parti elettroniche sono state realizzate in collaborazione con Andrea Veneri. La registrazione e il mixaggio sono a cura del Dipartimento di Musica Applicata del Conservatorio "Giuseppe Verdi" di Ravenna.
Le musiche originali di “Holofiction” saranno pubblicate sulle principali piattaforme di streaming da SZ Sugar, che cura l’edizione e la distribuzione del lavoro musicale. L’operazione si inserisce nel percorso di trasversalità che SZ Sugar porta avanti come casa editrice e discografica, valorizzando i linguaggi della musica, della narrazione e dell’immagine in una prospettiva aperta e contemporanea, oltre i confini dei generi.
Link al singolo Ich hab kein Heimatland: https://